La più pesante manovra antipopolare dal dopoguerra, varata dal governo di Cameron, ammonta a 83 miliardi di sterline Stangata di lacrime e sangue in Gran Bretagna Mezzo milione di dipendenti pubblici in meno, pensione a 66 anni, tagli ai sussidi Finora alla lista dei governi europei che hanno adottato pesanti misure di austerità per scaricare sui lavoratori e le masse popolari il costo del risanamento dei conti pubblici squassati dalla crisi economica mancava la Gran Bretagna del premier David Cameron. Una mancanza recuperata abbondantemente il 20 ottobre quando il ministro delle Finanze George Osborne ha presentato alla camera il piano elaborato dal governo per raddrizzare i conti in rosso del bilancio statale: una stangata di lacrime e sangue che è la più pesante dal dopoguerra e ammonta a ben 83 miliardi di sterline in 4 anni, equivalenti a 90 miliardi di euro. Osborne ha affermato che la Gran Bretagna paga attualmente 43 miliardi di sterline in interessi sul debito pubblico che è salito a 156 miliardi di sterline, pari a 180 miliardi di euro, e si troverebbe "sull'orlo delle bancarotta". La Gran Bretagna registra anche un deficit rispetto al prodotto interno lordo (pil) dell'11%, fuori dai parametri europei dei paesi euro che lo fissano al 3% e il più alto tra i Paesi del G7. Il piano di austerità prevede di sanare in cinque anni la metà del disavanzo pubblico, l'altra metà sarà recuperata con l'aumento dell'imposizione fiscale. L'intervento prevede un drastico taglio della spesa pubblica, con una riduzione dei bilanci della maggior parte dei ministeri di circa il 20%, salvo alcuni considerati strategici come la difesa dove il taglio sarà "solo" dell'8% mentre saranno oltre il 40% per la cultura e la televisione pubblica. Il taglio al bilancio avrà come conseguenza i licenziamenti di massa nel settore pubblico con una previsione di 500 mila posti in meno sui circa 6 milioni di dipendenti. Con i 7 milioni di sterline tagliati alle spese sociali e assistenziali subiranno una drastica riduzione i sussidi, compresi quelli di invalidità, e le pensioni. La mannaia sulle pensioni sarà aggravata dalla riforma che prevede l'aumento dell'età pensionabile a 66 anni entro il 2016. Il leader dell'opposizione, il nuovo segretario laburista Ed Miliband, ha bocciato il progetto del governo Cameron definendolo "una scommessa irresponsabile" sull'occupazione e l'economia ma non ha contestato il piano, solo l'entità dei provvedimenti. Il Tuc (Trades Union Congress), il sindacato che rappresenta sei milioni e mezzo di lavoratori, già il 23 ottobre ha promosso manifestazioni per protestare contro il piano di tagli presentato dal governo e lanciato l'appello per la partecipazione allo sciopero generale indetto per il 26 marzo 2011. Se si farà, sarà comunque la prima astensione generale dal lavoro nel Regno Unito dal 1926. 27 ottobre 2010 |