Indagato per sequestro di persona e omicidio colposo il fascista Baffi a capo dell'Ufficio immigrazione da lui ribattezzato "Ufficio epurazione"
Commissariato degli orrori antimigranti a Trieste
Il capo dell'ufficio immigrazione di Trieste, vice questore aggiunto della polizia di Stato Carlo Baffi, è indagato per omicidio colposo e sequestro di persona per la morte di una donna ucraina di 32 anni, Alina Bonar Diachuk, avvenuta in una camera di sicurezza del commissariato di Villa Opicina, dove era rinchiusa da due giorni, il 16 aprile scorso quando era stata trovata con un cappio al collo, formato con il cordoncino della sua felpa, al termosifone.
La procura della Repubblica di Trieste ha aperto un'inchiesta che si potrebbe estendere anche ad altri agenti della questura e che getta ombre terrificanti sulla persona di Baffi che - si è saputo solo a seguito di una perquisizione ordinata dalla procura nell'ufficio immigrazione da lui diretto - aveva ordinato di appendere nei locali interni un cartello con scritto "Ufficio epurazione" e nella sua stanza personale aveva incorniciata una foto di Benito Mussolini e un fermacarte col motto fascista "boia chi molla".
Secondo i magistrati la Diachuk non doveva essere trattenuta in custodia dalla polizia perché, accusata di favoreggiamento all'immigrazione e avendo patteggiato la pena davanti al giudice di pace di Villa Opicina il 13 aprile, avrebbe dovuto essere trasferita nel centro di identificazione ed espulsione di Bologna.
Al contrario dopo la lettura della sentenza era stata prelevata da una pattuglia della polizia e accompagnata non a Bologna ma al commissariato di Villa Opicina e lì trattenuta per due giorni fino al drammatico esito finale del suicidio della giovane che, appesa un cappio di fortuna al termosifone della camera di sicurezza, vi è rimasta agonizzante per circa quaranta minuti senza che nessuno intervenisse a soccorrerla nonostante la presenza di telecamere di sicurezza.
E' per comprendere cosa fosse realmente accaduto che la procura ordinava immediatamente la perquisizione sia negli uffici del commissariato di Villa Opicina sia in quelli dell'ufficio stranieri di Trieste dove gli agenti si sono imbattuti nel cartello "Ufficio epurazione" e nella foto di Mussolini.
A questo punto la procura ordinava una perquisizione anche nell'abitazione di Baffi dove venivano rinvenuti libri dai titoli eloquenti per comprendere le simpatie politiche di Baffi: "Come riconoscere e spiegare l'ebreo" e "La difesa della razza" del filosofo nazista Julius Evola e il "Mein Kampf" di Hitler.
Questi testi, insieme al cartello e ai cimeli mussoliniani ritrovati nei suoi uffici, identificano senza ombra di dubbio Baffi come un nazifascista, un razzista ed un antisemita nonostante l'apparenza di vita "normale": 40enne originario di Ancona, coniugato da tre anni con una sua collega, appassionato di calcio ma con una frequentazione di ambienti di estrema destra sin da ragazzo, entra in polizia e diventa, prima di occuparsi dell'ufficio stranieri, funzionario Digos.
Baffi è stato anche in più occasioni relatore in convegni dedicati alla legislazione in tema di stranieri, indetti per promuovere il loro inserimento nella società italiana: da menzionare quello promosso dalla provincia di Trieste nel novembre 2009 presso l'università del capoluogo giuliano dove il vicequestore si è camuffato da fautore dell'"integrazione" e del rispetto delle minoranze. Viene in mente l'ex console Vattani, altro esempio di fascista camuffato all'interno delle istituzioni.
Le indagini condotte dal PM di Trieste Massimo De Bortoli sono state sin dall'inizio finalizzate a chiarire per quale motivo l'ucraina si trovava nel commissariato di Villa Opicina anziché a Bologna e se si sia trattato di un caso isolato o, come ha confermato il procuratore capo Michele Dalla Costa, ci siano stati altri casi di stranieri sequestrati e segregati in quel commissariato.
Infatti dopo un mese di indagini solo ora emerge che Baffi aveva disposto la prassi di rinchiudere nelle celle di sicurezza gli immigrati in attesa di essere inviati ai centri di identificazione ed espulsione, integrando in tal modo, secondo la procura, il reato di sequestro di persona: insomma, in perfetta sintonia con la sua cultura e mentalità nazifascista e razzista il vice questore riteneva che il posto giusto per gli stranieri dovesse essere sempre e comunque il carcere.
La procura sta vagliando ben 49 fascicoli relativi ad altrettanti immigrati in attesa di espulsione e transitati tutti illegalmente nel commissariato.
Arci Occupy Trieste, centri sociali, studenti democratici e altre forze democratiche e antifasciste di Trieste hanno giustamente espresso tutta l'indignazione per il suicidio della ragazza richiedendo a gran voce l'immediata sospensione di Carlo Baffi insieme alle dimissioni del questore di Trieste che difficilmente poteva ignorare le simpatie nazifasciste e il modo di applicare la legge del suo immediato sottoposto.
23 maggio 2012
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