Terremoto e tsunami devastano il Giappone Decine di migliaia di morti e di dispersi, decine di migliaia di edifici distrutti, città e villaggi rasi al suolo, mezzo milione di senza tetto Disastro nucleare: fuori controllo la centrale di Fukushima Una fortissima scossa di terremoto ha colpito l'11 marzo la parte nordorientale del Giappone. Il sisma, che ha avuto il suo epicentro nel Pacifico, a circa 130 chilometri al largo delle coste della prefettura di Miyagi, ha fatto registrare il livello di magnitudo 8.9 sulla scala Richter, il più forte mai registrato nell'arcipelago nipponico. La potente scossa ha innescato una serie di tsunami che si sono abbattuti con onde di dieci metri lungo i cinquecento chilometri della costa nordorientale. Per dare un'idea della potenza terrificante del sisma basti pensare che ha spostato l'asse terrestre di dieci centimetri e a poche ore di distanza un'onda alta due metri ha investito il porto di Crescent, nel nord della California, dall'altra parte del Pacifico. Il premier giapponese Naoto Kan dichiarava lo stato d'emergenza e inviava mezzi e uomini dell'esercito nelle aree aree colpite dal sisma e dallo tsunami. Il governo di Tokyo sembrava mantenesse il controllo della situazione, nonostante l'eccezionalità della scossa, e dalle prime stime sembrava che i morti potessero essere poco più di mille. Nella serata dell'11 marzo un portavoce del governo annunciava ufficialmente una "piccola fuga radioattiva dal reattore n.1" della centrale di Fukushima dovuta al fatto che la procedura automatica di raffreddamento dei reattori era stata interrotta a causa di un black out elettrico. Anche se all'esterno dell'impianto si registravano valori di radiazioni molto superiori alla norma. Il portavoce comunicava che in breve tempo la situazione sarebbe tornata alla normalità grazie all'intervento dei tecnici che avevano utilizzato le sufficienti scorte di liquido per il raffreddamento del nucleo. Una minimizzazione di un pericolo che già il giorno successivo sarebbe stata sbugiardata dall'esplosione in uno dei sei reattori della centrale e dall'emissione di una nube radioattiva. Basterà poco tempo anche per capire che le vittime di terremoto e tsunami saranno almeno diverse decine di migliaia. Le prime immagini e le notizie frammentarie che arrivavano dalla zona colpita dal disastro mostravano intere città distrutte dallo tsunami a partire dalla città capoluogo Sendai; nella prefettura di Miyagi e in quella di Iwate risultavano disperse almeno 80 mila persone. Cancellata la città di Sukagawa, spazzata via dall'acqua tracimata dalla diga di Fujinuma, spezzata in due dal sisma. Oltre mezzo milione i senzatetto, 30 mila edifici distrutti e 50 mila pericolanti, 600 città e villaggi isolati per la caduta delle strade cancellate dalle oltre 200 violente scosse di assestamento del terremoto e dallo tsunami. I sopravvissuti hanno trovato rifugio nei pochi edifici rimasti in piedi, nelle tendopoli allestite dal governo. Mancano di tutto. E sono i primi esposti al pericolo del disastro nucleare se non sarà arrestato il tracollo della centrale di Fukushima. Nelle prefetture di Miyagi, Ibaraki e Fukushima, al momento della prima grande scossa, erano attivi 11 reattori. Nel Giappone, terza potenza capitalistica mondiale, considerato un modello per la prevenzione degli effetti devastanti dei terremoti, il sistema di allarme era scattato con una decina di secondi di anticipo sul sisma ma non era collegato alle centrali nucleari: gli impianti dovevano essere coperti da una rete speciale che però era ancora in fase di prova al momento del sisma. I reattori si sono fermati ma dato che per il loro spegnimento effettivo ci vogliono alcuni giorni, devono essere continuamente raffreddati per dissipare il calore che continua a essere prodotto. Un meccanismo che a Fukushima, dove i reattori sono vecchi di 40 anni, si è inceppato e in alcuni reattori si sono verificate esplosioni che hanno tra l'altro creato nubi tossiche, cariche di iodio 131 e cesio 137, portate lontano dal vento. La portaerei americana "Ronald Reagan", giunta per aiutare nelle operazioni di soccorso, il 14 marzo ha lasciato velocemente la costa orientale del paese poiché l'equipaggio era stato contaminato dalle radiazioni dopo aver attraversato una nube in mezzo al Pacifico. Il governo di Tokyo continuava a minimizzare la pericolosità della situazione nella centrale atomica e toccherà il 15 marzo agli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) spiegare la dinamica del disastro: "La terribile scossa di venerdì ha interrotto il flusso di energia elettrica. Sono entrati in funzione i generatori e le pompe hanno continuato ad immettere acqua assieme al boro, un elemento che ritarda la fissione del nocciolo. Sembrava fatta. Poi è arrivato lo tsunami e ha distrutto i capannoni che ospitavano i generatori. Fukushima 1 era scoperta. L'acqua non arrivava più ai tre reattori, le barre di combustibile hanno iniziato a scaldarsi oltre misura". I tecnici della centrale hanno utilizzato anche l'acqua del mare ma non sono al momento ancora riusciti a raffreddare sufficientemente i reattori, dai quali sono partite una serie di esplosioni e di fughe radioattive, anticamera del pericolo di un ancora più grave disastro nucleare. 16 marzo 2011 |