Strage di Barletta Contestate le istituzioni durante i funerali delle giovani operaie Urla "assassini" e "dimissioni" alla Carfagna e Vendola La folla chiede le dimissioni del sindaco del PD Maffei Il 6 ottobre alla presenza di oltre diecimila persone, in piazza Moro, nel cuore della città di Barletta, le masse lavoratrici e popolari della cittadina pugliese hanno tributato l'ultimo commosso abbraccio alle operaie travolte dal crollo della palazzina dove erano costrette a lavorare in nero per pochi euro al giorno: Concetta Tina di 38 anni, Antonia Zaza, 36 anni, Matilde Doronzo, 33 anni, Giovanna Sardaro, di 30. Durante la stessa cerimonia si sono svolti anche i funerali di Maria Cinquepalmi, 14 anni, figlia dei padroni della maglieria. In mattinata, nella zona industriale di Barletta, al passaggio dei feretri, gli operai erano usciti dalle fabbriche per rendere omaggio alle giovani vittime sul lavoro. Gli automobilisti, si trattava di operai che stavano raggiungendo gli stabilimenti per il cambio turno, si sono fermati e sono usciti dalle vetture in segno di rispetto. Molti gli striscioni in piazza, tra i quali spicca quello delle operaie del settore tessile-manifatturiero. Su uno di essi è scritto "muore chi fa il suo dovere per colpa di chi non l'ha mai fatto": un chiaro riferimento alle vergognose inadempienze del comune, guidato dal sindaco Maffei, PD, nella vicenda della palazzina crollata. Al centro della piazza alcuni giovani hanno sollevato fogli sui quali è scritto "Dolore e indignazione". Presenti anche diversi leader sindacali, tra cui Susanna Camusso, segretaria della CGIL. Per la verità all'abbraccio commosso delle masse popolari ha fatto da contraltare l'ignobile passerella delle istituzioni borghesi. Tutti a versare lacrime da coccodrillo, dal ministro per le pari opportunità Mara Carfagna, PDL, al presidente della Regione, Nichi Vendola. Presenza quella delle istituzioni borghesi preparata da una martellante campagna diretta a smorzare la rabbia e la contestazione delle masse lavoratrici per tentare di coprire i responsabili e confondere le acque. Questo intenso lavorio di propaganda non è tuttavia servito. Non è servito a sottrarre alle sue responsabilità il sindaco del PD. Al termine delle esequie, una folla si è radunata sotto il municipio di Barletta occupando l'antistante Corso Vittorio Emanuele, urlando "fuori, fuori, dimettetevi". La folla ha anche esposto uno striscione con su scritto: "I vostri profitti non valgono cinque vite! Dimissioni". Non è servita a salvare dalle sue responsabilità politiche l'imbroglione Vendola , governatore di una delle regioni meridionali a più alto tasso di disoccupazione e lavoro nero. "C'è un Italia migliore" titola sul suo blog: che ha di migliore la sua proposta rispetto a quella del massacratore sociale Berlusconi e dei suoi tirapiedi regionali se dopo sei anni di governo Sel nella sua regione delle operaie muoiono seppellite sotto il crollo della loro fabbrica? Alla fine dei funerali la contestazione investe in pieno il governatore di Sel. E accanto a lui investe il ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, PDL, esponente del governo del massacratore sociale che ha vessato senza pietà le masse lavoratrici del Mezzogiorno, ridimensionando gli investimenti per il Sud, tagliando i diritti contrattuali, attaccando il Contratto nazionale (Ccln) nel tentativo di reinserire le gabbie salariali. Mentre lasciavano piazza Moro per dirigersi verso le loro autovetture, sono stati contestati con le stesse parole: "Assassini" e "Complimenti alle istituzioni!". E cosa dire dell'ipocrita "atto di dolore" di Napolitano che si dispiace delle condizioni di lavoro bestiali nel Mezzogiorno, invia la sua corona di fiori al funerale delle operaie di Barletta, ma poi nella sua funzione di nuovo Vittorio Emanuele III non ha perso e non perde occasione per reggere l'attacco del nuovo Mussolini ai diritti delle masse lavoratrici, soprattutto nel Mezzogiorno. Intanto la Procura ha iscritto già nove persone nel registro degli indagati. Il Pubblico Ministero, Giuseppe Maralfa, ipotizza i reati di disastro e omicidio colposo. Tra gli indagati, il dirigente responsabile dell'ufficio tecnico comunale, Francesco Gianferrini e un vigile urbano, Giovanni Andriolo, che avrebbero effettuato il sopralluogo prima del crollo senza ravvisare pericoli. Indagato è anche Salvio Cinquepalmi, titolare dell'opificio crollato. La Guardia di finanza sta acquisendo notizie sull'attività del maglificio, per verificare le denunce di irregolarità fatte dai parenti delle vittime. Il PMLI ribadisce che la morte delle operaie di Barletta mette con forza all'ordine del giorno priorità nazionali ben precise. Il risanamento urbano dei centri storici del Sud e di tante abitazioni in cui vivono troppe famiglie meridionali. L'obbligo per le aziende e le amministrazioni pubbliche di assicurare le condizioni ambientali di lavoro idonee a garantire l'integrità psico-fisica delle lavoratrici e dei lavoratori. Un piano straordinario per creare nuovi posti di lavoro stabili, a salario intero e a tempo pieno, secondo le condizioni sancite dal Ccnl, senza deroghe sui metodi di assunzione, l'orario di lavoro, le normative, i trattamenti salariali, che metta al centro la piena occupazione giovanile e femminile al Sud. 12 ottobre 2011 |