Il terrorismo "BR" è controrivoluzionario e anti marxista-leninista Il giorno stesso del blitz antiterrorismo contro le cosiddette "nuove BR" i mass-media di regime, con in testa il Tg1 e il Tg3 imbeccati dal governo, hanno parlato di "arresti negli ambienti dei marxisti-leninisti", nel tentativo di coinvolgere i veri marxisti-leninisti italiani, ossia il PMLI, nelle attività clandestine del sedicente "partito comunista politico-militare". Uno sporco tentativo andato a vuoto, sia per palese mancanza di elementi a supporto, sia per l'immediato e durissimo comunicato dell'Ufficio stampa del PMLI. Ma intanto a questa falsità è stata data la massima risonanza mediatica, e questo è un fatto gravissimo. Come non vedere, dietro tutta questa inquietante vicenda, una chiara manovra anti marxista-leninista? E come non vedere, in parallelo con essa, il tentativo del governo guerrafondaio e interventista del democristiano Prodi, di sfruttare il blitz antiterrorismo per creare un clima intimidatorio e alzare la tensione a pochi giorni dalla grande manifestazione nazionale di Vicenza No Dal Molin per farle terra bruciata intorno? Questo doppio obiettivo che spunta chiaramente dietro la retata antiterrorista nel Nord induce anche ad un'altra riflessione: chi sono questi presunti "brigatisti", come si spiega il loro legame con la criminalità comune e la mafia, quali obiettivi si propongono e in che rapporto cercano di porsi con i movimenti di lotta che stanno sorgendo contro la politica antipopolare, liberista, clericale e imperialista del governo Prodi? Intanto va detto subito che essi non hanno nulla a che vedere col marxismo-leninismo-pensiero di Mao, neanche in modo puramente nominale, dal momento che nella loro fraseologia e nei loro documenti farneticanti e confusi non c'è assolutamente niente, salvo qualche sporadico e improprio richiamo al "marxismo-leninismo-maoismo", che rimandi alla teoria, agli insegnamenti, alla pratica e all'esperienza dei grandi Maestri del proletariato internazionale sull'educazione e l'organizzazione delle masse nelle lotte quotidiane e a lungo termine, sulla costruzione del partito del proletariato e sull'arte della preparazione e dell'attuazione della rivoluzione socialista. C'è al contrario un'ossessiva esaltazione dell'azione cospirativa e armata del "partito comunista politico-militare". C'è una concezione individualistica, settaria e di piccolo gruppo della lotta politica. C'è la teorizzazione di un'inesistente situazione pre-insurrezionale che aspetterebbe solo la scintilla dell'azione "brigatista" per esplodere. E c'è infine un'esplicita rivendicazione di continuità con l'esperienza terroristica, fallimentare e oggettivamente controrivoluzionaria, delle sedicenti "Brigate rosse" degli anni '70-80. Bisogna chiedersi poi dove credono di andare, se il loro programma per "fare la rivoluzione" consiste nel compiere attentati a Berlusconi, a Ichino, al quotidiano "Libero", a sedi di Mediaset e Sky e così via, come sembrerebbe dalle intercettazioni degli inquirenti. Essi sono verosimilmente dei gruppi costituiti da anarchici, operaisti, spontaneisti e trotzkisti, gravitanti ai margini dei centri sociali, egemonizzati però da elementi più anziani superstiti delle vecchie "BR", decimate dagli arresti e dai "pentiti", che tentano di rimettere in piedi l'organizzazione militare terroristica su nuove basi "movimentiste"; cioè anche infiltrandosi e cercando di mettere radici nel sindacato e nei movimenti di lotta contro la guerra, il precariato, ecc. Con poco o punto successo, va detto, e anzi facendosi strumento di oscure manovre, visto che con tutta la loro organizzazione "militare" erano attentamente spiati e seguiti dalla Digos; e tantopiù se fosse vero anche, come riporta il quotidiano neofascista del provocatore Vittorio Feltri "Libero", notoriamente legato ai servizi segreti e quindi ben informato, che avevano un infiltrato al loro interno che riferiva tutte le loro mosse alla polizia: come il famoso "frate mitra" infiltrato nelle prime "BR" che fece arrestare Curcio e Franceschini (il quale ultimo, fra l'altro, ammise in seguito che le "BR" erano eterodirette dai carabinieri e dai servizi segreti). Se si tiene presente tutto questo, e ci si aggiunge anche la tempistica molto sospetta con cui queste "nuove BR" sono state tirate fuori dal cappello, per l'appunto alla vigilia della manifestazione di Vicenza, si dovrebbe cominciare a vedere chiaramente i contorni dell'operazione. Tutte le volte che come a Vicenza si presenta l'occasione di un salto di qualità nella lotta di classe, ecco spuntare regolarmente il terrorismo sedicente "rosso" ad intorbidare le acque e a fornire il pretesto al governo e alle "forze dell'ordine" per isolare, intimidire e reprimere il movimento di lotta, e ai partiti del regime per riprenderne il controllo e farlo rifluire e spengere. Se poi questo governo è di "centro-sinistra", e non solo si è smascherato come continuatore del precedente governo neofascista Berlusconi, ma anche la sua copertura a sinistra rappresentata dalla "sinistra radicale" si è parecchio screditata per il suo evidente servilismo e opportunismo, allora può far molto comodo al governo stesso inventare un falso legame tra i marxisti-leninisti e il terrorismo brigatista. Ciò allo scopo di isolare il partito del proletariato, ossia il PMLI, e impedire che le masse in lotta che non si sentono più rappresentate si incontrino con esso, individuandolo come vera alternativa politica ai partiti rinnegati, riformisti e falso comunisti, l'unico che smaschera e combatte da sinistra e fino in fondo il governo della "sinistra" borghese. Ma il terrorismo non soltanto non ha nulla a che fare col marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la lotta per il socialismo, bensì ne è l'antitesi, un acerrimo nemico, che insieme all'ultrasinistrismo e all'avventurismo piccolo-borghesi frantuma il movimento di massa e lo spinge al suicidio. Lo insegna l'esperienza successiva ai grandi movimenti rivoluzionari del '68 e soprattutto del '77, quando il terrorismo di "sinistra" ha finito per bruciare un'intera generazione di giovani rivoluzionari (molti dei quali irretiti in buona fede da imbroglioni ultrasinistri oggi quasi tutti "pentiti" e passati al parlamentarismo, al riformismo, ai partiti del regime al soldo del capitalismo), ed è servito alla classe dominante borghese e alla P2 che ne tiravano sapientemente i fili per fascistizzare lo Stato e instaurare la seconda repubblica neofascista, presidenzialista, federalista e imperialista oggi dominante. La rivoluzione e i compiti attuali dei rivoluzionari Il fatto è che la rivoluzione, come insegnano i Maestri e la storia del movimento comunista e operaio internazionale, e come dimostrano le rivoluzioni socialiste effettivamente realizzate, ha i suoi tempi di maturazione e preparazione, ed è impossibile saltarli o tagliarli: un pugno di uomini non può sostituirsi alle masse e al paziente lavoro del Partito marxista-leninista nell'educarle, unirle e organizzarle per fare e vincere la rivoluzione socialista. Specie oggi che la situazione non è rivoluzionaria e occorre far recuperare alla classe operaia la coscienza di classe per sé dopo la devastazione ideologica e politica operata dai partiti sedicenti comunisti rinnegati e riformisti della "sinistra" borghese. Noi non sappiamo se gli arrestati e gli indagati siano effettivamente dei terroristi oppure no. Lo accerterà la magistratura, anche se non ci fidiamo più di tanto. Anzi abbiamo delle forti perplessità. Temiamo infatti che sia stato sollevato un grande polverone per criminalizzare i sindacati, i movimenti di massa, i centri sociali, le organizzazioni che si oppongono da sinistra al governo Prodi e alla sua politica imperialista, interventista e guerrafondaia e antipopolare. Questo è assolutamente inaccettabile e bisogna dare battaglia. No alla "caccia alle streghe", no alle liste di prescrizione, no alla "revisione" del linguaggio secondo il galateo politico borghese, no alla "ripulitura" e alla emarginazione dei movimenti e degli organismi di massa, come i sindacati, che non stanno al gioco del governo e delle istituzioni borghesi. Tuttavia i fautori del socialismo e tutti coloro che ricercano la strada per liberare l'Italia dal capitalismo, dalla classe dominante borghese e dal loro Stato devono stare bene attenti a non cadere nel terrorismo "BR" e a non coprirlo in alcun modo. Esso è nemico della lotta di classe per il socialismo, così come lo sono il riformismo, il parlamentarismo e il pacifismo. La lotta armata è una cosa troppo seria che non può essere gestita dalla piccola borghesia rivoluzionaria individualista, esasperata, frustrata e sbandata. È un'opera delle masse ed è il Partito marxista-leninista, ripetiamo, che la prepara, la gestisce e la dirige. Vi dovremo arrivare, ma non imponendola alle masse e per scelta soggettiva ma come maturazione delle masse e per una necessità oggettiva per arrivare alla conquista del potere politico da parte del proletariato. Ma ora è il momento di concentrare tutte le forze dei fautori del socialismo e dei sinceri e autentici rivoluzionari nella costruzione, nello sviluppo e nel radicamento del PMLI, e nella lotta contro il governo della "sinistra" borghese del democristiano Prodi che sta seguendo le orme del precedente governo del neoduce Berlusconi. Battendosi a viso aperto nelle fabbriche, in ogni luogo di lavoro, di vita e di studio, nel sindacato, nei movimenti di massa e nelle piazze in difesa degli interessi immediati e a lungo termine della classe operaia, dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari, dei pensionati e delle masse popolari, femminili e giovanili. La lotta contro il raddoppio della base Usa di Vicenza è una di quelle che richiede il più largo fronte unito per vincerla. 21 febbraio 2007 |