Incontro tra il governatore Martini e il ministro Di Pietro Governo Prodi e giunta regionale Toscana accelerano sulle "grandi opere" Dal nostro corrispondente della Toscana In merito al "Piano regionale di sviluppo 2006-2010" per la Toscana, firmato e pensato dal governatore diessino Claudio Martini, avevamo espresso un giudizio negativo anche nella parte delle cementificazioni conseguenti alle "grandi opere", chiamate nel piano "infrastrutture", che avrebbero aumentato i disastri ambientali e il già alto numero di morti sul lavoro e che secondo loro invece avrebbero dato alla regione "competitività e dinamismo". Ebbene, con un'accelerata Martini ha voluto sbloccare l'elemento "infrastrutture" trovando pieno appoggio nel governo dell'economista borghese Prodi che tramite il ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro (Italia dei Valori) ha dato consenso ad Alta velocità ferroviaria e Nodo di Firenze, Corridoio Tirrenico e Due Mari. Ciò che in cinque anni di governo il neoduce Berlusconi non era riuscito a concretizzare in tema di "grandi opere" in Toscana è stato deciso in pochi mesi dal governo dell'Unione che, in barba alle proteste della popolazione, ha scelto d'imperio le "priorità delle priorità". Una decisione che seppur con toni diversi ha fatto contenti anche gli esponenti della Casa del fascio toscana. Si tratta di progetti che serviranno ad ingrassare i capitalisti ai quali l'attuale governo Prodi, copia di "sinistra" del governo Berlusconi, sostenuto anche dalla regione Toscana, chiede di intervenire, con lauti finanziamenti. Per i pescecani capitalisti si prepara un succulento banchetto di sfruttamento dei lavoratori e di speculazione, nell'ottica di una Toscana per i ricchi e non certo a misura del proletariato e delle masse popolari. Vediamo in sintesi questi progetti. Alta Velocità e Nodo di Firenze: è stata definita la "priorità della priorità", ossia, il progetto sul quale il governo ha già stanziato dei finanziamenti certi. E si capisce anche il perché, visto che per la borghesia e i grandi capitalisti questo progetto è remunerativo finanziariamente, non solo in quanto fonte di speculazioni economiche ed edilizie, ma anche perché andrà a rispondere agli interessi dei ricchi e dei privilegiati che potendo spendere potranno andare da Firenze a Bologna in 30 minuti contro i 53 attuali, con un aumento dei treni giornalieri dagli attuali 181 ai 376 futuri ogni giorno. Un "servizio" che certo non potranno permettersi i pendolari, i lavoratori e le masse popolari, visto che già oggi per gli alti costi è un lusso poter prendere il treno. Così, i pendolari saranno destinati a continuare ad arrangiarsi nella giungla dei treni locali, anche questi cari e mal funzionanti, quando non soppressi perché "improduttivi", perché ciò non rientra nelle priorità da risolvere. Il progetto Tav verrà finanziato dallo Stato con i 14 miliardi previsti dal ministro Padoa-Schioppa attraverso la finanziaria che dovrebbe tagliare sanità, pensioni, pubblico impiego ed enti locali ma che garantirà l'avanzamento del progetto. Unita alla Tav, la decisione di realizzare il Nodo fiorentino, lungo l'asse tra Firenze e Roma, con il costo di quasi 1 miliardo di euro e sei anni di lavoro. Una mega operazione che ha trovato soddisfazione nel neopodestà di Firenze, il diessino Leonardo Domenici, che all'incontro Martini-Di Pietro ha chiesto la "cura del ferro" per il capoluogo toscano. E allora via alla "messa in sicurezza" del fiume Mugnone, alla realizzazione della gigantesca stazione sotterranea di Norman Foster, al tunnel che da Sesto Fiorentino porterà alla stazione di Campo di Marte dove i treni torneranno in superfice e proseguiranno per Rovezzano. Verrà realizzato anche lo scavalco ferroviario di Castello per permettere ai treni normali di circolare. Corridoio Tirrenico: il costo stimato va dai 3 ai 3,5 miliardi di euro e consiste nella realizzazione dell'autostrada Cecina-Civitavecchia. Un progetto sul quale il governo intende finanziarie al massimo il 20% dell'opera e per il restante 80% chiede a Sat (società autostrade) di farsi parte attiva. Alle proteste della popolazione toscana e soprattutto degli abitanti dei comuni interessati dal tratto autostradale che si sono organizzati in un Comitato "Aurelia sicura subito", contrari alla costruzione di un'autostrada che sostituisca l'Aurelia, Martini, non tradendo il suo decisionismo, ha risposto che "dal punto di vista della fattibilità è più realistico (l'autostrada, ndc) perché prevede il coinvolgimento dei privati, mentre l'adeguamento dell'Aurelia ricadrebbe interamente sulle casse pubbliche". Quindi, anche se si tratterà di una vera e propria colata di cemento (sono previsti 207 chilometri) e come sottolineato dagli ambientalisti e dai contrari alla costruzione autostradale, verranno minacciati 13 siti di interesse comunitario, tra cui le saline di Tarquinia, la selva del Lamone, il lago di Burano, i monti dell'Uccellina, la laguna di Orbetello e le dune di Feniglia, si preferisce scegliere la strada più veloce e meno costosa per lo Stato (visto che l'adeguamento dell'Aurelia costerebbe 1 milione e 600 mila euro), oltre che più remunerativa, a discapito dell'ambiente e della salute della popolazione. Due Mari: per questo progetto, insieme all'adeguamento dell'Aurelia, i soldi non ci sono. La Due Mari consiste nel completamento del tratto toscano (Arezzo-Siena-Grosseto), costo 980 milioni di euro. Il progetto è rimasto sospeso dal 1976. È un tratto molto pericoloso e molto trafficato, in cui si registrano morti e incidenti. Anche su questo progetto molte sono state le proteste soprattutto degli abitanti delle zone interessate che transitano giornalmente in queste strade, perciò il governo e la regione hanno dovuto dare delle risposte. Poiché il progetto non è remunerativo, per ora è stato definito non priorità, o meglio, parole del ministro Di Pietro "ci sono esigenze di cassa... qui il project (ovvero il finanziamento privato, ndc), è meno praticabile, visto che i tratti realizzati finora sono gratuiti... procederemo per gradi man mano che si libereranno i fondi vedremo cosa si può fare". Queste in sintesi le decisioni prese all'unisono da regione e governo che, in un quadro più complessivo, riguardano anche la Variante di Valico prevista per il 2010 (tratto fino a Barberino) e il lancio di due nuovi progetti, ovvero la terza corsia sulla Firenze-Mare tra Firenze e Pistoia e una piattaforma logistica costiera che colleghi porti, aeroporti, ferrovie e autostrade. Soddisfatti dell'incontro ovviamente i privati che si stanno sfregando le mani pensando ai profitti che ricaveranno: Confindustria definisce le infrastrutture una "condizione pre-competitiva per il territorio dove abbiamo scelto di operare ed investire" e loda la scelta dei governanti borghesi di "centro-sinistra" di puntare intensamente sullo strumento del project financing. Noi marxisti-leninisti stiamo dalla parte della popolazione, dei comitati locali e di quelle forze politiche e sociali che si sono schierate contro i progetti delle infrastrutture che non solo distruggono o hanno già distrutto come nel caso dell'Alta velocità l'ambiente, ma nuocciono gravemente alla salute delle masse, andando incontro solo ai profitti e agli interessi dei capitalisti. Una delle città più cantierizzate della nostra regione sarà proprio Firenze, già al collasso per i lavori relativi alla tramvia e che soffrirà ancora di più per la Tav dal momento che si stima che centinaia di tir e betoniere graveranno sulla rete stradale fiorentina con conseguenze pesanti sul traffico e sulla salute dei fiorentini che per anni respireranno aria inquinata e ricca di polveri. Ma a Domenici, a Martini e al governo dell'Unione ciò non importa, visto che hanno completamente ignorato le stesse proteste di Rifondazione, PdCI e Verdi (che sono all'interno del governo) e di Unaltracittà/Unaltromondo, svolte davanti a Palazzo Panciatichi durante l'incontro Martini-Di Pietro. L'accelerazione sulle "grandi opere" tra l'altro vanifica nuovamente le belle parole sulla "partecipazione" alle decisioni e sull'"ascolto delle denunce degli ambientalisti" da parte degli amministratori. Per costoro ciò che conta è salvaguardare lo sviluppo del capitalismo. La realtà è ben definita nel Documento del Comitato centrale del PMLI sul governo Prodi: "il potere politico rimane nelle mani della classe dominante borghese. Solo che la 'sinistra' borghese ha preso il posto della destra borghese. Non è quindi avvenuto né un cambio di classe né un cambio di sistema economico né un cambio istituzionale. Il regime è sempre lo stesso, con l'aggravante che il berlusconismo è uscito dalla porta per via elettorale ed è rientrato dalla finestra con l'avvento del nuovo governo". Occorre intensificare e sviluppare la lotta, creando un largo fronte unito, soprattutto contro l'Alta velocità e il Nodo fiorentino, rivendicando che i soldi destinati a questo progetto, siano investiti nel potenziamento del trasporto ferroviario esistente, che è al collasso e che è stato inserito in fondo alla lista degli interventi, nella messa in sicurezza delle strade urbane ed extraurbane esistenti, che sono in molti casi pericolose e fonte di numerosi incidenti anche gravi, in piani di sviluppo e di ammodernamento del trasporto pubblico urbano ed extraurbano. 20 settembre 2006 |