Trasformismo elettorale borghese Fisichella, Craxi, Sgarbi: dalla destra alla "sinistra" del regime Accanto all'accozzaglia di ricchi borghesi, burocrati di partito, plurinquisiti e condannati per reati gravi e infamanti legati a tangentopoli e mafiopoli, tra i candidati dell'Unione c'è una folta schiera di voltagabbana: fascisti, monarchici, provocatori neofascisti e anticomunisti viscerali che, avendo forse annusato la possibile vittoria di Prodi, hanno deciso di cambiare casacca politica e dalle file della destra sono passati nella coalizione di "centro-sinistra" che li ha accolti con grandi "onori" riservando loro numeri di lista blindati e quindi una sicura rielezione in parlamento. Tutto ciò in totale sfregio alla propria base elettorale i cui tentativi di partecipazione attiva nella selezione delle candidature attraverso le primarie di circoscrizione o la presentazione di liste che fossero espressione diretta degli iscritti, sono stati sistematicamente sabotati dai vertici dei vari partiti che compongono l'Unione. E così, tra i molti rospi che l'elettorato di "centro-sinistra" dovrà ingoiare alle politiche del 9 e 10 aprile spicca anche quello del caporione fascio-monarchico Domenico Fisichella, proveniente dalle file della destra cattolica e monarchica, padre fondatore di Alleanza Nazionale nel 1995 e presidente dell'assemblea nazionale di questo partito fino al 2005. Infatti, nel 1992, in un articolo apparso su Il Tempo, fu lui a suggerire al Msi di farsi promotore di una "alleanza nazionale" per uscire dallo stato di ghettizzazione politica in cui versava. Già professore ordinario nell'Università di Roma "La Sapienza", è stato ministro dei Beni Culturali e Ambientali nel 1994 durante il primo governo Berlusconi. Contestualmente a quella elezione, è diventato senatore, poi confermato per le due successive legislature. Dal 6 giugno 2001 è vicepresidente del Senato. Nel novembre 2005, dopo l'approvazione del federalismo, conosciuto come "devolution", decise di abbandonare An da posizioni nazionaliste e patriottarde: "C'è una storia nazionale, oltre che familiare e personale, nella quale io mi riconosco - disse - che non contempla il federalismo". Nel gennaio 2006 ha ufficializzato il suo cambio di schieramento e ha aderito alla Margherita che lo ha candidato nel Lazio. Nelle loro liste gli elettori del "centro-sinistra" troveranno anche il provocatore neofascista Vittorio Sgarbi, promotore nelle Marche fin dal 1993 delle prime convention di Forza Italia che hanno preparato il terreno per la discesa in campo di Berlusconi; già deputato eletto con Forza Italia, per anni dalle reti del suo padrone ha sparso veleni, falsità e accuse infamanti, e ha dato di assassini ai magistrati impegnati in prima fila nella lotta alla mafia e alla corruzione. Ha usato senza pudore la protezione dell'immunità parlamentare per affermare cose che qualsiasi cittadino comune avrebbe pagato caro in sede penale. Grande difensore di Craxi nel Parlamento del 1992 (allora vi era entrato come deputato liberale), successivamente ha condiviso, votato e difeso a spada tratta tutte le leggi e i colpi di spugna a favore dei suoi tantissimi amici tutti indagati di tangentopoli e mafiopoli. Del resto egli stesso è un pregiudicato: docente assenteista, ha preso lo stipendio senza andare a insegnare. Per questo è stato condannato in via definitiva a 6 mesi per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, cioè del ministero dei Beni culturali. Il che non ha impedito che Berlusconi lo nominasse nel suo governo sottosegretario ai Beni culturali. In passato, candidato alle elezioni in Calabria, fu indagato (ma prosciolto) per aver avuto rapporti con uomini della 'ndrangheta. Per dissidi con il ministro Urbani, è stato cacciato dal governo Berlusconi nel 2002, quando gli è stata tolta la poltrona di sottosegretario ai Beni culturali. Ha poi flirtato coi leghisti e con l'Mpa siciliano e, scaricato, si è avvicinato alla "sinistra" infine trovando una candidatura sicura nella composita lista Codacons-Dc che appoggia l'Unione di Prodi, il che non gli impedisce di continuare a essere a libro paga de "Il Giornale" di Berlusconi. Il colmo è senza dubbio la candidatura di Bobo Craxi accolto nelle liste dell'Unione come un "figliol prodigo". Anticomunista viscerale, è entrato in politica dopo la morte del padre Bettino avvenuta nel 2000, insieme a De Michelis ha fondato il Nuovo Psi e ha passato gli ultimi 6 anni alla corte del neoduce Berlusconi partecipando direttamente alla maggioranza di governo. Alle elezioni politiche del 2001, viene eletto deputato con il sistema maggioritario nel collegio di Trapani, per la lista del Nuovo PSI collegata alla CdL. Alla Camera è iscritto al gruppo parlamentare Misto e alla componente "Liberaldemocratici, Repubblicani, Nuovo PSI". Membro della III Commissione permanente Affari esteri e comunitari. In seguito alla rissa scoppiata con De Michelis al V Congresso nazionale del partito tenutosi dal 21 al 23 ottobre 2005 poi annullato con sentenza definitiva in Appello il 25 gennaio 2006, il 7 febbraio Craxi fonda I Socialisti e si candida con l'Unione; ossia al fianco di uno dei suoi più acerrimi nemici: il giudice Gerardo D'Ambrosio a proposito del quale su un'intervista al Corriere della Sera del 6 febbraio scorso ha detto: "Io con mio padre la guerra ai giudici politicizzati l'ho fatta quando erano potenti, negli Anni Novanta. Ma adesso con il passato ho rotto, le mie ultime scelte politiche, che mi hanno portato nel centrosinistra, sono il segno che ho superato quel periodo. Non è Craxi che si candida dove c'è D'Ambrosio, ma D'Ambrosio che sceglie il centrosinistra dove c'è anche Craxi. Non dimentico che sull'Unità sostenne che si stava andando verso la fine delle inchieste su Mani Pulite perché Dc e Psi si erano tolti di mezzo. In quel momento ai giudici tutto era permesso anche il delirio di onnipotenza". 29 marzo 2006 |