Sentenza della Cassazione Strage di Ustica: fu un missile Il governo di allora e quelli successivi hanno nascosto la verità Ma chi lo lanciò? Dopo 32 anni di inchieste, processi farsa e indagini investigative caratterizzate da inquietanti depistaggi, menzogne e reticenze da parte dei massimi vertici politici, istituzionali, dell'esercito e dei servizi segreti, il 28 gennaio è finalmente venuto alla luce un primo brandello di verità sulla strage di Ustica dove, il 27 giugno del 1980, a causa di un missile e non di un'esplosione interna, perirono tutti gli 81 passeggeri che si trovavano a bordo del Dc-9 Itavia in viaggio da Bologna a Palermo. La Cassazione in sede civile ha infatti confermato quanto stabilito dalla Corte di Appello di Palermo che per la prima volta ha sancito che l'aereo fu abbattuto in seguito ad uno scontro tra caccia militari dando quindi seguito alle prime richieste risarcitorie presentate dai familiari di tre vittime a carico dello Stato che non ha garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli. È "abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile" si legge tra l'altro nella sentenza 1871 depositata dalla Terza sezione civile della Suprema Corte che ha infatti respinto tutti i ricorsi con i quali il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti volevano mettere in discussione il diritto al risarcimento dei familiari di tre vittime della strage, i primi a rivolgersi al giudice civile, seguiti - dopo - da quasi tutti gli altri parenti dei passeggeri del Dc-9 abbattuto nei cieli su Ustica. Con impareggiabile faccia di bronzo e senza un minimo di vergogna l'Avvocatura generale dello Stato che ha prima invocato la prescrizione del reato e poi ha cercato di scrollarsi di dosso ogni responsabilità sostenendo che non si può imputare allo Stato "l'omissione di condotte doverose in difetto di prova circa l'effettivo svolgimento dell'evento". La Cassazione ha replicato che "è pacifico l'obbligo delle amministrazioni ricorrenti di assicurare la sicurezza dei voli", e che "è abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile" accolta dalla Corte di Appello di Palermo nel primo verdetto sui risarcimenti ai familiari delle vittime depositato il 14 giugno 2010. Quanto alla prescrizione, il motivo è stato giudicato semplicemente "infondato" anche perché, secondo la Suprema Corte, l'evento stesso dell'avvenuta vicenda della strage di Ustica "dimostra la violazione della norma cautelare". Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione parenti delle vittime strage di Ustica ha dichiarato di essere "soddisfatta per la decisione della Cassazione di confermare l'obbligo dello Stato a risarcire i parenti delle vittime di Ustica - ma, ha aggiunto - adesso lo Stato deve trovare un po' di dignità e avere il coraggio di trarre le conseguenze da tutto questo: chiedere anche ad altri paesi, coinvolti nella strage, di dire la verità. È qualcosa che ci è dovuto, molto prima dei risarcimenti". In ogni caso si tratta di una sentenza molto importante che presto potrebbe avere risvolti molto rilevanti anche sul fronte delle inchieste penali che dopo decenni di indagini non sono riuscite ancora a individuare non solo chi fu a lanciare il missile ma soprattutto perché, a partire dal capo dei gladiatori Cossiga, presidente del consiglio in carica all'epoca della strage, tutti i governi sia di centro, di destra o di "sinistra" che si sono succeduti alla guida del Paese pur a conoscenza di tutto ciò hanno nascosto la verità e non hanno mosso un dito per scalfire il vergognoso "muro di gomma" che da 32 anni avvolge Ustica. "Questa sentenza può rappresentare un punto di partenza per arrivare alla verità storica nel caso della strage di Ustica" ha commentato il giudice Rosario Priore, che fece l'istruttoria sulla strage per anni e si convinse della esplosione esterna, dovuta a un missile. È molto difficile per gravi eventi come questi, come una strage, riuscire a stabilire responsabilità penali che sono personali. Io ho delineato un contesto e questo lavoro di indagine è stato riconosciuto valido da molti Pubblici ministeri (Pm) fino alla procura generale presso la sezione penale della Cassazione. Se quest'ultima poi ha dato una valutazione diversa, non significa che non si sia arrivati a delle conclusioni investigative". La sentenza del 1999 del giudice Priore ha infatti accertato senza ombra di dubbio, pur non individuando i responsabili dell'abbattimento, che il Dc9 fu abbattuto nello scenario di una battaglia aerea alla quale parteciparono diversi paesi, compresi Usa e Francia. Uno scenario che diventa ancor più credibile considerando che l'obiettivo di tale scenario era il leader libico Gheddafi il quale a sua volta aveva sempre sostenuto che la vittima designata era proprio lui. 27 marzo 2013 |