Spulciando le liste alle europee Ex operaisti e marxisti-leninisti pentiti per recuperare l'astensionismo di sinistra Maurizio Zipponi (Idv) È candidato nelle liste dell'Italia dei valori di Di Pietro nella circoscrizione Italia nord occidentale. Maurizio Zipponi, bresciano, proviene dal sindacato, dove dal 1980 ha militato come sindacalista di professione, fino a essere eletto segretario della Fiom-Cgil di Brescia (1988), per poi entrare nella segreteria regionale lombarda della Fiom nel 1998. Nel 2001 entra nella segreteria nazionale sindacale del gruppo Fiat. Nel 2002 lo ritroviamo alla guida della Fiom milanese, fino alla riconferma nella carica al congresso del 2005. Come sindacalista tiene posizioni operaiste, riformiste, movimentiste e trotzkiste, appoggiando volta a volta le correnti più critiche nei confronti della segreteria nazionale, come Alternativa sindacale di Patta e Cremaschi, Cambiare rotta, gli emendamenti di Rinaldini, e così via. Nel 2006 il salto nella politica, su sollecitazione di Bertinotti che gli offre un posto nelle liste alle politiche che vedranno la nascita del secondo governo Prodi. Zipponi accetta per dare - dice lui - "voce" alla classe operaia in parlamento. Viene eletto deputato alla Camera, dove partecipa ai lavori della X Commissione (attività produttive, commercio e turismo) e subito dopo si iscrive al PRC, dove viene cooptato nella Segreteria nazionale come responsabile all'economia e al lavoro. Nel PRC trasporta anche le sue posizioni operaiste, ma spostandosi sempre più a destra, verso la linea bertinottiana della "sinistra europea", verso il riformismo e perfino il liberalismo. In un suo libro, proponendo un nuovo patto sociale per risolvere il problema del precariato, afferma infatti: "Per progettare questo nuovo compromesso è necessario mettere in contatto i veri liberali, portatori del senso dello Stato e del valore di regole che valgono per tutti (imprese comprese) e la parte migliore del movimento operaio comunista e socialista, contro i socialiberisti". Dopo il disastro elettorale della Sinistra arcobaleno alle politiche anticipate del 2008 e la cancellazione del PRC dal parlamento ci si aspetterebbe che l'ex deputato bresciano ritornasse a fare il sindacalista. Manco per idea! Nell'accettare la candidatura alle politiche del 2006, infatti, Zipponi aveva proclamato ai quattro venti che lo aveva deciso dopo essersi consultato con i lavoratori e solo per "dare voce agli operai": "Intendo - aveva dichiarato solennemente a Liberazione - usare l'esperienza metalmeccanica come moneta di scambio per così dire, come materia possibile, come mezzo utile ai fini della battaglia che si deve pur intraprendere, speriamo al più presto, per una trasformazione della società in senso più equo, per la conquista di un vero governo di alternativa. Intendo dire, lo ripeto, che c'è proprio un'esigenza specifica del mondo sindacale: quella di poter avere una rappresentanza, una voce, una presenza nelle istituzioni". Invece Zipponi non solo rimane nel PRC e conserva gelosamente la carica di responsabile di settore, spostandosi nel frattempo ancora più a destra, tanto che lo ritroviamo tra i firmatari della mozione 2 al VII congresso del PRC del luglio 2008, quella dei trotzkisti di destra di Vendola e dei bertinottiani sconfitti dai trotzkisti di "sinistra" di Ferrero e soci; ma si candida addirittura alle elezioni europee, che con il primitivo intento di "dare voce" alla classe operaia ci "azzeccano" ancora meno delle politiche nostrane. E si candida nemmeno nelle liste di Sinistra e libertà, il nuovo calderone trozkista, riformista e verde di Vendola, Fava e Francescato, ma in quelle del destro Di Pietro. Segno evidente che il nostro ex sindacalista operaista, che nel 2006 aveva spergiurato "sarò sempre un metalmeccanico", si è ormai omologato ai tanti politicanti borghesi che utilizzano ora questo ora quel partito pur di guadagnare o mantenersi la poltrona. Al quotidiano bertinottiano-vendoliano "L'Altro", diretto da Sansonetti, il 14 maggio ha confessato: "Non conta più come ci si autodefinisce ma cosa si può fare per i diritti di chi lavora... Ci voglio provare e come tutte le fasi nuove che si aprono, sia nella vita personale che in quella politica, nessuno può chiedere come finirà". E nel riaffermare la sua fiducia in Di Pietro ha aggiunto: "Sicuramente non è di destra ma neppure di questa sinistra. Egli è fattore di cambiamento contro il pensiero unico imperante". Sergio Staino (Sinistra e libertà) È candidato nelle liste di Sinistra e libertà nella circoscrizione Italia centrale. Originario di Piancastagnaio (Siena), laureato in architettura, Sergio Staino lavora in un primo tempo come insegnante di scuola media a Firenze e milita per circa 10 anni nella FGCI fiorentina. Nel 1969 entra PCd'I (m-l) rimanendoci fino al 1979, quando inizia la sua carriera di vignettista di successo nella rivista di fumetti "Linus" e successivamente sull'organo del PCI, "l'Unità", a cui collabora tuttora. Da allora il suo narcisismo e il suo carrierismo piccolo-borghesi non hanno smesso di spingerlo in alto nel mondo dorato della pubblicità e dello spettacolo, portandolo a dirigere riviste, come la satirica "Tango", a cui collaborano altri autori "satirici" trotzkisti ed ex sessantottini pentiti, a collaborare a programmi televisivi, sia per Berlusconi ("Drive in" insieme all'ex sessantottino Paolo Pietrangeli), sia su Rai3, nonché a dirigere il Teatro Puccini di Firenze e ad ottenere dalla giunta Domenici la direzione artistica dell'Estate fiorentina. Con le vignette basate sul suo personaggio di chiara ispirazione autobiografica, "Bobo", una sorta di sessantottino pentito e rifluito nel PCI e in tutte le sue mutazioni successive fino all'attuale PD, da buon opportunista e trotzkista lo Staino ha esaltato il riflusso dei falsi rivoluzionari come lui nelle braccia della "sinistra" borghese. Come ha anche sempre cercato di difendere nella sostanza, pur fingendo di criticarle in apparenza, la linea revisionista, neoliberale e riformista del PCI e tutte le svolte a destra che questo partito ha compiuto via via fino ad oggi: cominciando dal "compromesso storico" di Berlinguer, passando per la liquidazione del PCI stesso da parte di Occhetto, fino al PD di Veltroni. Nell'84, quando la sua carriera di vignettista alla moda era già in ascesa, in combutta con la FGCI fiorentina si rese protagonista di una sporca provocazione contro il nostro Partito dichiarando sul suo bollettino "Impronta giovanile" che nel '69, dopo l'uscita dal PCI, era entrato nel PMLI, dicendone ovviamente peste e corna (cfr "Il Bolscevico" n. 28/1984). Cosa che fu da noi prontamente smascherata, rivelando che effettivamente nel marzo del '69 egli tentò di infiltrarsi nel movimento marxista-leninista partecipando con la sua ex moglie a un dibattito nella sede di via dell'Orto a Firenze, ma la sua manovra fu respinta proprio dai pionieri del PMLI, con alla testa il compagno Scuderi, che lo individuarono subito come un opportunista e un antistalinista. La manovra gli riuscì successivamente con l'aiuto dell'agente provocatore, filosovietico e filo-PCI Fosco Dinucci che lo introdusse nel PCd'I revisionista. E poiché il lupo perde il pelo ma non il vizio, quattro anni dopo nell'84 lo Staino ci riprova in occasione del ventennale del Sessantotto, con le sue deliranti "memorie" autobiografiche in cui infanga non solo quella gloriosa stagione rivoluzionaria a cui lui è sempre stato estraneo, ma anche il marxismo-leninismo in generale e il nostro Partito in particolare, beccandosi dal nostro giornale la meritata patente di "buffone, bugiardo e venduto" (cfr "Il Bolscevico" n. 3/1988). Ora questo strapagato giullare, che in tutti questi anni ha sempre usato i personaggi delle sue vignette per spingere gli astensionisti di sinistra ad andare a votare per la "sinistra" borghese (famigerata una sua vignetta di qualche elezione fa in cui "Bobo" e "Molotov" (alias il falso marxista-leninista Antonello Obino) costringono un astensionista ad andare al seggio a calci in culo), ha deciso di candidarsi alle europee nelle liste di SeL, sempre col medesimo intento strumentale e truffaldino: riacchiappare i voti degli astensionisti di sinistra e riportarli all'ovile della "sinistra" parlamentare. Ecco infatti che cosa ha dichiarato dopo le polemiche con il PD, che lui accusa di averlo espulso (mentre il PD sostiene che la sua iscrizione non risulta, e nemmeno i 100 euro che lo Staino dice di aver pagato): "Mi candido contro il PD per fare un favore al PD". Un paradosso? Tutt'altro, continua Staino: "Cosa c'è di male? Li voglio solo aiutare (SeL, ndr) a raggiungere il 4%. Punto ai voti della gente del PD che rischia di astenersi o di votare Di Pietro". 20 maggio 2009 |