Davanti alla scuola superiore Sant'Anna di Pisa La polizia carica gli studenti che contestano Amato e Profumo "Ma che competizione, che meritocrazia! I nostri diritti non li portate via!", questo lo slogan che ha animato la protesta di decine e decine di studentesse e studenti borsisti, ex borsisti, pendolari e fuori sede che il 23 aprile si sono riuniti in un presidio contro il convegno dal titolo "Uguaglianza dei meritevoli", che si teneva alla Scuola superiore Sant'Anna di studi universitari e di perfezionamento di Pisa, un "centro d'eccellenza" nonché influente lobby accademica borghese che ha sfornato, tra gli altri, il capo del governo Enrico Letta, l'ex premier Giuliano Amato (che ne è l'attuale presidente), la neo ministra dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza e l'ex capo dello Stato Ciampi. Al convegno partecipavano lo stesso Amato e l'allora ministro dell'Istruzione Profumo. Gli studenti volevano far sentire la propria voce contro il progetto di decreto Profumo che inasprisce i requisiti economici e di merito per accedere alle borse di studio e ne taglia gli importi, promuovendo, come scrivono gli studenti in un volantino, "un'uguaglianza d'elite: chi può permettersi di pagarsi gli studi può permettersi di essere considerato meritevole". Una protesta tanto più coraggiosa e importante dato che Amato era dato come papabile capo del governo. A riprova di quanto gli affaristi che lucrano sull'università pubblica e i politicanti borghesi tengano in considerazione le richieste degli studenti, ad attenderli c'erano le "forze dell'ordine" in tenuta antisommossa, che non hanno esitato a caricare più volte gli studenti per impedire loro di disturbare il "prestigioso" convegno. "L'unica risposta che sanno dare è la polizia", ha detto uno studente ferito alla testa. Le cariche non hanno fatto che ingrossare il presidio. Centinaia di studenti hanno raggiunto un altro ingresso, trovandolo barricato dall'interno. Hanno quindi sfilato davanti alle altre facoltà, raccogliendo altri studenti e puntando sulla sede del DSU, l'azienda del diritto allo studio, per occuparla. Con altezzoso piglio borghese, Amato ha snobbato gli studenti tacciandoli di essere "disinformati", come per ammonirli di non disturbare "gli esperti" che ne sanno più di loro. Più falsamente conciliante Profumo che si è dichiarato disponibile ad un incontro "ma senza urlare", cioè abbandonando la protesta. Anche perché lui per primo non si è certo premurato di chiedere il parere degli studenti prima di demolire il diritto allo studio. Come scrivono i collettivi autonomi di "Infoaut", la contestazione del 23 aprile "è solo una tappa di un percorso che vedrà gli studenti e le studentesse, giorno dopo giorno, riappropriarsi di quanto i ministri di turno, i dirigenti delle aziende per il diritto allo studio, i baroni dell'università e i rettori, vorrebbero sottrarre. Possono rinchiudersi nelle loro stanze, sbarrare porte e cancelli, schierare le forze dell'ordine, alzare scudi e manganelli, ma nessun ostacolo potrà fermare studenti e studentesse che hanno deciso di lottare per il proprio futuro e per una vita dignitosa". 2 maggio 2013 |