Contro l'aumento delle rette e i tagli all'università Gli studenti londinesi attaccano il palazzo del partito del premier Cameron 50 mila in corteo e sit-in ai piedi del Big Ben Duri scontri con la polizia: 14 feriti, decine di arresti Quella del 10 novembre è stata la più grande manifestazione studentesca in oltre un decennio nelle vie della capitale britannica con oltre 50 mila studenti, professori e ricercatori che sono sfilati per ore nel cuore della città per protestare contro il drastico aumento delle rette universitarie e l'eliminazione quasi tutte le agevolazioni per gli studenti varato dal governo conservator-liberale guidato da David Cameron. Un corteo combattivo e pieno di cartelli con slogan contro l'aumento delle "tuition fee", le rette universitarie, dal quale diverse centinaia di manifestanti si sono staccati vicino al parlamento di Westminster per dar vita a un sit-in ai piedi del Big Ben. Diverse migliaia di dimostranti si dirigono invece verso il Millbank Tower, un grattacielo di 120 piani in riva al Tamigi che ospitava il quartier generale dei conservatori durante la recente campagna elettorale. Il palazzo è stato attaccato e occupato dai dimostranti, alcune centinaia si sono fermati nell'atrio mentre una trentina ha raggiunto il tetto del palazzo da cui hanno calato striscioni contro il programma di tagli all'università. L'occupazione è durata alcune ore, fino all'arrivo dei reparti antisommossa della polizia che ha caricato i manifestanti e sgomberato l'edificio. Negli scontri ci sono stati 14 feriti, decine i manifestanti arrestati. Circondata e assediata anche la sede dei liberaldemocratici di Nick Clegg, che in campagna elettorale aveva giurato di non aumentare le tasse scolastiche. Una promessa subito rimangiata una volta entrato nella coalizione di governo coi conservatori. Gli studenti e i ricercatori sono stati i primi a scendere massicciamente in piazza e a protestare duramente contro il piano di lacrime e sangue annunciato dal governo Cameron, del quale fa parte la decisione di triplicare il costo delle tasse univesitarie. Ma nella maifestazione del 10 novermbre è finita sotto accusa tutta la politica antipopolare del governo. "Siamo contro i tagli, in solidarietà con i poveri, gli anziani, i disabili e i lavoratori che ne verranno colpiti. Siamo contro tutti i tagli e la commercializzazione dell'istruzione. Occupiamo il tetto del quartier generale dei Tory per dimostrare che siamo contro il loro sistema, che attacca i poveri e aiuta i ricchi. Questo è solo l'inizio", dichiarava uno dei manifestanti che saliranno sul tetto della sede dei conservatori. La manifestazione che era partita a mezzogiorno di fronte a Downing Street, era stata indetta dalla Ucu (University and College Union), il sindacato dei professori universitari, e dalla Nus (National Union of Students), il sindacato unitario degli studenti con l'obiettivo di fermare il progetto di tagli da oltre 3 miliardi di sterline al sistema universitario britannico e il piano di aumento delle tasse per gli studenti. Nel corteo numerosi gli slogan contro i Tory, i conservatori di Cameron, e i liberaldemocratici del "traditore" Clegg denunciato con una foto riportata sui cartelli di quando alla vigilia delle elezioni firmò pubblicamente la promessa che si sarebbe opposto all'aumento delle tasse universitarie. Altri cartelli denunciavano i tagli in particolare ai fondi alla didattica per le materie umanistiche e sociali, considerate meno importanti delle altre. A fianco degli studenti erano presenti molti professori e ricercatori che rischiano di perdere il posto di lavoro, a causa del piano di riforma che oltre ai tagli prevede anche la riduzione di 500 mila posti di lavoro nel settore pubblico. Da Seul, dove si trovava per il G20, il premier Cameron rispondeva che non sarebbe tornato indietro sui tagli, e sottolineava che la "lezione da imparare" rispetto all'ondata di dissenso che è appena iniziata nel paese è che la polizia dovrà essere più efficiente in futuro. Come lo era stata negli anni precedenti sotto i governi laburisti nel caso dei brutali pestaggi durante le manifestazioni a Londra in occasione del G7 e del G20. Finora per gli studenti del Regno Unito, per i quali fino al 1997 l'istruzione universitaria era completamente gratuita, è fissato un tetto di 3.290 sterline all'anno per le tasse di iscrizione. Le tariffe, che erano intorno a 1.000 sterline l'anno fino a dieci anni orsono erano state aumentate da Tony Blair a 3 mila, e dovranno salire fino a 9 mila sterline, quasi 11 mila euro. Nel periodo del corso di laurea uno studente potrebbe accumulare un debito di circa 50 mila euro. Con una faccia tosta senza pari il governo ribadiva che si tratta di misure "eque" e che le tasse si potranno coprire con un prestito da restituire una volta iniziata la vita lavorativa, che in questo modo inizierà, ammesso che i giovani trovino lavoro, con una tassa aggiuntiva per restituirlo. Il piano di tagli all'università era stato elaborato da una commissione guidata da Lord Browne, ex responsabile della famigerata multinazionale petrolifera Bp, a cui un anno fa il governo laburista, allora in carica, commissionò l'elaborazione della proposta di riforma, con l'obiettivo dichiarato di trasferire il costo dell'istruzione universitaria dal bilancio statale agli studenti e alle loro famiglie. Una misura decisa solo per l'Inghilterra mentre la Scozia non impone tasse universitarie e in Galles e Irlanda del Nord il limite massimo resta fissato a 3.290 sterline. La presentazione di tale piano lo scorso 12 ottobre aveva immediatamente suscitato le proteste di studenti e professori che si erano mobilitati e indetto la manifestazione nazionale a Londra il 10 novembre. Il sindacato dei docenti Ucu definiva il progetto di Browne "l'ultimo chiodo nella bara di un'istruzione universitaria accessibile a tutti" mentre il sindacato nazionale degli studenti denunciava che i giovani "avranno debiti ingestibili e molte università saranno devastate da terribili tagli". Il progetto era stato confermato lo scorso 20 ottobre quando il ministro delle Finanze George Osborne aveva presentato alla camera il piano elaborato dal governo per raddrizzare i conti in rosso del bilancio statale: una stangata di lacrime e sangue che è la più pesante dal dopoguerra e ammonta a ben 83 miliardi di sterline in 4 anni, equivalenti a 90 miliardi di euro. Sotto la scure di Cameron finiscono i dipendenti pubblici, con 500 addetti licenziati entro i prossimi cinque anni, gli assegni familiari alla classe media, l'assegno per la casa e i sussidi per i poveri. Cameron da Seul ha minacciato una maggiore repressione poliziesca contro le proteste. Vorrebbe fermarle sul nascere perché teme che l'azione degli studenti possa essere la scintilla in grado di scatenare una opposizione di massa al suo antipopolare progetto. 17 novembre 2010 |