La corruzione è connaturata al capitalismo Tangentopoli infinita Ormai non passa giorno senza che si debba assistere a sempre nuovi scandali e casi giudiziari riguardanti vicende di corruzione, tangenti e ruberie varie da parte di esponenti politici e amministratori pubblici di ogni livello e appartenenza politica. Non si era ancora attenuato il botto per lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena in cui è coinvolto il PD, che è esploso lo scandalo Finmeccanica, con l'arresto del suo presidente Orsi, per una vicenda di tangenti sulla vendita di elicotteri all'India che si sospetta siano rientrate in parte in Italia a beneficio della Lega, e segnatamente del suo leader Maroni, sponsor di Orsi. A seguire si sono poi avuti in rapida successione l'incriminazione per associazione a delinquere del dimissionario presidente della Lombardia, il berlusconiano Formigoni, la condanna in primo grado a quattro anni dell'ex presidente PDL della Regione Puglia, Fitto, l'arresto per bancarotta fraudolenta del piduista Angelo Rizzoli, l'arresto del finanziere Proto e del presidente del Cagliari calcio, Cellino, dando con ciò l'impressione di un fenomeno dilagante e facendo parlare molti commentatori di una nuova tangentopoli. Un'impressione confermata anche dalla relazione del presidente della Corte dei conti all'inaugurazione dell'anno giudiziario, secondo cui tangenti e corruzione sono diventati "un problema sistemico, che si annida in tutte le pieghe della pubblica amministrazione" e che "pregiudica l'economia del paese". La Corte dei conti valuta infatti la perdita economica a causa della corruzione in ben 60 miliardi l'anno, senza contare i danni indiretti alla collettività in termini di cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, dei servizi e delle opere pubbliche. In realtà non di una nuova tangentopoli si tratta, bensì della continuazione, in maniera ancor più estesa e incallita, del fenomeno esploso vent'anni fa; e che da allora non si è mai arrestato, casomai ha lavorato sotto la superficie del Paese fino a corroderlo completamente dal di dentro come un cancro. Certo, rispetto al '92-93 sono cambiate le forme, ma non la sostanza del fenomeno corruzione. Oggi non c'è solo la classica mazzetta che prevaleva allora, ma si praticano molti altri mezzi di corruzione, i più svariati e bassi, che possono essere posti di lavoro e consulenze per il corrotto e i suoi familiari e amici, case in affitto agevolato o addirittura regalate "a loro insaputa" (vedi Scajola), vacanze da nababbi, panfili in comodato gratuito e cene in ristoranti esclusivi (vedi Formigoni), frotte di "escort" fornite dalla 'ndrangheta ad assessori servizievoli, e così via. Diffusione capillare e a tutti i livelli della corruzione Al tempo di tangentopoli a rubare allo Stato e all'amministrazione pubblica erano soprattutto i partiti borghesi, con la tacita scusa che era necessario per autofinanziarsi e non dover dipendere dalle lobby e dai potentati privati. Tant'è vero che ad essere esposti ed incappare nelle maglie della magistratura erano soprattutto i tesorieri dei partiti, che raccoglievano le mazzette e le distribuivano tra le varie correnti. Oggi si assiste invece ad una diffusione capillare della corruzione, delle ruberie e del sistema delle tangenti su tutto il territorio nazionale e ad ogni livello gerarchico, dai ministri, ai sottosegretari, ai presidenti di Regione e di Provincia e relativi assessori, ai neopodestà e alle giunte comunali, e giù giù fino all'ultimo degli amministratori pubblici, che rubano innanzi tutto per sé stessi e per le proprie cosche. Ma quel che è peggio, rispetto ad allora, è che oggi i partiti borghesi non hanno nemmeno più bisogno di rubarli i soldi della collettività, perché hanno trovato il modo di spartirseli legalmente. Il finanziamento pubblico dei partiti parlamentari, già bocciato con referendum e reintrodotto sotto forma di "rimborsi elettorali", infatti, ha raggiunto oggi livelli mostruosi, ed è la prima fonte della corruzione, dei favoritismi, del nepotismo e degli arricchimenti facili a spese dei contribuenti che sta dilagando come una metastasi. È sotto gli occhi di tutti il livello toccato dal saccheggio dei fondi pubblici, dove si è arrivati col sistema dei "rimborsi spese" a farsi pagare di tutto, dal Suv al telefonino, dalle ostriche alle cartucce da caccia. E come mostrano le cronache giudiziarie questo disgustoso andazzo è praticato indistintamente da tutti i partiti della destra e della "sinistra" borghese; anche da quelli arrivati più tardi alla mangiatoia, come il PD, i cui scandali (Penati, Lusi, Mps, solo per citare i più grossi) si stanno intensificando ed aggravando di pari passo con la sua degenerazione liberale borghese. Per non parlare poi di quei partiti e personaggi, come la Lega, e i vari Bossi, Fiorito, Polverini, Di Pietro, e chi più ne ha più ne metta, che al tempo di tangentopoli agitavano cappi, gridavano "Roma ladrona", tiravano monetine o svolgevano requisitorie contro i corrotti e i tangentisti, e che oggi vengono beccati anch'essi uno dopo l'altro con le mani nel sacco al pari e peggio di quei corrotti e ladri della prima repubblica che vent'anni fa hanno contribuito a spazzare via. Le tangenti e l'"interesse nazionale" Oggi si è arrivati addirittura a teorizzare apertamente l'inevitabilità e anzi l'utilità delle tangenti per fare affari e mandare avanti l'economia del Paese: come ha fatto il neoduce Berlusconi, che dopo l'arresto di Orsi si è spinto a dichiarare senza pudore che "la tangente è un fenomeno che esiste ed è inutile ignorare la realtà. Pagare una tangente all'estero è un fenomeno di necessità". Per scagliarsi subito dopo contro i magistrati accusati di "autolesionismo" e "masochismo" perché con le loro inchieste danneggerebbero l'interesse nazionale. Una cosa che detta dal più grande corruttore e inquisito dell'ultimo ventennio suscita sdegno, anche se non è certo una novità, ben conoscendo il suo odio per i magistrati che fanno il loro dovere perseguendo i politici e gli imprenditori corrotti. Ma ciò che provoca ancor più indignazione è che la stessa vergognosa tesi della supremazia dell'interesse nazionale sopra ogni altra esigenza di giustizia e di verità sia stata sostenuta, con parole solo più ipocrite, dal rinnegato Napolitano, quando in un'intervista al Sole 24 Ore online, a proposito dell'inchiesta su Mps e rivolgendosi senza nominarli a magistrati e giornalisti, ha chiesto che si "manifesti quella consapevolezza dell'interesse nazionale cui sono di certo sensibili tutte le forze responsabili, ferma restando la netta distinzione tra la doverosa azione penale e le riconosciute condizioni di stabilità della banca oggetto d'indagine". Siamo insomma in presenza, come già detto avanti, non di una nuova tangentopoli, come se ci fosse stata una pausa di vent'anni dopo la prima, ma di una tangentopoli continua e infinita. E non potrebbe essere altrimenti, perché la corruzione, le tangenti, il furto e lo spreco di denaro pubblico, sono elementi connaturati al sistema capitalista e allo Stato borghese. Un sistema che è fondato sullo sfruttamento dell'operaio e il furto del plusvalore da esso prodotto per costituire il capitale, sulla legge del massimo profitto e sull'imperativo "arricchitevi", non può essere per definizione "onesto", "etico", rispettoso di "regole"; e la corruzione non è una sua "anomalia", ma un suo costituente indispensabile, senza il quale la sua economia e la sua macchina statale non potrebbero funzionare. Solo con l'abbattimento del capitalismo e l'instaurazione del socialismo, perciò, potrà essere iniziata e vinta una vera battaglia per estirpare per sempre la corruzione dalla società. 27 febbraio 2013 |