Intervista del nuovo ministro degli Esteri a "l'Unità" Terzi: "l'Ue è un attore politico ed economico mondiale. Se vuol essere competitiva deve dotarsi di una politica estera più efficace e aggiornare la strategia di sicurezza europea" Basta preoccuparsi solo delle questioni economiche e monetarie, l'Europa deve darsi anche una politica estera e militare all'altezza della sua statura di attore mondiale, soprattutto di fronte alle potenze emergenti come Cina e India. È questo in sintesi il pensiero del nuovo ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, così come emerge dall'ampia intervista rilasciata a "l'Unità" del 15 gennaio, e pubblicata con grande rilievo su due pagine dal quotidiano portavoce del PD. Intervista che muove proprio dal rilevare l'"errore" dei governi della Ue nel farsi assorbire quasi esclusivamente dai problemi legati alla crisi finanziaria in atto. "L'Europa - sottolinea infatti il ministro - non è, né può essere, solo moneta o fiscalità. È un attore politico ed economico mondiale, con un identikit ben chiaro e definito dalla comunanza di norme e valori democratici. E se vuole essere competitivo sulla scena globale deve dotarsi di una politica estera più efficace". Certo, ammette con evidente compiacimento Terzi, "abbiamo in questi anni fatto importanti passi avanti, abbiamo dispiegato 12 missioni militari e civili europee nei diversi angoli del mondo, ci siamo dotati di nuovi strumenti con il Trattato di Lisbona, tra cui un servizio diplomatico comune, abbiamo deciso a dicembre la creazione di un quartier generale europeo per la pianificazione delle missioni nel Corno d'Africa". Ma tutto questo non è sufficiente, avverte il ministro, e "abbiamo bisogno di una più chiara definizione delle nostre priorità in un mondo che cambia rapidamente". A questo proposito egli si attribuisce il merito di aver già suggerito ai suoi partner europei di procedere ad un "aggiornamento della strategia di sicurezza europea", l'ultimo della quale risale al 2008, e che non tiene conto perciò di importanti cambiamenti intervenuti nel frattempo, a cominciare dalla crisi economica e dalle rivolte arabe. Così come di procedere a una riorganizzazione delle risorse comunitarie per la sicurezza in relazione alle nuove esigenze di bilancio. Ma soprattutto, sottolinea il titolare della Farnesina, "occorre una più forte volontà politica degli Stati membri a far valere, senza gelosie nazionali, le ragioni e gli interessi comuni dell'Europa. Soprattutto di fronte alle potenze emergenti, la Cina, l'India e così via dove è il caso di dire che l''unione fa la forza'". In altri termini il nuovo ministro degli Esteri esorta i governi della Ue a mettere da parte le spinte centrifughe e nazionalistiche indotte dalla crisi finanziaria per ritrovare e rilanciare la vocazione imperialistica della superpotenza europea. E in questo quadro - aggiunge - l'Italia del governo Monti, pur senza trascurare di "rafforzare la nostra voce nell'Ue in difesa dei nostri interessi nazionali", intende giocare un ruolo da protagonista, insieme ai suoi principali partner europei, Germania, Francia e Regno Unito, "per far sì che il prossimo bilancio concili il rigore con le ambizioni dell'Unione". Ambizioni che sono molto alte, a cominciare dalle risorse necessarie per gli interventi economici, diplomatici e militari per "sostenere le transizioni democratiche" nei Paesi del sud del Mediterraneo: leggi per sostenere l'ingerenza dell'imperialismo europeo in quell'area che considera il suo "cortile di casa", come si è visto con chiarezza con il recente intervento in Libia. E per riprendere il processo di integrazione nell'Unione dei Paesi balcanici, a cominciare dalla Serbia, per eliminare un pericoloso focolaio di instabilità e allargare ad Est i confini della superpotenza Europea. Un altro compito che si è dato il governo Monti in politica estera, del tutto nuovo e anche piuttosto inquietante, è quello della tutela nel mondo dei "diritti delle minoranze religiose, in particolare quelle cristiane", con la creazione da parte di Farnesina e Comune di Roma di un "osservatorio" che - rivela il ministro - "si avvarrà della collaborazione della nostra rete diplomatica e lavorerà in accordo con la task force europea". Si cerca forse il pretesto della difesa delle minoranze cristiane per autorizzare nuove avventure militari internazionali dell'imperialismo europeo in Africa e Asia? Di certo per il governo Monti i tagli di bilancio non devono riguardare le spese militari e il "modello di difesa", sia a livello italiano che europeo. Del resto anche l'intervistatore de "l'Unità" si limita ad accennare appena a questo argomento, guardandosi bene tra l'altro dal rinfacciare al ministro la decisione di andare avanti con l'acquisto dei costosissimi F35 nonostante i tagli e i sacrifici imposti invece ai lavoratori e ai pensionati. Dando con ciò a Terzi tutto l'agio di ribadire la continuità delle missioni militari italiane in Afghanistan, Libano e Balcani e la "coerenza esistente tra la nostra Difesa e la politica estera, l'interazione e complementarietà tra lo strumento militare e la diplomazia". E lo stesso coordinamento tra politica estera e militare vale anche per l'Europa: "Se vogliamo un'Europa più protagonista sulla scena internazionale occorre che i modelli di difesa nei vari paesi dell'Ue si ispirino tutti, il più possibile, alla strategia di sicurezza europea, essendo la sicurezza e difesa una dimensione imprescindibile della politica estera", conclude il ministro. Auspicando ciò, ossia con il sempre più stretto intreccio tra politica estera e di difesa, un rilancio della vocazione militarista, interventista ed espansionista della superpotenza europea. Il tutto, evidentemente, con il compiacente consenso del PD che gli mette a disposizione il suo principale giornale portavoce. 25 gennaio 2012 |