25 morti, ancora una trentina i dispersi, 100 feriti, almeno 700 gli sfollati Strage annunciata a Messina Le denunce inascoltate. Responsabili i governanti "Criminali e assassini. Il PMLI non trova altri termini adeguati per definire i governanti centrali, il neoduce Berlusconi in testa, regionali e locali che sono i principali responsabili dell'immane tragedia che ha sepolto sotto il fango la popolazione di Messina e provincia". Con questa dura e precisa denuncia si apre il comunicato stampa del PMLI appena si è avuta notizia dell'alluvione che ha seminato morte e distruzione tra i paesini della fascia costiera nel messinese, Giampilieri, Scaletta Zanclea, Molino, Altolia, Briga Marina. Perché ormai più nessuno osa negarlo: quella di Messina è stata una catastrofe annunciata, dove l'ondata di maltempo, per quanto eccezionale, ha la sola colpa di aver innescato una bomba ambientale alimentata dal gravissimo dissesto idrogeologico causato dall'uso scellerato del territorio, dalla cementificazione selvaggia, dal disboscamento, dall'incuria e dall'abusivismo. Una situazione gravissima conosciuta a tutti i livelli istituzionali, dal governo del neoduce Berlusconi e dal suo ministero dell'Ambiente presieduto dalla siciliana Stefania Prestigiacomo, alla Protezione civile nazionale e regionale, dalla regione Sicilia di Lombardo agli stessi comuni. Tutti sapevano ma si è continuato a far finta di niente, si è continuato criminalmente a non fare niente per mettere in sicurezza quel territorio, fino a che l'ennesima pioggia, nella tarda serata del 1° ottobre, non ha scatenato l'apocalisse: i torrenti in piena sono esondati, il costone della montagna è franato e un fiume di fango e detriti ha travolto interi paesi, abbattuto case, sradicato interi pezzi di ferrovia e distrutto interi tratti della statale 114 che collega Messina a Catania. Ora si piangono i morti e si contano i danni. Il bilancio provvisorio parla di 25 vittime accertate, una trentina ancora i dispersi secondo i soccorritori che operano sul posto, e non solo 10 come invece minimizza Bertolaso. 100 i feriti, tra i quali alcuni gravi, più di 700 le persone sfollate. Centinaia di famiglie che hanno perso tutto e che il governo Berlusconi vuol sradicare annunciando cinicamente che non rientreranno più nelle loro case, perché i loro paesi sono destinati a diventare paesi fantasma, perché "costa troppo ricostruire", e anche a loro promette le famigerate "new town" e "case accoglienti di tre piani, con giardini, attrezzate con tutto ciò che serve per continuare a vivere, come in Abruzzo" (sic!). Ipocrisia e scarica barile Ora si versano lacrime di coccodrillo e si assiste a uno scandaloso scarica barile tra i governanti locali, regionali e nazionali, davanti all'inchiesta aperta dalla Procura per disastro colposo che rischia di travolgere nell'immediato amministratori locali e regionali. Se è vero che sindaci e assessori non ci stanno a rimanere solo loro col cerino in mano, è ancor più vero che nulla hanno fatto per proteggere le popolazioni che amministravano e il territorio che governavano. Basta gettare un'occhiata alle impressionanti foto scattate nell'ottobre 2007, quando un'analoga alluvione aveva sepolto nel fango i soliti paesi, Giampilieri, Scaletta e le loro frazioni (ma che fortunatamente non aveva fatto vittime) per rendersi conto che senza la messa in sicurezza della zona, la tragedia di oggi è un evento annunciato. Ancor prima, vasti fronti di frana nel '94 e nel '96 avevano fatto dichiarare nella zona lo stato di calamità naturale. Dopo l'ultima alluvione del 2007, interventi per 11 milioni di euro erano stati previsti dal piano strutturale elaborato dalla protezione civile regionale, ma di quei soldi al Comune di Messina, per Giampilieri, sono arrivati prima solo 45 mila euro, serviti per consolidare un terrazzamento a monte dell'unica strada che giovedì notte ha resistito al nubifragio e poi altri 900 mila euro per lavori che avrebbero dovuto essere consegnati proprio in questi giorni. Lo stesso discorso per Scaletta Zanclea dove, dei 20 milioni richiesti per i progetti di risanamento sono arrivati solo 500 mila euro bastati a stento per ripulire il paese dal fango. L'ingegnere capo del Genio civile di Messina racconta che dopo l'alluvione del 2007 fu redatto un piano di interventi poi consegnato alla Regione siciliana fra novembre e dicembre di quell'anno. Di quel piano la protezione civile regionale non ha fatto nulla. E i sindaci cosa hanno fatto? Eppure sapevano che la collina si stava sgretolando, sapevano benissimo che molte famiglie continuavano ad abitare in case dalle fondamenta minate dalla precedente alluvione, praticamente inagibili e pericolanti, ma nessuno è andato a controllare o a trovare sistemazioni alternative alle suddette famiglie. Le istituzioni sapevano Ora anche Berlusconi e la sua ministra Prestigiacomo hanno la faccia tosta di "rivelare" che "sapevamo del rischio", ma il suo ministero, d'intesa con quello dell'Economia, ha preferito destinare i pochi fondi sopravvissuti dalla mannaia di Tremonti per combattere il dissesto idrogeologico in zone assai meno pericolanti, ma soprattutto molto più patinate. Le emergenze di Giampilieri e Scaletta vengono ignorate e più urgenti diventano il ripascimento della baia di levante dell'Isola di Vulcano, la ricostruzione della spiaggia a Stromboli, nonché gli interventi di sistemazione dell'area costiera a Panarea per 288 mila euro, isola questa dove, guarda caso la Prestigiacomo tiene la villa di famiglia. Per non parlare dei tagli del governo Berlusconi ai fondi per la difesa del suolo. In soli 18 mesi sono spariti ben 510 milioni di euro. Fondi previsti dalla Finanziaria del 2007 e soppressi in un sol botto per decreto (112/2008). Oppure si pensi ai due condoni tombali e alle sanatorie edilizie che hanno legalizzato l'abusivismo e la cementificazione del territorio, a cui ora si è aggiunto il famigerato "piano Casa" voluto fortemente dal neoduce che consente l'aumento delle cubature fino al 20/30% delle abitazioni, in barba ai piani regolatori e ai piani di impatto ambientale. Del 2006 è invece l'indagine "Operazione fiumi" svolta da Legambiente e dal Dipartimento della protezione civile. Un capitolo era dedicato alla Sicilia e consisteva nel monitoraggio sulle azioni dei comuni per la mitigazione del rischio idrogeologico. 273 comuni dell'isola erano classificati ad alto rischio di alluvioni e frane. In provincia di Messina erano 91, pari all'84% di tutti i comuni della provincia. Tra questi il capoluogo. Anche in questo caso nessuno fece niente. Pochi mesi fa è la Cgil di Messina a chiedere con insistenza al governo centrale e regionale, l'adozione di un Piano straordinario per la ricognizione e la messa in sicurezza del territorio, martoriato dalle frane, dagli smottamenti, dalla cementificazione selvaggia e senza regole. Appello ripetuto appena dieci giorni prima del disastro. Ovviamente inascoltato. La popolazione contesta "Assassini" hanno urlato centinaia di manifestanti ritrovatisi domenica 4 ottobre davanti alla prefettura di Messina, dove il neoduce Berlusconi incontrava la stampa dopo il sopralluogo a bordo dell'elicottero delle aree disastrate assieme al fido Bertolaso. Il neoduce per sfuggire ai fischi e alla contestazione era stato costretto ad entrare nel palazzo di soppiatto da un portone secondario. Contestati duramente al loro arrivo in prefettura anche il governatore Lombardo e il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Matteoli con cartelli e striscioni che dicevano "no" alle "opere faraoniche" e al "ponte sullo Stretto". Ma il governo, come ha sprezzantemente dichiarato Matteoli, è intenzionato a tirare dritto nelle sue scellerate e antipopolari scelte che andranno ad ingrassare i pescecani capitalisti e le mafie, lasciando solo le briciole per la difesa del suolo dal rischio sismico e idrogeologico. Affinché tutto ciò non si ripeta ancora, affinché altre devastazioni ci costringano a piangere altri morti, occorre che i governanti centrali, regionali e locali paghino per questo crimine. E in ogni caso devono immediatamente dimettersi, altrimenti prima o poi saranno le masse popolari a cacciarli dalle loro poltrone dorate. 7 ottobre 2009 |