Tragedia allo stabilimento Umbria Olii a Campello sul Clitunno Esplodono due silos, muoiono 4 operai Evacuate 500 persone. Denunciato il proprietario. Un'ora di sciopero indetto dai sindacati. Lacrime di coccodrillo da parte dei governanti, di Napolitano e Bertinotti Urgono provvedimenti per impedire le "morti bianche" È successa sabato 25 novembre, alle ore 13, l'ultima pesantissima tragedia nei luoghi di lavoro che è costata la vita a 4 operai. È successa nello stabilimento Umbra Olii a Campello sul Clitunno, in provincia di Perugia, una raffineria tra le più grandi d'Europa, 50 dipendenti, dove al momento dell'incidente erano stipati almeno 500 mila litri di olio d'oliva. Dal racconto dei testimoni è emerso che mentre 4 lavoratori di una ditta esterna stavano facendo lavoro di manutenzione all'interno di un silos improvvisamente c'è stata una prima tremenda esplosione, poi una seconda della stessa intensità, quasi un terremoto è stato detto, che ha fatto divampare le fiamme e ha prodotto una nuvola nera e malleodorante che si è alzata sopra l'azienda invadendola completamente. Per i 4 lavoratori non c'è stato nulla da fare, sono morti all'istante: due sbalzati lontano dallo spostamento d'aria; gli altri due rimasti imprigionati tra le fiamme. Questi i loro nomi: Maurizio Manili di 42 anni, Tullio Mottini di 46 anni, Giuseppe Coletti 50 anni e Vladimir Toder, rumeno di 22 anni, tutti facenti parte di un'azienda di Narni in provincia di Terni. Alle famiglie colpite va tutta la nostra solidarietà. Ad esse le istituzioni preposte devono assicurare tutto l'aiuto, anche economico. I vigili del fuoco hanno impiegato tutta la serata per spegnere le fiamme, per domare i focolai secondari e per raffreddare i silos nei quali si trova ancora l'olio d'oliva. Nel frattempo la prefettura aveva disposto, per precauzione, l'evacuazione delle 500 persone che abitano nei dintorni. A tutt'oggi non sono state chiarite le cause dell'esplosione. Spetterà ai magistrati fare luce. Intanto il proprietario dello stabilimento, Giorgio De Papa, è indagato per omicidio colposo plurimo, aggravato dall'inosservanza delle norme sulla sicurezza. Le organizzazioni sindacali, dal canto loro, il 27 novembre hanno attuato un'ora di sciopero regionale di protesta con un'adesione pressoché unanime. "Ancora quattro morti. Ancora di sabato. Ancora durante la manutenzione svolta da ditte esterne. Adesso diciamo basta" - hanno detto i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil che seguono la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il grave, gravissimo incidente della Umbra Olii ripropone in modo violento, intollerabile e inderogabile il dramma delle "morti bianche" nei luoghi di lavoro. Quest'ecatombe operaia, che vede sempre più tra le vittime i lavoratori migranti, di anno in anno si ripete senza che governo, istituzioni, padroni, ma anche sindacati abbiano fatto qualcosa di serio per impedirla. Sono 15 anni che in parlamento giace una proposta di legge per riunire in un testo unico l'intera normativa sulla sicurezza. Ecco i dati agghiaccianti forniti dall'Inail (Istituto nazionale infortuni sul lavoro) per il 2005: oltre 1.200 morti, ossia 100 al mese, oltre 3 al giorno di media; 940 mila gli infortunati complessivi. Nei primi sei mesi del 2006 sono 97 i morti sul lavoro in Lombardia, la regione più colpita, cui fanno seguito il Veneto con 56 "morti bianche", Emilia-Romagna 51, Lazio 49. L'Inal sostiene che rispetto agli anni passati siamo in presenza di una lieve riduzione degli incidenti sia mortali sia in genere. Ma è un'analisi falsata che non tiene conto che con l'espandersi del lavoro nero, del precariato e dell'immissione di lavoratori migranti sia col permesso di soggiorno che senza, molti infortuni non vengono denunciati. Sono ormai noti alcuni fatti accaduti in cantieri gestiti dalla camorra, dove i lavoratori migranti clandestini morti sul lavoro, per nascondere l'accaduto, sono stati portati lontano e gettati nelle discariche. Basti dire che negli ultimi mesi, su 4.391 cantieri ispezionati 3.342 sono risultati irregolari con 729 dipendenti a nero, di cui 176 migranti senza permesso di soggiorno. Sta di fatto che l'Italia è al settimo posto in Europa per infortuni. Uno su cinque dei morti sul lavoro in Europa è italiano. In settori come le costruzioni, l'agricoltura, l'energia, i trasporti, l'industria manifatturiera gli infortuni italiani sono decisamente sopra la media europea. Se si parla di lavoratori atipici gli infortuni sono in costante aumento: dal 2002 al 2005 sono cresciuti del 28,2%, per gli interinali l'aumento è stato invece del 30,9%. Quanto ai lavoratori immigrati queste le cifre del 2005: 113.553 denunce, di cui 142 relative a decessi. Servono a poco o nulla le lacrime di coccodrillo da parte dei governanti, del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del presidente della Camera, Fausto Bertinotti. Occorre combattere strenuamente la logica capitalistica, specie nella veste liberista e selvaggia, che sacrifica la vita dei lavoratori in nome della concorrenza e del massimo profitto. Occorre cambiare profondamente la legislazione del lavoro per abolire la miriade di contratti precari introdotti con la legge 30 e con il pacchetto Treu, e porre al centro il lavoro a tempo indeterminato e sindacalmente tutelato. Occorre adeguare e migliorare la legislazione sulla sicurezza, tuttora ferma alla 626. Occorre combattere con fermezza e con coerenza il lavoro nero, con strumenti legislativi e con il potenziamento dei controlli ispettivi: si può fare se c'è una volontà politica in questo senso. Occorre combattere le esternalizzazioni di rami d'azienda. Occorre ridurre al massimo gli appalti e i subappalti, comunque rendere responsabile nel rispetto delle norme legislative e contrattuali l'azienda che assume l'appalto. Occorre imporre ai padroni il massimo rispetto dei contratti di lavoro, specie in materia di orario, di carichi di lavoro, e delle misure di sicurezza, con la certezza della sanzione penale e civile in caso d'inadempienza. Occorre che il sindacato, fuori da ogni logica di scambio tra posto di lavoro e livelli di sicurezza, faccia la sua parte fino in fondo, mobiliti le Rsu, sensibilizzi i lavoratori per rendere sicuri i posti di lavoro, nonché l'ambiente e l'abitato circostante. 29 novembre 2006 |