Allarme del presidente uscente della Banca centrale europea Trichet: "l'Europa è l'epicentro di una crisi sistemica. Abbiamo i minuti contati" È l'ammissione di una crisi strutturale del capitalismo Il presidente uscente della Banca centrale europea (Bce), il francese Jean-Claude Trichet, è intervenuto lo scorso 11 ottobre davanti alla commissione affari economici del parlamento europeo a Bruxelles in qualità di responsabile dello European Systemic Risk Board, l'organismo di controllo finanziario creato dopo il crollo delle borse nel 2008 per scongiurare il ripetersi di quel crack che ha aperto la crisi economica. E dalle sue dichiarazioni risulta che l'Europa capitalista è di nuovo davanti a quel baratro. "La crisi ha raggiunto una dimensione sistemica. È peggiorata nelle ultime tre settimane. Servono decisioni chiare sulla ricapitalizzazione delle banche e sul debito sovrano" ha dichiarato Trichet lanciando l'allarme su una "situazione molto grave nella quale noi europei siamo l'epicentro. Il rischio sovrano si sta estendendo a Usa e Giappone" sta perciò diventando "sistemica". "Bisogna agire rapidamente - ha aggiunto Trichet - abbiamo i minuti contati". "Nell'ultimo mese - ha spiegato il presidente della Bce - lo stress sul debito sovrano si è spostato dalle economie più piccole a quelle dei maggiori paesi dell'Unione europea. Segni di tensione sono evidenti in molti mercati dei bond governativi europei, mentre l'alta volatilità sui mercati azionari indica che le tensioni si sono allargare ai mercati dei capitali di tutto il mondo". L'allarme lanciato dal presidente della Bce è l'ammissione di una crisi strutturale del capitalismo, della quale ancora non si verde la fine. In procinto di lasciare ai primi di novembre la guida della Bce al suo successore, il governatore italiano Mario Draghi, Trichet si è levato qualche sassolino dalla scarpa e ha denunciato che "da tempo ammonisco i governi, ho lanciato molti moniti ma molti governi mi hanno criticato dicendo che la situazione non era così grave". Ovviamente il banchiere pensa ai ritardi negli interventi finanziari a sostegno dei paesi più piccoli a rischio bancarotta, dalla Grecia al Portogallo, concessi in cambio di piani di lacrime e sangue imposti ai popoli dai governi, non si preoccupa delle conseguenze sociali delle misure imposte dall'Unione europea. Si preoccupa che tali interventi non hanno arrestato la crisi che anzi ha messo sotto tiro paesi più grossi, dalla Spagna all'Italia, e che arriva a minacciare la Francia. Le banche europee sono piene di titoli di Stato dei paesi in bilico e rischiano di seguirli nella bancarotta. Con lo scatenamento di un effetto domino che ha preoccupato persino il concorrente imperialismo americano che ha dato il via libera alla banca centrale Usa, la Federal reserve, a stipulare un accordo con la Bce per permettere alle banche europee di rifinanziarsi anche in dollari. 26 ottobre 2011 |