Un'altra grave provocazione del Carroccio La Lega chiede un "test di dialetto per i professori" I boss fascio-leghisti chiedono "criteri padani" per la selezione dei docenti. Di fronte alle critiche è stato ritirato il test, sostituito con la proposta di norme ad hoc per accedere agli albi regionali E' l'applicazione del federalismo nelle scuole "Non è possibile che la maggior parte dei professori che insegna al nord sia meridionale". Infetto come sempre dal morbo del razzismo il secessionismo fascio-leghista arriva nelle scuole. Per iniziativa della deputata in camicia nero-verde Paola Goisis, nel corso della discussione della "riforma" della scuola in commissione Cultura della Camera, con la consueta sfacciataggine la Lega Nord ha improvvisamente chiesto di introdurre il "test di dialetto" per i docenti meridionali che intendono varcare i confini della "Padania" e insegnare in una regione del Nord. Per insegnare i titoli di studio non bastano più, insultano i fascio-leghisti, poiché "spesso risultano comprati" e "non garantiscono un'omogeneità di fondo". La proposta fascio-leghista ha fatto irrigidire la presidente della commissione, Valentina Aprea (Pdl), che ha deciso di sospendere il comitato dei nove che sta esaminando il testo di riforma rimandando tutto alla conferenza dei capigruppo. La norma delle camicie nero-verdi, infatti, è scritta talmente male che "rischia di rendere incostituzionale una riforma molto avanzata", come ha avvertito in commissione Cultura il finiano Fabio Granata. L'exploit leghista ha creato malumori nella stessa maggioranza non per la sostanza federalista e anti-meridionalista ma per la sua formula smaccatamente anti-costituzionale, al punto che rischia di vanificare inutilmente i lavori della commissione. Tanto più che il testo della "riforma" prevede già l'istituzione di albi regionali per i docenti, sebbene senza test. Non è certo un caso, infatti, se alla gerarca Gelmini sono bastate meno di ventiquattro ore per aprire alla proposta della Lega Nord, invitando tutti a ragionare su norme ad hoc per accedere agli albi regionali. Un assist subito raccolto da Roberto Cota, capogruppo fascio-leghista alla Camera, che si è affrettato a correggere il tiro parlando di "prove selettive sulla cultura e sulle lingue locali" anziché di "test di dialetto". E alla fine, tra le tante cornacchie del parlamento nero, è toccato ancora alla Lega gracchiare vittoria, tanto più che il giorno stesso che hanno incassato l'apertura della Gelmini le camicie nero-verdi si sono sentite forti da richiedere persino la trasformazione del corpo degli Alpini in esercito del Nord. Altro che scintille tra Pdl e Lega, come fantastica la stampa della "sinistra" borghese come Repubblica e il manifesto prendendo per il naso i propri lettori. La verità, semmai, è che l'aberrante federalismo razzista della terza repubblica neofascista sta avanzando con il consenso di tutte le fazioni della borghesia, sia essa di destra o di "sinistra", come dimostra peraltro la mozione approvata in modo bipartisan dalla Provincia di Vicenza, nel profondo Nord-Est, per sbarrare la strada ai presidi del Sud. Solo nell'Italia unita, rossa e socialista costruita dal proletariato e dal suo partito, il PMLI, il razzismo sarà gettato una volta per tutte tra le immondizie della storia. 2 settembre 2009 |