La superpotenza cinese diventa la seconda economia capitalista del mondo Secondo le previsioni nel 2030 raggiungerà gli Usa e occuperà il primo posto Ma il 92% dei cinesi si dichiara infelice La Cina sta per diventare la seconda economia mondiale, sorpassando il Giappone e piazzandosi subito dopo gli Stati Uniti. Il sorpasso di Pechino su Tokyo è stato sancito a agosto dalle statistiche ufficiali sull'andamento delle due economie nel secondo trimestre del 2010: la Cina ha registrato un prodotto interno lordo (pil) di 1.339 miliardi di dollari contro i 1.288 miliardi del Giappone. Tokyo è avanti nel conteggio se si considerano i primi sei mesi dell'anno ma la rincorsa al sorpasso è oramai partita e secondo gli analisti economici si concluderà con successo nell'ultimo trimestre dell'anno. Anche se il tasso di crescita dell'economia cinese potrebbe rallentare e scendere sotto le percentuali record di oltre il 10%, per effetto del rimbalzo della crisi economica mondiale che comunque ha colpito più pesantemente il Giappone. Nel 2007 la Cina aveva sorpassato la Germania e ora il Giappone. Prossimo obiettivo il sorpasso degli Usa e la conquista della palma della prima potenza capitalista del mondo. Il divario con gli Stati Uniti è ancora molto ampio tanto che nel 2010 il pil della Cina sarà di circa un terzo di quello americano, 5.000 miliardi di dollari contro circa 15mila. Ma la crescita diseguale tra le due superpotenze concorrenti porterà al sorpasso, le differenze tra gli analisti economici stanno solo su quando avvverrà l'evento. In un recente passato la previsione più accreditata era che la Cina avrebbe superato gli Stati Uniti solo nel 2050. Oggi la data più citata è il 2035 ma varie stime accorciano ancora di più l'intervallo di tempo. Se la crescita economica della Cina fosse rimasta ai tassi del 10% annuo gli Usa sarebbero stati raggiunti in poco più di una decina di anni; secondo le ultime previsioni della Banca Mondiale e della Goldman Sachs il sorpasso potrebbe avvenire nel 2027. Tra l'altro notiamo che l'aggiornamento delle classifiche economiche segnalano che anche il Brasile guadagna posizioni e si piazza all'ottavo posto dietro l'Italia, preceduta da Gran Bretagna, Francia e Germania. Un'altra indagine afferma che il "miracolo economico" cinese è pagato in prima persona dalla classe operaia e dalle masse popolari della Cina. Ricercatori dell'università Tsinghua, in seguito alla pesante catena di suicidi tra gli operai della Foxconn di Shenzhen, hanno sondato un campione rappresentativo di centomila cinesi a Pechino, Shanghai, Shenzhen e in dieci villaggi rurali e il risultato della loro indagine è stato che il 92% si è dichiarato infelice. Un altro 57% della popolazione si è dichiarata "estremamente scontenta" e il 70% si considera "spaventato dalle difficoltà della vita". Il 39% afferma di essere consumato dall'insonnia e otto salariati su dieci sono dipendenti dai farmaci. Solo il 3% ha detto di essere "soddisfatto". Le ragioni dell'infelicità stanno nei salari insufficienti, nelle condizioni di lavoro insopportabili, nella concorrenza professionale spietata, nelle disuguaglianze sociali esplosive e nei pesanti mutui contratti per la casa. I migranti dalle zone rurali soffrono di "sradicamento", i residenti metropolitani di "solitudine", gli anziani di "abbandono e assenza di assistenza medica", gli studenti di "ansia da prestazione e paura della disoccupazione", gli operai di "espulsione dalla famiglia e trattamento disumano". L'indice di felicità del paese negli ultimi dieci anni è sceso al 2,17, rispetto ad un massimo di 5, è tra i più bassi del mondo e pone la Cina all'ultimo posto sia tra le potenze economiche che tra le nazioni in via di sviluppo. 8 settembre 2010 |