La strage dei cristiani in Nigeria ha un'origine politica ed etnica Almeno 32 vittime e oltre 74 feriti ricoverati negli ospedali è il tragico bilancio della strage di cristiani avvenuta tra il 24 e il 26 dicembre nella città di Jos che si trova nella regione centrale del Plateau in Nigeria. La città di Jos è stata colpita da una serie di saccheggi, auto incendiate, devastazioni e attacchi con la dinamite che hanno colpito una chiesa e un mercato. Le autorità, intervenute con colpevole ritardo, hanno indicato quali colpevoli dell'attacco alla città un gruppo di islamici provenienti dalla vicina Boko Haram. Lo stato di Plateau si trova al centro del paese in una zona cuscinetto tra il nord a maggioranza musulmana e il sud abitato prevalentemente da cristiani. Uno stato in cui spesso esplodono le tensioni tra gruppi etnici che non sono affatto scontri religiosi come è invece stata rappresentata la strage del 22 dicembre cosiccome quelli del marzo scorso. In Nigeria da un paio di decenni sono in corso conflitti sanguinosi, che costano ogni anno la vita di centinaia di persone, e che vengono descritti da gran parte dei media occidentali come scontri tra cristiani ed islamici. Ma il fattore religioso non è il principale, anzi conta poco. La natura degli scontri è soprattutto sociale e politica, riguarda il problema della proprietà della terra contesa tra pastori, tradizionalmente nomadi e musulmani, e contadini stanziali, in maggioranza cristiani. Come ebbe a denunciare la Chiesa cattolica locale dopo i massacri del marzo dell'anno scorso "quello a cui si assiste è il più classico dei conflitti tra pastori e agricoltori, ma siccome i pastori Fulani sono musulmani e gli agricoltori cristiani, la stampa internazionale tende a dire che sono i cristiani e i musulmani ad uccidersi". Lo stesso governatore del Plateau, Jonah Jang, ha messo in correlazione gli attentati con la campagna elettorale per le primarie presidenziali previste il 13 gennaio e ha puntato il dito contro "persone altolocate" che potrebbero avere interesse a strumentalizzare scontri etnici e religiosi a fini politici nello scontro per il posto di candidato presidente per il quale si sfidano l'attuale presidente Goodluck, che viene dal Sud cristiano e animista, e il suo rivale Atiku Abubakar, del Nord a prevalenza musulmano. Fra chi ha la faccia di bronzo imperialista e vuol contrabbandare questi episodi nell'ambito dello scontro tra civiltà e tra religioni si trova il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che si è mosso ancora prima dell'iniziativa ufficiale del Vaticano e ha convocato l'ambasciatore nigeriano in Italia per chiedergli conto dell'ondata di "intolleranza". 5 gennaio 2011 |