Gravi atti del governo di Ankara La Turchia bombarda villaggi curdi ritenuti presunte basi del Pkk Per d'Alema va bene purché siano "azioni limitate" Il 12 e 13 novembre l'aviazione turca ha bombardato alcuni villaggi curdi in Iraq, nella provincia di Duhok, a una decina di chilometri dal confine. Secondo l'agenzia irachena Aswat al Iraq che ha dato la notizia non ci sarebbero state vittime. Non è la prima volta che l'aviazione e l'artiglieria di Ankara colpiscono villaggi in territorio iracheno, il precedente è del 24 ottobre scorso, contro presunte basi dei guerriglieri del Partito dei lavoratori curdo (Pkk) nel Kurdistan iracheno con l'oramai classico meccanismo imperialista inaugurato dagli Usa e largamente praticato dai sionisti imperialisti contro i paesi vicini: si considera il paese vicino territorio libero ove scatenare a piacimento attacchi o blitz militari. Nel caso specifico la novità è che l'azione è stata preventivamente avallata dal parlamento turco che il 17 ottobre scorso aveva autorizzato con 507 voti a favore e 19 contrari un intervento armato in nord Iraq. Ufficialmente per contrastare i guerriglieri kurdi del Pkk ma anche per far pesare la voce di Ankara nel vicino paese dove sarebbe voluta entrare in forze a fianco dell'aggressione Usa puntando al controllo dei pozzi petroliferi del Kurdistan iracheno. In seguito alla decisione del parlamento non sono scattati solo i raid dell'aviazione ma l'esercito ha ammassato presso la frontiera un forte contingente dell'esercito. I carriarmati e le truppe di Ankara sono schierati lungo la frontiera del Kurdistan iracheno, pronti a entrare in azione. Lo confermano le testimonianze che provengono dai villaggi di confine e le dichiarazioni del generale turco Ilker Bashbug, comandante delle forze di terra: "siamo nella fase di applicazione della mozione parlamentare che autorizza operazioni militari oltreconfine". Per gli alleati imperialisti americani le truppe turche non dovrebbero mettere in atto un'invasione su larga scala ma limitarsi a piccole incursioni delle foze speciali antiterrorismo affiancate dall'aviazione. Della stessa opinione è il ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema che in visita a Istanbul il 22 novembre ha dichiarato che "un'azione militare limitata e isolata" dell'esercito turco può essere "considerata accettabile, ma deve essere concordata con le autorità irachene". "Sarebbe invece inaccettabile e pericoloso per la stessa Turchia ogni ipotesi di occupazione militare del nord dell'Iraq", ha aggiunto il ministro degli Esteri. Come dire, che la Turchia può invadere l'Iraq con la scusa di dare la caccia ai guerriglieri curdi del Pkk ma solo nell'ambito di "un'azione militare mirata". Niente occupazione, a quella ci pensano gli Usa. Resta comunque inalterata la grave minaccia del governo turco che, tenuto fuori dalla porta da Bush che aveva stretto l'alleanza con i curdi del nord Iraq contro Saddam al momento di lanciare l'aggressione, tenta adesso di entrare nel gioco dalla finestra. 28 novembre 2007 |