A Tallinn, Estonia Difendono col corpo il monumento all'Armata Rossa La polizia carica: un morto, 56 feriti, 800 fermati In Polonia infuria la "pulizia" degli ex comunisti Il 26 aprile la polizia estone ha caricato i dimostranti che col corpo difendevano il monumento ai militari dell'Armata rossa caduti nel 1944 nei combattimenti per la liberazione dell'Estonia dai nazisti e che il governo di Tallinn ha deciso di smantellare. L'intervento della polizia con bastoni, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla radunata a difesa del monumento ha causato un morto, almeno 56 feriti e circa 800 dimostranti fermati. Gli scontri a Tallin sono proseguiti per tutta la notte del 26 aprile e nel giorno successivo mentre erano in corso altre manifestazioni di protesta in altre città dell'Estonia promosse dalla minoranza russa, 300 mila persone su 1,3 milioni di persone, che vive nel paese. Secondo quanto riportato da giornalisti stranieri è stata la polizia a attaccare i dimostranti, a fare largo uso di pallottole di gomma e a picchiare selvaggiamente i manifestanti fermati. Fin da poco dopo la proclamazione dell'indipendenza, nel 1991, la rimozione della statua di bronzo e dei resti dei soldati dell'Armata rossa sepolti in una fossa comune, che compongono il monumento in ricordo della dura battaglia per la liberazione di Tallin eretto nel 1947 nel parco Tionismagi, è divenuta una questione importante nella campagna anticomunista alimentata dal regime di Tallinn, una campagna attivata per colpire la minoranza russa e per tagliare i ponti con Mosca e avvicinarsi all'Unione europea dove è entrata nel 2004. Lo scorso anno il primo ministro Ansip si era rifiutato di partecipare alle celebrazioni a Mosca per il sessantesimo della fine della guerra e aveva proposto per l'Estonia un proprio "giorno del ricordo" in memoria di "tutte le vittime, dalle due parti". Un riferimento esplicito a favore dei caduti fra i collaborazionisti estoni arruolati nelle SS; tra l'altro l'anno scorso un corteo di ex collaborazionisti delle SS è sfilato indisturbato per le vie di Tallinn. La minoranza russa difendeva il monumento in onore dei soldati caduti per la liberazione dai nazisti e come simbolo della propria identità e del proprio diritto a restare in Estonia. All'inizio dell'anno il governo decideva di trasferire il memoriale e le tombe sottostanti in un cimitero militare. Il 15 febbraio il parlamento estone approvava una legge che prevedeva lo smantellamento di tutti i monumenti ai soldati sovietici e il trasferimento delle loro tombe fuori dal centro di Tallinn. Il presidente Ilves si rifiutava di firmare la legge perché "non in linea con la Costituzione" e la rimandava in parlamento. Restava comunque la decisione del governo che doveva essere applicata dopo il 9 maggio, dopo le celebrazioni russe della vittoria finale sulla Germania hitleriana. Una decisione anticipata al 26 aprile e imposta con la forza dalla polizia che attaccava e cacciava i dimostranti a difesa del monumento e permetteva lo spostamento della statua. Il furore anticomunista dei reazionari estoni viaggia di pari passo con quello dei colleghi polacchi che hanno scatenato nel paese una vera e propria caccia alle streghe. La legge obbliga più di 700 mila persone tra cui giornalisti, docenti universitari, avvocati, politici, insegnanti, giudici e intellettuali a confessare se abbiano o meno collaborato col passato regime revisionista fino al 1989. Dovranno compilare dei moduli che verranno inviati all'Istituto della memoria di Varsavia, il tribunale dell'inquisizione anticomunista che procederà alla verifica delle dichiarazioni comparandole con quanto contenuto negli archivi dei servizi segreti. L'autodenuncia richiesta dal regime di Varsavia è simile a quella già effettuata nove anni fa con l'aggravante che in caso di non compilazione del modulo è previsto il licenziamento e l'allontanamento da qualsiasi carica pubblica. Una legge maccartista voluta dal governo ultranazionalista, xenofobo e liberticida del premier Jaroslaw Kaczynski per togliere di mezzo gli oppositori. 9 maggio 2007 |