Inciucio in salsa iberica I socialisti spagnoli in soccorso del governo di destra L'intesa in politica interna, estera e finanziaria Per "salvare" il paese dagli effetti della pesantissima crisi economica e finanziaria che rischiano di trascinarlo al fallimento i socialisti spagnoli sono partiti in soccorso al governo di destra di Mariano Rjoy. Puniti pochi mesi fa dall'abbandono di tanti elettori delusi dalla politica di destra del governo Zapatero, che come Berlusconi in un primo momento ha negato la crisi, che era stato messo sotto accusa dal movimento degli indignati e persino dai sindacati che avevano organizzato uno sciopero generale, i socialisti del Psoe non hanno trovato di meglio che dar vita a un inciucio in salsa spagnola e votare molti provvedimenti del governo Rajoy, salvo distinguersi dalla controriforma del mercato del lavoro ma solo dopo le grandi manifestazioni sindacali di protesta del 19 febbraio. Il 24 febbraio il Psoe ha annunciato che presenterà ricorso alla Corte Costituzionale su alcune norme della riforma del lavoro se non sarà corretta durante l'iter parlamentare di conversione in legge. Fra le norme sotto accusa quella che aumenta dagli attuali sei mesi a un anno il periodo di prova per i contratti a tempo indeterminato, un periodo entro il quale le aziende possono licenziare il lavoratore; o quella che permetterà alle aziende di licenziare con più facilità non solo per crisi ma anche nel caso i profitti si riducano per tre trimestri consecutivi. O quella che consente alle aziende di ridurre i salari, modificare a piacimento gli orari di lavoro, non applicare i contratti collettivi e settoriali per un lungo periodo o addirittura eliminarli. Eliminando diritti sindacali e organizzazioni sindacali dentro le aziende. Una iniziativa di facciata se si considera l'intesa in politica interna, estera e finanziaria tra il Psoe e il partito popolare di Rajoy che era stata definita nell'incontro del 15 febbraio tra il premier e il leader socialista Alfredo Pérez Rubalcaba, concordi nel decidere di collaborare nella soluzione di diversi problemi. Eppure i popolari hanno annunciato di voler modificare gran parte delle leggi simbolo del governo Zapatero, da quelle sui matrimoni omosessuali alla riforma del divorzio veloce all'aborto. Dal suo insediamento al governo 3 mesi fa Rajoy ha varato una pesante manovra da 15 miliardi di euro, ha avviato la ristrutturazione finanziaria per risanare le banche e varato la riforma del cosiddetto mercato del lavoro. Secondo vari analisti economici non è detto che basti e nel 2012 ci potrebbero essere tagli per altri 22 miliardi di euro. Sul tema del risanamento del settore finanziario l'inciucio è già entrato in funzione col voto favorevole dei socialisti alla proposta governativa della riforma del sistema bancario, con un meccanismo che mette a disposizione delle banche un fondo di salvataggio di ben 52 miliardi di euro; una misura salva banche che non servirà né a frenare la recessione né tantomeno a creare posti di lavoro. Il governo ha deciso inoltre che il pagamento di 30 miliardi che deve ai propri fornitori sarà effettuata non direttamente dalla pubblica amministrazione ma attraverso le banche, garantendo nuovi profitti bancari. "Abbiamo appoggiato la riforma finanziaria per senso di responsabilità e perché è in linea con ciò che avevamo avviato nella legislatura precedente", ha candidamente dichiarato il segretario socialista Rubalcaba. Lo stesso probabilmente voleva fare in merito alla riforma del lavoro che già era stata avviata dal precedente governo Zapatero e contro la quale le organizzazioni sindacali avevano risposto con lo sciopero generale del 29 settembre 2010. Ma il milione e mezzo di lavoratori, studenti e pensionati scesi in piazza il 19 febbraio per bocciare le riforme di Rajoy e le altre decine di manifestazioni dei giorni successivi a difesa dell'istruzione e della sanità pubblica colpite dai tagli governativi hanno spinto i socialisti a modificare il tiro. 29 febbraio 2012 |