L'Inps pretende la restituzione di una mensilità di pensione "erroneamente" erogata Rapina ai danni di 200 mila pensionati più poveri Il pretesto è che sarebbero "sbagliati i calcoli" "Dall'analisi dei redditi relativi all'anno 2009 è risultato che Le è stata corrisposta una somma non dovuta. Siamo pertanto costretti a provvedere al recupero mediante trattenute mensili a partire da novembre 2012 per complessive 12 rate. Cordiali saluti". Con questa autentica minaccia che sarà recapitata entro la fine di ottobre nelle case di circa 200 mila pensionati al minimo, l'Istituto nazionale per la previdenza sociale (cioè lo Stato) si appresta a mettere a segno una vera e propria rapina ai danni di chi a stento riesce a mettere insieme il pranzo con la cena intimandogli di restituire la quattordicesima presa nel luglio 2009. Si tratta di cifre che vanno da 300 a 500 euro a testa, a seconda dei casi, che per un errore compiuto dall'Istituto sono state pagate ai pensionati e di cui ora, dopo oltre 3 anni, si pretende la restituzione. La trattenuta sarà di 31 euro al mese per tutto il 2013 e nella stragrande maggioranza dei casi colpirà i pensionati più poveri già al minimo con 400 euro netti al mese. Il loro assegno scenderà a 369 euro per i prossimi dodici mesi e ciò comporterà ulteriori rinunce e sacrifici. Tutto ciò è a dir poco vergognoso, specie se si pensa ai tanti politicanti borghesi come l'ex capogruppo del PDL del Lazio Fiorito che godono di stipendi e privilegi da nababbo, rubano e saccheggiano le casse dell'Erario e alla fine vanno in pensione a 50 anni con vitalizi che partono da un minimo di 3 mila euro. La quattordicesima ai pensionati fu introdotta dall'ultimo governo Prodi con la legge 127 del 2007 e va corrisposta solo a chi ha più di 64 anni di età e dimostra di avere un reddito personale non superiore a 8.649,84 euro all'anno. Tradotto in mensilità, significa non più di 650 euro lordi. È la fascia di reddito più bassa. L'Inps nel 2009 ha erogato la quattordicesima (variava da 336 a 504 euro a seconda dei casi) sulla base delle dichiarazioni dei redditi dell'anno precedente e delle domande pervenute senza effettuare il benché minimo controllo e in base a una semplice auto-dichiarazione del contribuente. A distanza di oltre 3 anni l'Inps ha scoperto 200 mila pratiche con dati sul reddito "sbagliati" che nella stragrande maggioranza dei casi superano solo per pochi spiccioli la fatidica soglia dei 650 euro lordi oltre la quale non si ha più diritto alla quattordicesima. Non solo. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di errori veniali dovuti a conteggi del reddito errati o incompleti e quindi tutti in buona fede. Ma all'Inps tutto ciò non interessa: "va avanti come un treno - denuncia Carla Cantone segretario generale del sindacato dei pensionati Spi-Cgil - ma l'errore è stato loro. Non è accettabile che a pagare siano sempre gli ultimi. Dovevano verificare, prima di stabilire chi ha diritto alla quattordicesima e chi no. Per un anziano 400 euro in meno significano non fare la spesa per settimane. Se ne rendono conto?". 10 ottobre 2012 |