I talebani attaccano nel cuore di Kabul Colpiti palazzi del governo afghano Il 18 gennaio scorso, a un mese dall'insediamento del presidente Karzai riconfermato dalle elezioni farsa e nel giorno in cui si apprestava a ricevere il giuramento di 14 dei 25 ministri che andranno a comporre il nuovo governo, i talebani hanno attaccato nel cuore della capitale. Il centro di Kabul è stato colpito da una serie di razzi, lanciati dalle colline che circondano la città, mentre un gruppo di talebani si dirigeva verso la residenza di Karzai, la Banca centrale, i ministeri di Finanze, Miniere e Giustizia tenendo testa all'intervento dell'esercito governativo e alle forze di occupazione imperialiste per alcune ore. Lo scontro a fuoco si è sviluppato presso l'hotel Serena, dove alloggiano giornalisti e operatori stranieri, e due grossi centri commerciali. Una nube nera che si è levata dal palazzo della compagnia di telecomunicazioni Afghan Telekom indicava uno dei punti degli scontri che sono stati fra i maggiori da un anno a questa parte, dal febbraio del 2009 quando un commando della guerriglia attaccò anche allora diversi ministeri. L'inviato speciale di Obama per la regione, Richard Holbrooke, ha cercato di minimizzare l'attacco dei talebani, definendolo un gesto da "disperati"; un attacco che invece testimonia la vitalità della resistenza contro l'occupazione, tutt'altro che rinchiusa in un angolo e capace di colpire il cuore della capitale nonostante la città sia super blindata. L'attacco dei talebani è avvenuto alla vigilia della Conferenza sull'Afghanistan, convocata a Londra il 28 gennaio, alla quale il fantoccio Karzai si presenta in condizione di evidente debolezza, con esercito e polizia addestrati e sempre più armati dagli occupanti imperialisti e che dovrebbero assumersi la responsabilità del controllo in alcune province dall'inizio del 2011 ma che non sono in grado di garantire né il controllo del paese né una protezione efficace nella stessa capitale. E con un governo che non ha ricevuto nemmeno il pieno appoggio del parlamento che ha bocciato 11 dei 25 ministri presentati da Karzai. Il presidente vuole rinnovare l'assemblea e ha indetto le elezioni politiche per il 18 settembre. In prima battuta erano previste il 22 maggio prossimo ma persino Usa e Gran Bretagna hanno premuto affinché fossero rinviate oltre il 2010, in modo da evitare una seconda farsa elettorale e il ripetersi certo dei brogli che hanno segnato le recenti presidenziali. 27 gennaio 2010 |