Cambiare il mondo come Steve Jobs? Marco Broglione, padre padrone di aziende come Robe di Kappa, K-Way, Superga e Jesus Jeans, ha pubblicato il 5 ottobre sui maggiori quotidiani italiani un'intera pagina di Omaggio a Steve Jobs, morto un anno fa. Nel suo apologo lo addita a modello ai giovani che "sognano appunto di cambiare il mondo". Anzi ne fa un'icona per convincerli "a pensare all'Impresa come a un'opzione creativa di vita... che essere imprenditori è bello ed etico, poiché utile alla società... e non equivale a inaridirsi e a votarsi soltanto al profitto". Ecco svelato l'arcano: mentre masse consistenti di giovani in tutto il mondo prendono sempre più coscienza della barbarie dell'imperialismo e della stridente immoralità del sistema economico capitalistico, dove 358 miliardari hanno accumulato ricchezze pari a quelle del 45% dell'intera popolazione mondiale, e scendono nelle piazze con coraggio e determinazione (come succedeva lo stesso giorno agli studenti italiani manganellati selvaggiamente dalla polizia di Monti e Cancellieri) bersagliando le istituzioni, i governi e i templi della grande finanza e del grande capitale, l'imBroglione cerca di convincerli che il mondo non si cambia rovesciando il barbaro sistema capitalistico e sopprimendo lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo ma, udite udite, "da imprenditori... confrontandosi pragmaticamente con le severe regole del mercato". Quelle stesse "regole del mercato" richiamate ora da Marchionne ora da Monti ora dalla Ue per giustificare la demolizione dello "stato sociale" e dei più elementari diritti dei lavoratori nonché infinite misure di lacrime e sangue ai danni degli operai, dei precari, dei pensionati e delle masse popolari europee. Osannando il fondatore della Apple, l'industriale milionario spera di sottrarli così alla rivoluzione e al socialismo rilanciando la favoletta americana del self made man, secondo cui il sistema di "libero mercato" dà a tutti l'opportunità di fare come "lui, partito con un capitale di mille dollari, che ha creato l'azienda a maggior capitalizzazione al mondo." Eh no, essere imprenditori significa soggiacere alle spietate regole del mercato capitalistico, significa, come denunciava Marx, diventare la personificazione del dio Capitale alla ricerca unicamente del massimo profitto, sfruttando all'inverosimile la forza-lavoro, immiserendo i lavoratori e rapinando risorse e territori. Come accade alla cinese Foxconn, una delle più grandi fabbriche al mondo che lavora per la Apple, dove lo spietato sfruttamento, le condizioni bestiali di lavoro e il regime aziendale fascista hanno provocato ripetute e violentissime rivolte operaie, tanto da farle guadagnare il tutt'altro che esaltante primato di "fabbrica dei suicidi". Ecco chi ha fatto e sta facendo la fortuna miliardaria della Apple. È questo che sognano i giovani? Steve Jobs "ha rivoluzionato per sempre il nostro modo di vivere" non più di Henry Ford, Thomas Edison, James Watt e di mille altri personaggi che hanno rivoluzionato la produzione, l'economia e l'intera società capitalistica. E tuttavia non ha spostato di una virgola la divisione millenaria tra sfruttati e sfruttatori. La rivoluzione a cui devono guardare i giovani che vogliono davvero cambiare il mondo non è quella tutta interna all'organizzazione del sistema capitalistico ma è la più grande rivoluzione mai accaduta nella storia: non la sostituzione di una classe sfruttatrice all'altra ma la soppressione dello sfruttamento e della schiavitù salariata. È il rovesciamento del capitalismo col socialismo e per tale cambiamento del mondo non c'è posto per Steve Jobs né per quel tipo di eroi borghesi, piuttosto occorrono gli eroi del mondo nuovo come lo sono stati i grandi Maestri del proletariato internazionale da Marx a Mao. 10 ottobre 2012 |