Vogliamo costruire un'università pubblica, democratica ed accessibile a tutti "Solo l'unione e l'allargamento della protesta possono fermare il governo Berlusconi. Per questa ragione aderiamo allo sciopero generale della Cgil indetto per il 12 dicembre" Pubblichiamo estratti del documento letto il 15 novembre prima dell'inizio della discussione del terzo workshop dell'Assemblea plenaria nazionale degli studenti. Ricerca, formazione, lavoro. Questi i temi di cui abbiamo discusso durante la giornata di ieri, dal nostro punto di vista, dal punto di vista dell'Onda. Abbiamo chiamato il nostro percorso autoriforma, autoriforma dal basso dell'università. (...) Una crisi esplosa da tempo e approfondita da un quindicennio di pessime "riforme" volte ad aziendalizzazione e privatizzazione dell'università, che i provvedimenti di questo governo trasformano in catastrofe. Pensiamo al taglio del Ffo, al blocco del turnover, ma soprattutto alla trasformazione degli atenei in fondazioni di diritto privato, alle sue conseguenze in termini di discriminazione di censo nell'accesso a un'istruzione di qualità e di destrutturazione dell'intero Sistema universitario nazionale. Effetti che non potranno non aggravare le già critiche condizioni della scuola di ogni ordine e grado. Non dimentichiamo però le responsabilità di chi l'università ha gestito con meccanismi corporativi e clientelari, di chi soffoca la ricerca per mezzo di un'opprimente gerarchizzazione, di chi ha costruito un sistema fondato sullo sfruttamento generalizzato del lavoro precario, di chi ha oramai accettato l'idea di un drastico restringimento dell'accesso a un'istruzione pubblica di qualità. Il nostro obiettivo è stanare e denunciare queste aberrazioni ovunque si manifestano, conoscerle per scardinarle. È superare il cosiddetto 3+2, contrastare i suoi effetti di frammentazione e scadimento della didattica funzionali alla produzione di lavoratori precari e ricercatori al servizio del privato o dell'impresa di turno. In due mesi di mobilitazioni abbiamo dimostrato di non avere alcuna intenzione di lasciarci incantare dalle false aperture del ministro Gelmini o chiuderci nel recinto di uno studentismo vuoto e arrogante. Abbiamo gridato dalle piazze di tutta Italia la nostra consapevolezza che solo l'unione e la generalizzazione di proteste particolari può rovesciare quei rapporti di forza che schiacciano il mondo dell'istruzione e della ricerca tanto quanto quello del lavoro. Solo il continuo coordinamento e allargamento della protesta potrà portare a un reale cambiamento nelle politiche del governo e per questa ragione aderiamo allo sciopero generale indetto per il 12 dicembre con la promessa di farlo vivere nelle nostre metropoli e in qualunque luogo raggiunto dall'Onda. Il nostro sciopero sarà dunque all'insegna della generalizzazione delle mobilitazioni, della lotta contro la precarietà e per l'abolizione di tutte le forme di lavoro parasubordinato contenute nella legge 30, contro ogni discriminazione di genere, cultura e razza, contro la criminalità organizzata che strangola il nostro Sud e sempre più anche il nostro Nord. (...) Vogliamo costruire un'università pubblica, democratica ed accessibile a tutti. Per questo sentiamo l'urgenza, in questa fase di crisi profonda del modello sociale ed economico neoliberista, di un'università che sappia dare il suo contributo alla costruzione di un nuovo e più equo modello di sviluppo. (...) 1) L'indipendenza e l'autonomia della ricerca sono per noi principi fondativi. La ricerca non deve essere subordinata a logiche di mercato: le risorse e le strutture pubbliche dalle quali essa dipende non possono essere messe al servizio di interessi privati. Il sapere è un bene pubblico, una produzione collettiva e per questa ragione non appropriabile: i suoi risultati devono essere socializzati, ossia posti al servizio dell'intera società. (...) 2) L'autonomia della ricerca e la qualità dell'università pubblica non possono essere disgiunte dalla realizzazione di un nuovo concetto di valutazione.(..) 3) Il problema del reddito è sicuramente trasversale a tutto il corpo vivo dell'università: studenti dottorandi e ricercatori precari. Al lavoro di ricerca, perché di lavoro si tratta, devono corrispondere un salario adeguato e i diritti stabiliti dallo statuto dei lavoratori.(...) 4) Il dottorato di ricerca è il più alto grado dell'istruzione italiana e contemporaneamente l'introduzione all'attività di ricerca. Vanno dunque garantiti adeguati percorsi didattici e il diritto all'autonomia economica.(...) 5) Per quanto riguarda la spinosa questione del reclutamento, ribadiamo la nostra ferma opposizione al blocco del turnover. (...) 6) I ricercatori precari, essenziali al funzionamento di tutte le università italiane, sono completamente assenti dagli organi decisionali delle stesse. (..) Come ogni altra categoria nell'università, i ricercatori precari e i dottorandi devono partecipare ai processi decisionali tramite i loro rappresentanti eletti. 7) (...) Vogliamo sottolineare che uno spazio europeo della ricerca ancora non esiste e che il movimento deve assumersi la responsabilità di cominciare a crearlo, non attraverso la normazione astratta ma attraverso la circolazione delle idee e delle lotte. 9) Nella ricerca rimane aperta la stessa questione di genere che troviamo ovunque nel mondo del lavoro: da una parte la progressione di carriera delle donne è fortemente filtrata ai livelli più bassi, dall'altra le donne subiscono il perenne ricatto biologico, aggravato dalla precarietà, per cui la maternità diventa in realtà la via di espulsione dal mondo della ricerca. 10) Se infatti autoriforma è anche e soprattutto un percorso condiviso di lotte questo workshop ha espresso una molteplicità di strade che possono essere percorse a livello locale e nazionale. (...) Il movimento deve durare, sappiamo che la nostra lotta avrà tempi lunghi ma sappiamo anche che, almeno per questo paese, è una grande occasione e grande speranza. 19 novembre 2008 |