Mentre milioni di famiglie italiane sono ridotte sul lastrico Superburocrati di stato ricoperti d'oro Mentre il governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale Monti continua a succhiare il sangue alle masse popolari e a fare tabula rasa dei diritti dei lavoratori per salvare il capitalismo italiano dalla bancarotta; gli stipendi d'oro e i vergognosi privilegi e benefit di cui godono i superburocrati e tutta la pletora di alti dirigenti statali non vengono minimamente toccati. La tanto sbandierata "operazione trasparenza" sui redditi percepiti e i patrimoni posseduti dai massimi vertici politici e istituzionali promessa fin dal suo insediamento dal governo Monti si è rivelata un'autentica presa per i fondelli. Con grande clamore il 23 febbraio scorso il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi ha consegnato a Montecitorio un primo elenco dei super manager di Stato che guadagnano oltre 294 mila euro e che rappresenta il tetto massimo di riferimento individuato dal governo nello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione. Intanto va subito chiarito che si tratta di dati molto parziali e incompleti riferiti alla sola posizione stipendiale e fra le altre cose non contemplano ad esempio il cumulo di altri stipendi, le rendite da patrimoni e pacchetti azionari, i benefit e tutta una serie di privilegi e compensi accessori. Dubbi e perplessità sull'incompletezza dei dati che ha ammesso lo stesso ministro Patroni Griffi: "Abbiamo chiesto alle amministrazioni di appartenenza di fornirci l'elenco degli emolumenti degli alti dirigenti che sforano il tetto massimo, individuato dal governo nello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, di circa 294 mila euro. Ma le informazioni ricevute sono al momento incomplete, perché non tutti gli enti hanno inviato i dati richiesti e perché, nell'elenco, mancano i cumuli e cioè gli eventuali stipendi aggiuntivi che i super-manager percepiscono dallo Stato per altri incarichi. E non ci sono neanche i benefit - ha precisato - perché noi abbiamo chiesto la retribuzione da contratto". Ciononostante risulta che i superburocrati italiani sono i più pagati al mondo e lo conferma anche l'Ocse che, nel suo ultimo rapporto (dati 2009) ha certificato che la media degli stipendi degli alti dirigenti statali è di oltre 400 mila dollari l'anno (circa 300 mila euro); la più alta in assoluto che vede in secondo posizione solo la Nuova Zelanda con poco meno di 400 mila e la Gran Bretagna con poco più di 350 mila. Detto questo, risulta che sono circa una sessantina i nomi dei vertici della pubblica amministrazione che superano il tetto dei 294 mila euro, considerata come soglia massima per gli stipendi dei manager pubblici. In testa alla classifica c'è il capo della Polizia, Antonio Manganelli, con i suoi 621.253,75 euro di stipendio annuo, circa 52 mila euro al mese; segno evidente che il regime neofascista ha molto a cuore l'apparato repressivo ed è ben disposto a pagare a peso d'oro chi gli garantisce l'ordine e la sicurezza a suon di manganellate e arresti in tutto il Paese contro chiunque osa scendere in piazza e protesta contro il governo e l'ordine costituito del sistema capitalistico. Posto d'onore, ma con largo margine rispetto a Manganelli, per il ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, che arriva a 562.331 euro. Sul podio anche il capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, terzo con 543.954 euro. In quarta posizione tra manager più pagati c'è il capo di Gabinetto del dicastero dell'Economia, Vincenzo Fortunato, che ha ricevuto 536.906 euro. La quinta retribuzione più alta è quella del capo di Stato maggiore della difesa, generale Biagio Abrate, con 482.019 euro, che precede il direttore dei Monopoli di Stato Raffaele Ferrara (481.214 euro), il capo di Stato maggiore dell'Esercito il generale Giuseppe Valotto (481.021 euro) e il capo di Stato maggiore della Marina Bruno Branciforte (481.006 euro). Al nono posto c'è, invece, un ex aequo: Corrado Calabrò, presidente dell'AgCom, e Giovanni Pitruzzella, numero uno dell'Antitrust, che guadagnano 475.643 euro a testa. In chiusura della top ten, a pochi centesimi di distanza, troviamo il presidente dell'authority dell'Energia, Guido Bortoni, che ha ricevuto 475.643 euro. Quindi: Leonardo Gallitelli, comandante generale dei carabinieri (462.642,56 euro); Giuseppe Bernardis, capo di Stato maggiore dell'Aeronautica (460.052,83 euro); Claudio de Bertolis, segretario generale della Difesa (451.072,44 euro); Giampiero Massolo, segretario generale della Farnesina (412.560 euro). Seguono, in ordine sparso, Gianni Petrucci presidente Coni (400.000 euro); Valeria Termini, Luigi Carbone, Rocco Colicchio e Alberto Biancardi consiglieri authority energia e gas ((396.379 euro); Piero Barucci, Carla Rabitti Bedogni, Antonio Pilati e Salvatore Rebecchini consiglieri Antitrust (396.369,44 euro); Nicola D'Angelo, Sebastiano Sortino, Enzo Savarese, Stefano Mannoni, Antonio Martusciello, Michele Lauria e Roberto Napoli consiglieri AgCom (396.369,44 euro); Giuseppe Procaccini capo di gabinetto del ministero dell'Interno (395.368,40 euro); Antonio Rosati direttore generale Consob (395.000 euro +gratifica annuale); Giuseppe Vegas presidente Consob (387.000 euro); Franco Gabrielli capo Dipartimento della Protezione civile (364.196 euro); Cesare Patrone direttore generale del Corpo forestale dello Stato (362.422,13 euro); Giuliano Quattrone consigliere Inps (333.416,97 euro); Roberto Viola dipendente AgCom (325.203,28 euro); Massimo Pianese direttore generale Inps (322.841,14 euro); Vittorio Conti, Michele Pezzinga, Paolo Troiano e Luca Enriques consiglieri Consob (322.000 euro); Mauro Nori direttore generale Inps (321.053 euro); Maria Grazia Sampietro consigliere Inps (314.371,92 euro); Gabriella Alemanno direttrice dell'agenzia del Territorio, con 307.211 euro ("al netto del contributo di solidarietà"); Giuseppe Baldino consigliere Inps (306.548,79 euro); Marco Di Capua vicario del direttore generale dell'Agenzia delle entrate (305.558 euro al netto del contributo di solidarietà); Attilio Befera direttore dell'agenzia delle Entrate (304 mila euro dal 24 giugno 2011); Nino Di Paolo comandante generale della Guardia di finanza (302.939,25 euro, ora in pensione); Giuseppe Serino capo dipartimento del ministero delle Politiche agricole (300.753 euro); Giuseppe Ambrosio direttore generale del ministero delle Politiche agricole (297.500 euro); Daniela Becchini consigliere Inps (296.208,91 euro); Bruno Brattoli capo dipartimento giustizia minorile (293.029,60 euro); Antonio Perrucci dipendente AgCom (292.858,18 euro); Gaetano Caputi segretario generale Consob (280.000 euro + gratifica annuale). Chiudono: il presidente dell'Istat Enrico Giovannini (300 mila euro) e il presidente dell'Inps Antonio Mastropasqua (216.711 euro). 25 luglio 2012 |