Dichiarazione del ministro dell'economia Tremonti: "lavorare in sicurezza è un lusso" "Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili: siamo in un mondo dove tutto è vietato tranne quello che è concesso dallo Stato, robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci. L'Ue e l'Italia si devono adeguare al mondo". Sono le testuali parole scelte dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti per sferrare l'ennesimo attacco ai diritti e alle tutele dei lavoratori e vomitate durante il suo intervento la sera del 29 agosto dal palco del "Berghem festival" di Alzano Lombardo con a fianco gli altri due gerarchi fascio-leghisti Maroni e Calderoli. Un attacco senza precedenti che nei giorni successivi (mentre i dati e le statistiche dei morti sul lavoro venivano aggiornati e segnavano un nuovo record di 30 vittime in un solo mese) il "campione della sinistra borghese" nonché aspirante sostituto di Berlusconi a Palazzo Chigi, ha ulteriormente aggravato precisando fra l'altro che: "L'eccesso occhiuto di burocrazia è un derivato della stupidità" quindi chi lotta per ottenere "Diritti perfetti nella fabbrica ideale" rischierà "di avere diritti perfetti ma di perdere la fabbrica che va da un'altra parte". Insomma per Tremonti il cosiddetto processo di semplificazione e riduzione del "carico" e degli oneri sulle imprese, con l'eliminazione dei libri presenze, libri matricola e registri vari nei cantieri iniziato dal "centro-sinistra" deve andare avanti e sarà entro breve portato alle estreme conseguenze dal "centro-destra" che ha già abrogato la legge 626 per la sicurezza sui luoghi di lavoro sostituendola col nuovo testo unico sulla sicurezza (decreto legislativo 9 aprile 2008 numero 81 successivamente integrato e corretto con il nuovo Dlgs n. 106 del 3 agosto 2009 entrato in vigore il 20 agosto 2009). Ciò conferma che la deregolamentazione delle leggi di tutela dei lavoratori sono parte integrante della linea antioperaia e antipopolare del governo del neoduce Berlusconi il cui obiettivo è l'azzeramento degli oneri per la sicurezza, ricerca e tecnologia a carico delle imprese in modo da garantire ancora di più i lauti profitti dei capitalisti sulla pelle dei lavoratori la cui morte sul luogo di lavoro invece è considerata al massimo un fastidioso fatto fisiologico e ineluttabile. Una linea antioperaia che in buona parte è condivisa in pieno anche dai sindacati confederali con alla testa il capo dei crumiri della Cisl Bonanni secondo cui "i diritti non ci sono se non c'è la fabbrica". 8 settembre 2010 |