Come rappresaglia alle 11 sentenze della magistratura che impongono alla Fiat di trattenere le quote sindacali Tassa di Marchionne sulle quote versate dagli operai alla Fiom È una vera e propria rappresaglia quella della Fiat che ha fissato una sorta di tassa di 7 o 8 euro sullo stipendio mensile di ogni operaio che paga i contributi sindacali degli iscritti a FIOM-CGIL. La decisione è arrivata proprio dopo l'ondata di ben 11 sentenze di altrettanti giudici del lavoro che hanno stabilito la responsabilità del Lingotto e di varie aziende del gruppo Fiat per condotta antisindacale, tutte citate in giudizio da FIOM-CGIL dopo che si erano rifiutate di prelevare le quote associative degli iscritti alla CGIL (15 euro al mese circa) dalle buste paga dei dipendenti. Una decisione, quella del Lingotto, presa da quando la FIOM di Maurizio Landini aveva rifiutato di firmare il "contratto Mirafiori" secondo cui la Fiat aveva cessato l'opera di sostituto di imposta, appellandosi allo Statuto dei lavoratori nella sua versione odierna: in pratica, non era più compito dell'azienda - secondo l'interpretazione del gruppo Fiat - sostenere il sindacato. La Fiat dopo il rifiuto della firma del "contratto Mirafiori" da parte della FIOM ha iniziato contro questo sindacato la guerra aperta, le ha negato il diritto alla rappresentanza in fabbrica, ha ordinato la chiusura delle salette dedicate alla FIOM in tutti gli stabilimenti del gruppo, cosa che ha costretto il sindacato ad allestire sedi di fortuna come camper e tendoni collocati davanti ai cancelli. I metalmeccanici della FIOM hanno insomma dovuto ripartire da zero e anzi hanno trascinato il gruppo Fiat in Tribunale chiamandolo in causa per la condotta seguita in undici stabilimenti e ottenendo una sfolgorante vittoria giudiziaria: come si è detto in undici casi su undici è arrivata la condanna nei confronti dei padroni, tra l'altro, a ripristinare la funzione di sostituto d'imposta. Le quote dei lavoratori destinate al sindacato vanno cedute, lo ha stabilito il giudice e non si può impedirlo, e da qui è partita la rappresaglia della Fiat di Marchionne che ha ordinato ai suoi legali di spedire dagli inizi di maggio migliaia di lettere ai dipendenti in cui viene annunciata la detrazione di una cifra variabile tra i 7 e gli 8 euro dallo stipendio giustificata dalla necessità di coprire le cosiddette spese di amministrazione sostenute dalla Fiat. In modo particolare nelle lettere i legali scrivono che "le società da noi rappresentate ritengono di avere diritto comunque a ottenere il pieno e totale rimborso di ogni qualsivoglia onere conseguente alle attività di carattere gestionale, amministrativo e contabile". Landini ha dichiarato, sconcertato, che si tratta di una vera e propria odiosa tassa sulla libertà sindacale, un provvedimento storicamente mai visto che ha il solo ed evidente obiettivo di intimidire i lavoratori iscritti al sindacato. 23 maggio 2012 |