In oltre 20 città d'Italia Gli studenti al fianco dei metalmeccanici per l'istruzione pubblica, contro la macelleria sociale di Monti Mentre continuano ad occupare e autogestire scuole e facoltà, le studentesse e gli studenti hanno colto l'occasione dello sciopero generale dei metalmeccanici indetto dalla FIOM per il 6 dicembre per tornare in piazza, in tutta Italia, al fianco degli operai e contro il governo Monti che, nonostante il blocco del disegno di legge Aprea (arenatosi in Senato), continua imperterrito nella sua politica di tagli e di soffocamento dell'istruzione pubblica. "Le politiche di austerity stanno distruggendo lo stato sociale. Vogliamo cambiare il paese per non cambiare paese": così si è espresso Federico Del Giudice, portavoce della Rete della Conoscenza, il quale ha toccato il tema della sempre più grave emigrazione di giovani plagiati dalla disoccupazione giovanile che è ormai al 36%. Le manifestazioni Grandi cortei si sono svolti in oltre venti città e gli studenti hanno risposto alla grande alla chiamata dei collettivi e delle organizzazioni studentesche. Ovunque sono stati presi di mira quelli che gli studenti hanno ormai identificato come i loro nemici e bersagli e che non risparmiano in nessuna occasione. È il caso di Roma, dove sono piovute uova contro la sede di Unicredit e monetine contro il ministero dell'Economia ed è stata bloccata la Rinascente. Campeggiano gli striscioni: "No Solution. Global Revolution" ("Nessuna soluzione. Rivoluzione globale") e "Ce n'est q'un debut. Continuons le combat" ("Non è che l'inizio. Continuiamo a lottare"), risalente al "Maggio francese" del Sessantotto. Anche a Torino gli studenti, presenti in 5 mila, hanno lanciato uova contro la sede distaccata del ministero dell'Istruzione e occupato la Mole Antonelliana. Nel pomeriggio hanno quindi tentato di entrare nel blindatissimo rettorato per contestare l'ex presidente della BCE Jean-Claude Trichet, subendo le cariche delle "forze dell'ordine". A Bologna è stata imbrattata la sede della CISL da un corteo composto da 20mila studenti ed è stata occupata la sede di Unicredit dalla quale è stato calato lo striscione: "In alto le lotte. No all'austerità". A Modena si sono verificati scontri sotto la sede di Confindustria quando gli studenti hanno cercato di forzare l'ingresso. A Pisa è stata occupata la stazione centrale. A Napoli in 10mila hanno assediato la sede della Deut-sche Bank e poi protestato sotto la sede della regione Campania. Insomma, ad essere presi di mira dagli studenti sono sempre le banche, le istituzioni borghesi (specificamente il governo) e i sindacati collaborazionisti Cisl e Uil, individuati giustamente come autori o corresponsabili della macelleria sociale in atto. A Roma tra l'altro la manifestazione si è conclusa con una raffica di occupazioni di strutture dismesse e abbandonate da parte di precari e studenti per riprendersi il diritto alla casa contro l'emergenza abitativa e l'aumento degli sfratti che mettono in seria difficoltà le masse popolari, le quali rischiano di essere gettate in mezzo a una strada se le loro condizioni sempre peggiori di lavoro e di vita non gli consentono di pagare l'affitto. L'occupazione dell'ex Acea, ora "studentato e casa dei precari", è stata dedicata ad Alexis Grigopoulos, il 15enne assassinato in piazza dalla polizia greca proprio il 6 dicembre 2008. Il giorno prima, a Milano, migliaia di studenti manifestavano al fianco della FIOM dietro lo striscione: "Il futuro siamo noi. Contro la precarietà e la disoccupazione". Il PMLI ha partecipato attivamente alle manifestazioni di Catania, Palermo, Ancona e Rimini (vedi servizi a parte). "Non moriremo precari" "Non moriremo precari!" Questo lo slogan che ha accomunato le manifestazioni e che dimostra la forte volontà di lottare contro il tetro destino che attende centinaia di migliaia di laureati e diplomati, grazie ad oltre dieci anni di controriforme del lavoro promosse dai governi di destra e di "sinistra" borghese, ultima (ma solo in ordine cronologico) quella Fornero. A rafforzare le ragioni della protesta ci pensava proprio il suo vice, Michel Martone (ex consulente di Brunetta, che aveva già apostrofato i fuoricorso come "sfigati"), che su "Radio Anch'io" il 5 dicembre ha "suggerito" ai giovani di lasciar perdere liceo e università e concentrarsi sulla ricerca di lavoro tramite l'apprendistato. In altre parole, ha detto ai figli delle famiglie proletarie, popolari e meno abbienti di accettare il fatto compiuto che li attende il precariato, perciò meglio sottoporsi a quel supersfruttamento sotto mentite spoglie che è l'apprendistato e lasciare i gradini più alti della formazione, sempre più costosi e classisti, a chi potrà permetterseli. Eppure i dati dell'ISFOL (Istituto Sviluppo Formazione professionale dei Lavoratori) ci raccontano un'altra storia: dal 2008 al 2010 il numero medio degli apprendisti occupati ha visto un calo del 16% e l'età media degli apprendisti si è alzata oltre i 25 anni. Rincara la dose una ricerca Bankitalia dalla quale emerge che i giovani neolaureati ricorrono a lavori sottopagati e senza attinenza al loro percorso di studi, sbugiardando la stessa Fornero che li aveva vergognosamente insultati di essere "choosy", schizzinosi nella ricerca di lavoro. Si può quindi dire che si sia trattato di un'importante giornata di lotta che ha visto operai metalmeccanici e studenti medi e universitari fianco a fianco, in lotta per il lavoro e l'istruzione pubblica, contro la precarietà, la disoccupazione e la macelleria sociale. Alla quale, noi speriamo, verrà data continuazione saldando l'unità di lotta fra il movimento operaio e studentesco innanzitutto, ma più in generale fra tutte le masse in lotta, contro il comune nemico che è il governo Monti della grande finanza, dell'UE e del massacro sociale, ma anche qualsiasi governo borghese che gli succederà in quanto sarà ugualmente asservito alla borghesia finanziaria, alle sue politiche di austerità e macelleria sociale (vedi il pareggio di bilancio in Costituzione), al regime neofascista. 12 dicembre 2012 |