In 90 città in difesa dell'istruzione pubblica e contro i tagli di Monti Studenti e insegnanti insieme in piazza Interminabile corteo a Roma. Le studentesse in prima fila. Lancio di carote contro Profumo, "re di bastoni". Assediata la Regione Lombardia per chiedere le dimissioni di Formigoni. A Napoli occupato il Maschio Angioino. A Genova assediato il Salone nautico. Contestato il PD a Roma. Strappate bandiere Ue il PMLI, a Catania, Lecce, Roma, Firenze e Milano, invita a combattere il capitalismo,per il socialismo. Il manifesto contro Monti molto apprezzato a Catania e Roma Ad appena una settimana dalla mobilitazione del 5 ottobre, un fiume in piena di 100mila studentesse e studenti ha invaso le piazze e le strade di 90 città d'Italia in occasione della giornata di mobilitazione del 12 ottobre, indetta dall'Unione degli Studenti e appoggiata dal Coordinamento universitario Link. Una giornata per ribadire la bocciatura studentesca di tutta la politica del governo Monti e della maggioranza parlamentare che lo sostiene in materia di istruzione, a partire dal ddl Aprea (che, se approvato, metterebbe la pietra tombale sulla scuola pubblica) e per chiedere fondi per la scuola ed il diritto allo studio. Ovunque le studentesse occupano le prime file dei cortei. Al centro della contestazione sono finiti anche l'Unione europea (che proprio quel giorno riceveva il Premio Nobel per la pace, o più correttamente per la guerra imperialista) e i politicanti e le istituzioni borghesi: accusati, la prima, di determinare le politiche di massacro sociale che stanno distruggendo anche la scuola pubblica; i secondi, di assecondarle e applicarle, aggravandole con malaffare e corruzione a spese delle masse. A Roma infatti la giornata è cominciata con un assalto alla sede romana del Parlamento europeo e lo strappo delle bandiere UE. Per poi proseguire con un interminabile corteo di oltre 10mila studenti che, dopo una trattativa con le "forze dell'ordine" in assetto antisommossa che gli sbarravano la strada in piazza Venezia, hanno proseguito fino a viale Trastevere. Qui hanno lanciato carote contro la sede del ministero dell'Istruzione, contestando simbolicamente lo slogan mussoliniano sul fatto che il Paese ha bisogno di più bastone e meno carota, rispolverato recentemente da Profumo, rinominato dagli studenti "re di bastoni". Contestato anche Alemanno. 8mila studenti hanno manifestato a Milano dando l'assalto al Pirellone e strappato le bandiere della Regione Lombardia e dell'UE, chiedendo le dimissioni della corrotta giunta Formigoni. Altrettanti studenti a Napoli. Dopo la stazione centrale hanno occupato il Maschio Angioino e vi hanno tenuto un'assemblea. A Genova in 2mila hanno assediato il Salone nautico, "simbolo di lusso e spreco". Carote contro il MIUR anche a Torino. Lo stesso giorno si teneva lo sciopero generale della scuola indetto dalla Federazione Lavoratori della Conoscenza-CGIL per protestare contro il progetto di legge di stabilità di Monti, che prevede l'aumento dell'orario di docenza da 18 a 24 ore, aumentando il carico di lavoro sulle spalle degli insegnanti (senza corrispondenti aumenti salariali) che sopravvivranno al taglio di 6.400 posti. Con i precari, come sempre, alla porta. Mimmo Pantaleo, segretario della FLC, ha detto che "Monti va fermato perché sta distruggendo il lavoro pubblico". Ovunque gli insegnanti e i precari hanno manifestato al fianco degli studenti. A Roma il Coordinamento Precari della Scuola ha contestato il partito di Bersani e Renzi esponendo un significativo striscione: "Il PD è contro la scuola pubblica". Motivato, ci informano dal combattivo Coordinamento, dall'avallo del PD alla legge 953 (Aprea) ed alle politiche governative. Il PMLI ha diffuso volantini e alzato le proprie insegne di lotta nelle manifestazioni di Catania, Lecce, Roma, Firenze e Milano (vedere servizi a parte), invitando a difendere l'istruzione pubblica, cacciare Monti e combattere il capitalismo, per il socialismo. A Catania i manifestanti hanno molto apprezzato e hanno voluto innalzare il cartello del PMLI antiMonti. A Lecce si sono sviluppate interessanti discussioni coi manifestanti ed è stato necessario ristampare "al volo" i volantini del PMLI. A Roma il cartello del Partito ha fatto "furore" tra gli studenti e gli insegnanti. A Firenze si è svolto un largo volantinaggio nonostante la pioggia battente. A Milano è stato diffuso Il Bolscevico oltre ai volantini. Come "liberare i saperi"? Dalle piazze del 12 ottobre emerge che il movimento studentesco si sta interrogando su come sia possibile cambiare la società, la scuola e l'università. Ne è una prova, benché la formulazione non ci trovi del tutto d'accordo, il manifesto-appello "Siamo la promessa di un domani migliore, riprendiamoci la parola!" uscito dalle occupazioni del Pirellone (Milano) e del Maschio Angioino (Napoli), dove si afferma: "I casi dell'Ilva come della Carbosulcis come della Fiat dimostrano che oggi il nostro modello di sviluppo, che schiaccia i diritti e inquina l'ambiente non è più capace di darci un futuro". In questo senso è però sviante la parola d'ordine della mobilitazione: "Liberare i saperi per liberare le persone". Il fatto è che il capitalismo asservisce l'istruzione alle esigenze culturali ed economiche della borghesia, in quanto la scuola e l'università hanno lo scopo di impartire le nozioni culturali borghesi e quelle competenze tecnico-professionali che servono allo sviluppo dell'economia capitalista. Basti vedere come le politiche di "autonomia" scolastica e universitaria tanto care a Gelmini, Aprea e Profumo, nonché al PD, costringono le scuole e le università a ricercarsi finanziatori privati che poi potranno entrare nei loro organi di governo e stabilirne i programmi didattici. Oltre che determinare enormi squilibri di classe e territoriali. Che l'istruzione pubblica venga usata anche per far cassa in tempi di crisi, non fa che confermare questa verità. I figli della borghesia possono andare a studiare nelle scuole e università private o comunque in quel pugno di istituti e atenei prestigiosi e costosi, formandosi come futuri quadri del sistema capitalista. Gli studenti di estrazione popolare sono invece sempre più esclusi dai gradi più alti della formazione per via dei costi sempre maggiori e delle limitazioni al diritto allo studio. Anche da questo si vede perché non ha senso parlare genericamente di "liberare le persone". Semmai liberare le larghe masse lavoratrici e popolari dal giogo della cultura borghese. Senza spezzare le catene del capitalismo, non è possibile "liberare i saperi" dalle logiche del mercato e del massimo profitto che li governano. Così come non è possibile stabilizzare le conquiste raggiunte, come dimostra la sistematica distruzione di tutti i diritti strappati dalle Grandi Rivolte del Sessantotto e del Settantasette. Il socialismo è l'unica via d'uscita da quel "modello di sviluppo che schiaccia i diritti e inquina l'ambiente", che altri non è che il capitalismo. Il movimento studentesco La lotta per il socialismo e per cambiare così il carattere fondamentale di classe dell'istruzione è evidentemente una lotta di lungo termine, con la quale però presto o tardi (ci auguriamo il prima possibile) gli studenti, come tutti coloro che aspirano al cambiamento sociale, dovranno confrontarsi. Intanto è possibile ottenere delle conquiste in ambito democratico-borghese. C'è perciò la necessità che le importanti mobilitazioni del 5 e 12 ottobre producano un movimento studentesco combattivo, radicato e unito sull'obiettivo comune fondamentale, ossia fermare la demolizione della scuola e dell'università pubbliche. Un movimento studentesco che si dia piattaforme condivise, a livello locale come nazionale, che affronti le questioni particolari come le questioni generali, bandendo il frazionismo, e impieghi tutte le forme di lotta di massa ritenute necessarie per realizzarle. L'ideale sarebbe dare la parola direttamente agli studenti di ciascuna scuola e facoltà sperimentando l'assemblea generale fondata sulla democrazia diretta. Un movimento studentesco che, infine, dovrebbe porsi come obiettivo immediato la cacciata del governo Monti, legandosi a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche e antifasciste, a partire dagli operai e dai precari in lotta. "Riprendiamoci scuole e università", tuona l'appello del 12 ottobre. Siamo d'accordo. Per questo, anche alla luce del palese annullamento dei poteri delle rappresentanze studentesche, riproponiamo al movimento studentesco di discutere la questione del governo della scuola e dell'università e di battersi per cancellare gli attuali "organi collegiali" e sostituirli con nuovi organi di governo nei quali i rappresentanti studenteschi, eletti e revocabili dall'assemblea generale delle studentesse e degli studenti, abbiano la maggioranza. Il prossimo appuntamento sono le assemblee, occupazioni e autogestioni previste dal 24 al 26 ottobre. Le studentesse e gli studenti marxisti-leninisti si impegneranno affinché possa svilupparsi una stagione di lotta matura e vittoriosa, avanzando la proposta della scuola e dell'università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti. Un altro appuntamento nazionale da non mancare è la manifestazione dal titolo "NoMontiDay" che si terrà a Roma il 27 ottobre. 17 ottobre 2012 |