Grecia Terzo sciopero generale contro il piano anticrisi del governo Papandreu "Non pagheremo noi la loro crisi!" gridavano l'11 marzo a Atene gli oltre centomila partecipanti al corteo che è sfilato per le vie della città da piazza Pedio Areos fino a Syntagma, la piazza della Costituzione. Una partecipazione che ha superato le precedenti nel terzo sciopero generale in un mese indetto dalle due principali confederazioni sindacali del settore privato, Gsee, e del settore pubblico, Adedy, contro il piano di lacrime e sangue varato dal governo del socialista Giorgio Papandreu. Mentre sfilavano i cortei, i principali a Atene e a Salonicco, il paese era di nuovo bloccato: fermi aeroporti e trasporti pubblici, chiuse scuole e ospedali. Nel corteo di Atene sfilavano i dipendenti pubblici provenienti da tutto il paese per difendere i loro salari dalla potatura prevista dal governo; gli operai di Skaramanga, uno dei principali cantieri navali del Mediterraneo che il governo ha svenduto alla ThyssenKrupp e da questa alla Banca nazionale di Dubai, accanto ai minatori della Macedonia, alla folta delegazione degli universitari, mobilitati da settimane e scesi in piazza in solidarietà coi lavoratori. Partecipata anche la manifestazione di Salonicco dove la stangata governativa si somma alla situazione di pesante crisi economica e alla falcidia dei posti di lavoro che colpisce soprattutto il nord della Grecia dove l'industria era più forte rispetto ad altre regioni del paese. A Salonicco il tasso di disoccupazione è del 25%, più del doppio della media nazionale e ha registrato una moria di posti di lavoro nei settori della manifattura, del commercio e delle costruzioni. Il tasso di disoccupazione giovanile è sopra il 40%. Nel 2009 i disoccupati ufficiali hanno superato le 450 mila unità, con un aumento di oltre 100 mila rispetto al 2008; la maggior parte dei senza lavoro è cresciuta nel nord della Grecia. Cade in questa già critica situazione per i lavoratori e le masse popolari la scure del governo Papandreou col suo progetto che prevede di ridurre entro quest'anno dal 12,7% all'8,7% il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo (Pil). Un obiettivo che vorrebbe raggiungere grazie a tre interventi sponsorizzati dall'Unione europea. La prima manovra è scattata con la finanziaria varata nel dicembre scorso, con in particolare pesanti tagli al settore pubblico e alla sanità e un aumento della tasse; a febbraio sono scattati gli aumenti delle tasse sulla benzina e il blocco degli stipendi pubblici; il 3 marzo infine il govenro ha varato l'ultima manovra che prevede altri tagli al settore pubblico, la riduzione del 30% della tredicesima e della quattordicesima, il taglio del 7% dei salari dei dipendenti delle aziende statali e del 12% di alcune indennità salariali, il blocco dell'adeguamento delle pensioni e l'aumento dell'iva. Questi gli obiettivi del governo Papandreu contro i quali sono scesi in lotta i lavoratori decisi a non far passare "le misure economiche più dure dai tempi della dittatura", come hanno denunciato le organizzazioni sindacali che hanno in programma altri scioperi. 17 marzo 2010 |