La striscia di Gaza sarà chiusa anche da un muro egiziano Sotto terra una barriera di acciaio per bloccare i tunnel dei palestinesi La "Gaza Freedom March", l'iniziativa dello scorso dicembre nell'anniversario dell'aggressione sionista "Piombo fuso" con la quale i pacifisti volevano tra l'altro protestare contro il blocco imposto dal regime di Tel Aviv alla popolazione palestinese della striscia di Gaza e che era stata bloccata dal governo egiziano è stata importante anche per aver rotto il complice muro di silenzio dei paesi imperialisti con la denuncia della costruzione da parte del regime del Cairo di un "muro di acciaio" lungo i confini con la Striscia di Gaza. Il progetto del governo egiziano è quello di chiudere i tunnel e impedirne la costruzione di nuovi per sigillare anche l'ultima via di approvvigionamento del milione e mezzo di palestinesi rinchiusi dai sionisti nel lager di Gaza. Il progetto del muro, secondo quanto rivelato dalla rete televisiva inglese Bbc, è opera di ingegneri militari americani che hanno pensato a una barriera sotterranea di metallo lunga oltre 10 chilometri e profonda fino a 30 metri, capace di resistere anche alle esplosioni, costituita da paletti di acciaio piantati in profondità nel terreno che bloccheranno le gallerie esistenti e impediranno la costruzione di altre. La barriera metallica sarà affiancata da una rete di tubature che porterà l'acqua dal mare, per allagare le gallerie esistenti e facilitare la messa in opera dei paletti rendendo il terreno meno duro. E rischiando di inquinare le già scarse riserve d'acqua dolce della città palestinese di Rafah e dell'agglomerato egiziano di fronte al valico. L'opera dovrebbe essere completata entro 18 mesi. La Commissaria generale dell'Unrwa, l'agenzia Onu per i profughi, ha sottolineato che il muro in costruzione è prodotto e finanziato dagli Usa e fa parte di un accordo siglato con l'Egitto dalla precedente amministrazione americana, quella di Bush, e rispettato da Obama. Nella Striscia di Gaza assediata e sotto embargo, circa il 60% dell'economia dipende dai tunnel e dai prodotti che arrivano dall'Egitto e il commercio che passa dalle gallerie rappresenta la principale fonte di sopravvivenza per la popolazione palestinese. Una volta chiusa anche questa strada il blocco sarebbe totale e devastanti le conseguenze per le condizioni di vita della popolazione. La barriera servirà a "difendere la sicurezza nazionale dell'Egitto", ha sostenuto il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit. Le stesse parole con le quali il premier sionista Benyamin Netanyahu ha annunciato, lo scorso 10 gennaio, la costruzione di una barriera elettronica nel deserto del Neghev lungo tutto il confine con l'Egitto. In pratica si tratta di un prolungamento del "muro di acciaio" egiziano. Secondo quanto riportato dai media israeliani, il progetto di Tel Aviv prevede un sistema di alti reticolati, sotto il controllo di telecamere e radar che dovebbe essere completato in un paio di anni. Da non dimenticare che sul confine orientale il regime sionista di Tel Aviv continua la costruzione illegale di colonie e del Muro che una volta completato annetterà di fatto a Israele una metà della Cisgiordania oltre a garantirgli il controllo delle strategiche risorse idriche. 20 gennaio 2010 |