Contro la politica scolastica del governo Prodi 300mila studenti in 130 piazze d'Italia Nel mirino la Finanziaria, gli esami di riparazione e il numero chiuso Bocciamo Fioroni La giornata di mobilitazione nazionale indetta dagli studenti medi e universitari contro la Finanziaria, il decreto Fioroni che reintroduce gli esami di riparazione, la legge 264/99 che ha istituito il numero chiuso nelle Università, l'odiosa politica scolastica del governo Prodi e contro le false promesse del "centro-sinistra" che non ha cancellato la controriforma Moratti, è stata coronata da un grande successo. Al grido: "No alla riforma della scuola, cancelliamo la Moratti", "No al numero chiuso nelle università", "aumentare i fondi in Finanziaria per la didattica, la ricerca e il diritto allo studio", "innalzamento dell'obbligo scolastico" e "più diritti per i giovani che svolgono stage", il 12 ottobre oltre 300 mila studenti medi e universitari hanno sonoramente "bocciato il ministro Fioroni" invadendo le piazze di 130 città e inscenando ovunque cortei, manifestazioni, occupazioni, assemblee e sit-in di protesta. Molto numerosi e spesso in prima fila nei cortei le ragazze e i ragazzi delle prime classi che non si sono lasciati intimorire né dalle minacce di provvedimenti disciplinari da parte dei presidi né influenzare dalle "raccomandazioni" paternalistiche dei genitori dando un contributo determinante alla riuscita della mobilitazione. A Roma un corteo di oltre 20 mila studentesse e studenti è partito da Piazza della Repubblica e ha raggiunto piazzale Aldo Moro antistante l'ingresso dell'Università "La Sapienza". La protesta è proseguita all'interno dell'Ateneo coi manifestanti che, dopo aver occupato la scalinata del rettorato, hanno improvvisato un'assemblea pubblica nella facoltà di Chimica. In testa al corteo striscioni e cartelli con su scritto "Le nostre idee faranno scuola"; "Fioroni rimandato a settembre"; "Contro il governo della guerra per una scuola pubblica, laica, di massa"; e poi a seguire tanti slogan: "Ministro la scuola è nostra", "Non cambiate l'istruzione? Noi ve famo la rivoluzione", "Fioroni ce le paghi tu le ripetizioni", "chi non salta Fioroni è...". Molto contestato il ministro dell'Università, Fabio Mussi (leader della SD), la cui riforma è peggiore di quella "già terribile" della Moratti perché "ha esteso il numero chiuso per l'ingresso nelle facoltà e ha aumentato le tasse". Anche se, sottolineano ancora gli studenti, il nocciolo della questione è la controriforma Zecchino-Berlinguer del 3+2. "È da quella legge del centrosinistra che è iniziata la mercificazione dei saperi e la cultura si è sottomessa alle dipendenze delle imprese". A Mussi gli studenti hanno dedicato uno sbeffeggiante slogan: "papà, mi compri il test" in riferimento al recente scandalo dei test di accesso all'università; mentre al ministro dell'Economia Padoa Schioppa è toccato il caricaturale "Ma quali bamboccioni?", in risposta, all'epiteto usato pochi giorni fa da Tommaso Padoa Schioppa per descrivere i giovani italiani che non se ne vanno di casa. "Bamboccione sarà lui - hanno tuonato i ragazzi in corteo - che non ci garantisce il diritto allo studio e ci condanna alla precarietà". "È la manifestazione più grande degli ultimi anni - ha commentato una rappresentante degli Studenti di sinistra - noi abbiamo richieste ben precise: più risorse in finanziaria per la didattica e l'edilizia sia scolastica sia universitaria, una legge nazionale per il diritto allo studio e il superamento della legge 264/99 che ha istituito il numero chiuso nell'università". A Milano sono stati circa 30 mila gli studenti scesi in piazza. All'inizio era previsto soltanto un presidio sotto l'assessorato regionale all'istruzione, ma il passaparola e la grande partecipazione ha dato il via a un vero e proprio corteo spontaneo per le vie del centro che ha duramente criticato anche la politica scolastica regionale di Formigoni e l'operato dell'attuale sindaco di Milano e ex ministro dell'Istruzione Letizia Moratti portando la protesta fin sotto le finestre di Palazzo Marino. "La manifestazione - hanno sottolineato gli studenti - è contro la riforma del ministro, ma anche contro la politica scolastica della giunta regionale che privilegia la scuola privata". Per questo hanno annunciato che dal 20 al 26 sono previste occupazioni e autogestioni in diverse scuole in vista dello sciopero generale del 9 novembre. A Torino circa 20 mila studenti si sono radunati in piazza Albarello e in corteo hanno raggiunto Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche. La massiccia partecipazione alla manifestazione studentesca ha fatto saltare l'incontro che il segretario nazionale dei Ds, Piero Fassino, avrebbe dovuto avere con gli studenti dell'istituto alberghiero Beccaria. Snobbato in massa dagli studenti Fassino è stato costretto ad annullare l'appuntamento. A Firenze si sono mobilitate alcune migliaia di studenti delle scuole superiori. La manifestazione ha preso le mosse dalla centrale piazza S. Marco, per poi spostarsi nella vicina piazza Santissima Annunziata, dove gli studenti hanno tenuto una assemblea (vedi servizio a parte). A Napoli si è svolto un corteo regionale a cui hanno preso parte almeno 40 mila manifestanti. La protesta è partita da Piazza Mancini dopo le 9 per dirigersi a Piazza Municipio. A Bologna 5 mila in piazza con corteo e sit-in in piazza del Nettuno e piazza Maggiore (vedi servizio a parte). A Padova 6 mila in corteo per le vie del centro (vedi servizio a parte) A Bari oltre 5 mila studentesse e studenti sono scesi in piazza per manifestare "rabbia e scontento verso un ministro che fa finta di ascoltarci e non fa nulla per risolvere i reali problemi della scuola". A Ferrara i manifestanti hanno bloccato per tre ore il centro della città. Spietata è scattata la repressione del questore Luigi Savina per "manifestazione non autorizzata". Uno studente è stato arrestato e un'altra quindicina sono stati identificati dalle "forze dell'ordine" con l'accusa di interruzione di pubblico servizio. Anche a Macerata le migliaia di studenti che hanno preso parte alla protesta contro Fioroni "dovranno fare i conti" con le misure repressive messa in campo da alcuni presidi, fra cui Sauro Pigliapoco, dirigente scolastico del liceo classico "Leopardi" che ha scritto "ai genitori degli studenti minorenni per invitarli a giustificare l'assenza dei figli presentandosi direttamente a scuola". A Potenza durante il corteo a cui hanno preso parte oltre 5 mila studenti sono stati esposti alcuni striscioni e una bara nera con la scritta "simbolo della morte della scuola pubblica". A Palermo 15 mila studentesse e studenti hanno peraltro denunciato la grave carenza di aule. Tante altre manifestazioni, cortei e iniziative di protesta, segnalate dalle organizzazioni degli studenti in rete, si sono svolte in decine di altre città fra cui ricordiamo i 15 mila sfilati in tutto il Veneto, Trieste 5 mila, Salerno 20 mila, Genova 8 mila, Bolzano 5 mila, Caltanisetta 2 mila, Lentini (Siracusa) 2 mila, Mazara del Vallo (Trapani) 1.500, Perugia 1.000, Catania 1.000, L'Aquila 500, Reggio Calabria 3 mila, notizie di altre iniziative di protesta si registrano ad Aosta, Bergamo, Verona, Treviso, Vicenza, Rovigo, Parma, Reggio Emilia, Forlì, Faenza, Siena, Massa, Fermo, Latina, Campobasso, Matera, Foggia, Barletta, Brindisi, Lecce, Cosenza, Tropea, Siracusa, Trapani, Enna, Sassari. "L'idea di istituire gli esami di riparazione senza l'obbligatorietà dei corsi di recupero è per noi irricevibile - hanno denunciato in coro le organizzazioni degli studenti medi - La riforma Moratti non è stata superata del tutto, ritardandone l'attuazione e cancellando solo in parte le norme che abbiamo contestato a lungo. Chiediamo la costruzione sin da subito di un biennio unitario più forte di quanto previsto nelle indicazioni nazionali, per superare la canalizzazione precoce a 14 anni". Sul fronte universitario, la contestazione maggiore riguarda il numero chiuso. "Continuiamo a denunciare l'assoluta illegittimità di questa pratica, che va a sommarsi alle già moltissime difficoltà con cui si devono giocoforza misurare le cosiddette 'matricole': tasse esorbitanti, alloggi, trasporti, libri, che costituiscono ostacoli, a volte insuperabili, all'accesso ai saperi per tutti", dice il sito degli studenti. Mercoledì 17 ottobre è previsto un incontro con il ministro che per l'Uds "rappresenta di fatto un ultimatum per concentrare l'attenzione sulle nostre richieste, nel caso contrario saremo sin da subito pronti a massicce occupazioni e autogestioni di istituti e a scendere di nuovo in piazza". Il movimento studentesco ha già annunciato che si sta preparando per lo sciopero sociale del 9 novembre e per la manifestazione del 17 novembre, 4a giornata internazionale di lotta indetta dal social forum mondiale". 17 ottobre 2007 |