Contro il blocco dei contratti e degli scatti deciso dal governo Letta-Berlusconi I lavoratori statali sul piede di guerra I "sindacati di base" hanno proclamato lo sciopero generale per venerdì 18 ottobre Alla chetichella, col pretesto a dir poco ridicolo di far fronte alla "particolare contingenza economica", il 9 agosto il Consiglio dei ministri (Cdm) ha approfittato del periodo feriale e della contingente scarsa capacità di reazione dei lavoratori dovuta ad esempio alla chiusura delle scuole per dare il via libera definitivo al regolamento che proroga fino a tutto il 2014 il blocco della contrattazione e degli aumenti stipendiali per tutti i pubblici dipendenti (già in atto dal 2009) e mette in cantiere un nuovo taglio di 200.000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione. Nella nota diramata da Palazzo Chigi si legge fra l'altro che "il Consiglio ha approvato in esame definitivo, a seguito del parere espresso dalle Commissioni parlamentari e dal Consiglio di Stato, un regolamento che proroga il blocco della contrattazione economica e degli automatismi stipendiali per i pubblici dipendenti" per altri due anni in quanto "la particolare contingenza economico-finanziaria richiede interventi non limitati al solo 2013, i cui effetti sono stati già scontati sui saldi di finanza pubblica. Sussistono infatti condizioni di eccezionalità tali da giustificare la proroga al 31 dicembre del 2014 di una serie di misure in materia di pubblico impiego". In particolare, è specificato nella nota del Cdm, vengono prorogati: il blocco dei trattamenti economici individuali; la riduzione delle indennità corrisposte ai responsabili degli uffici di diretta collaborazione dei ministri e l'individuazione del limite massimo per i trattamenti economici complessivi spettanti ai titolari di incarichi dirigenziali; il limite massimo e la riduzione dell'ammontare delle risorse destinate al trattamento accessorio del personale; i blocchi riguardanti meccanismi di adeguamento retributivo, classi e scatti di stipendio, le progressioni di carriera comunque denominate del personale contrattualizzato e di quello in regime di diritto pubblico. Ferma e immediata la risposta dei sindacati con alla testa la Confederazione Cobas, Cub e Usb che risponde alla tracotanza del governo con lo sciopero generale già proclamato per l'intera giornata del 18 ottobre e avverte che: "I lavoratori pubblici non ci stanno ad essere rosolati a fuoco lento, dunque scenderanno in piazza con rabbia e determinazione. Di caldo ormai non c'è solo l'autunno, ma l'intero anno". Sul piede di guerra anche tutte le altre organizzazioni sindacali del pubblico impiego: dipendenti dello Stato, del Sistema sanitario nazionale, scuola, Regioni ed enti locali che accusano il governo delle larghe intese Letta-Berlusconi di aver inferto il definitivo colpo di grazia all'intero Comparto dopo quelli già assestati dai precedenti governi Berlusconi e Monti. La scelta del governo è ritenuta "inaccettabile" sul piano del merito e della procedura tanto da Cgil-Cisl-Uil, quanto da Gilda, Cobas, Cub, Usb. "Siamo pronti a tutte le iniziative di mobilitazione fino allo sciopero generale - ha detto il segretario generale della Flc-Cgil Domenico Pantaleo - Tra i dipendenti pubblici e gli insegnanti la questione salariale è ormai a livelli drammatici... Non siamo disponibili a discutere della parte normativa del contratto senza affrontare anche la parte economica - ha sottolineato ancora Pantaleo - è un metodo inaccettabile. I contratti sono bloccati dal 2009 e fermano anche gli scatti d'anzianità: la situazione è disastrosa. Non possono pagare sempre dipendenti pubblici e professori". "Se il governo non provvederà tempestivamente ad affrontare e risolvere le questioni in atto - hanno aggiunto i segretari generali di Cisl e Uil Scuola - è molto difficile immaginare un avvio di anno scolastico privo di tensioni... Insieme agli altri sindacati, promuoveremo una azione di mobilitazione che per rispetto a famiglie e studenti non riguarderà il primo giorno di scuola, per far cambiare idea al Governo". "È evidente che il governo sta cercando lo scontro - ha aggiunto Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda - e noi non resteremo in silenzio. Metteremo a punto una strategia di lotta per ottenere la restituzione degli scatti 2012 e per protestare contro questo ulteriore colpo basso di Palazzo Chigi". Sulla stessa linea i medici che si dicono pronti a dare il via a "un autunno di ulteriori iniziative di protesta, non esclusi nuovi scioperi, in difesa della dignità e del valore delle professioni del SSN, della esigibilità reale del diritto alla salute dei cittadini, del diritto costituzionale alla contrattazione". Secondo l'Anaao Assomed, sindacato della dirigenza medica del Sistema sanitario nazionale, "Il blocco dei contratti e delle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego - in vigore dal 2010 e che verrà esteso a tutto il 2014 - alla fine di questi cinque anni sarà costato 30 mila euro ad ogni medico del Ssn. Per l'esattezza 29.480 euro lordi a testa, che moltiplicati per 107 mila medici contrattualizzati con il Ssn porta a un 'risparmio' per le casse dello Stato di oltre 3 miliardi in 5 anni, questa sì una cifra che ricorda tanto la somma di denaro che il governo sta cercando di reperire per eliminare l'Imu sulla prima casa". Una perdita del potere d'acquisto che riguarda non solo i medici ma "coinvolge tutti i dipendenti dello Stato, Ssn, scuola, Regioni ed enti locali". Non è bastato dunque il taglio di 6,6 miliardi di euro che il blocco delle retribuzioni, ha portato nelle casse dello Stato negli ultimi due anni. I dipendenti statali dovranno pagare ancora e aspettare il 2015, forse, per i rinnovi dei contratti e l'adeguamento degli stipendi. 4 settembre 2013 |