I Taleban attaccano la base aerea USA a Kabul Lo scorso 10 maggio un comunicato diffuso dai talebani annunciava l'inizio dell'offensiva di primavera contro "gli Usa occupanti, il personale militare della Nato, i consulenti stranieri, le spie che si fingono diplomatici stranieri e i membri del governo-fantoccio di Karzai". L'offensiva era denominata operazione al-Faath (vittoria) "perché il Jihad è l'unico mezzo per raggiungere la meta, il ritiro immediato e senza condizioni di tutte le forze straniere dall'Afghanistan. Al-Faath implicherà operazioni di guerriglia, azioni in diverse città, blocco di strade verso i centri militari, uso di ordigni esplosivi, assassinio di funzionari del governo, cattura di invasori stranieri e uso di attentatori suicidi". Il comunicato raccomandava alle ditte straniere impegnate in lavori infrastrutturali di sospenderli e agli investitori esteri che appoggiano gli interessi degli Usa di cessare la loro attività. E concludeva chiedendo "ai coraggiosi mujaheddin di fare attenzione alla vita e alla proprietà della gente e di fare ogni sforzo per proteggerli durante le operazioni". Il principale attacco organizzato dalla resistenza afgana si è svolto il 19 maggio contro Bagram, la grande base aerea a nord di Kabul che è una delle principali e meglio difese strutture organizzate dagli Usa con l'occupazione del paese iniziata a fine 2001. Secondo la versione diffusa dal comando americano, un gruppo di attentatori suicidi, alcuni dei quali in uniformi simili a quelli delle forze della Nato, ha cercato di entrare nella base. Una volta scoperti e bloccati i miliziani hanno ingaggiato battaglia con gli occupanti mentre dalla zona circostante altri attaccanti colpivano la base coi razzi. Il combattimento è durato otto ore e l'attacco è cessato solo dopo il massiccio intervento degli elicotteri americani che hanno bersagliato l'area attorno alla base. Il giorno precedente, il 18 maggio, cinque soldati americani, due canadesi e un'altra decina di persone erano stati uccisi in un attacco suicida nel cuore della capitale Kabul. Un kamikaze si è lanciato con un'autobomba contro un convoglio composto da Suv blindati delle truppe Usa nei pressi del palazzo del Parlamento e di una base della forza internazionale di occupazione Isaf. Il 17 maggio i talebani avevano colpito un convoglio militare della Nato diretto a Herat; una mina nascosta ai lati della strada aveva distrutto un blindato causando la morte di due soldati italiani e il ferimento di altri due. Il comando Usa si prepara a lanciare l'offensiva nell'area di Kandahar, una provincia in gran parte sotto il controllo dei talebani, concentrando nella zona una decina di battaglioni americani, britannici e canadesi. Stando ai preparativi si tratterebbe della campagna più intensa nei nove anni di occupazione del paese. Ma la resistenza non sta a guardare e secondo gli stessi rapporti del Pentagono gli attacchi dei talebani sono quasi raddoppiati negli ultime sei mesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono più che triplicati gli attacchi con ordigni improvvisati. Dal 2001, i soldati americani, che costituiscono i due terzi dei 130 mila militari del contingente di occupazione, hanno registrato 1071 morti; nel bilancio delle perdite segue la Gran Bretagna con 285 morti, il Canada con 144, la Germania con 43, la Francia con 41, la Danimarca con 31, la Spagna e l'Italia con 28, l'Olanda con 23. Per un totale di 1.767, comprendente altri 76 militari uccisi degli altri paesi che partecipano all'occupazione imperialista del paese. 26 maggio 2010 |