Le tute blu occupano la sede del comune di Bologna Dal nostro corrispondente dell'Emilia-Romagna Nel bolognese avanza la lotta di classe degli operai e dei lavoratori delle fabbriche, coinvolti, come nel resto del Paese, nella morsa della crisi dell'industria manifatturiera. Sempre più incisive forme di lotta, come occupazioni, presidi e cortei spontanei, imperversano lungo le strade e le piazze senza soluzione di continuità. A far rabbia, è il solito atteggiamento dei sindacati capitolazionisti Cisl, Uil e Ugl che a livello locale, come a livello nazionale, puntano ad isolare consapevolmente gli operai e i lavoratori più avanzati, delegittimandone le rivendicazioni e le giuste mobilitazioni a salvaguardia dei posti di lavoro e dei diritti sindacali. Lunedì 16 novembre, presso la sede del comune di Bologna, è stata portata da oltre 300 lavoratori Fiom la protesta contro il continuo boicottaggio da parte della giunta locale, con a capo il sindaco Pd, Flavio Delbono, verso la richiesta di un consiglio comunale e provinciale straordinari che coinvolga anche i lavoratori, metalmeccanici e non, iscritti alla Cgil: infatti è ormai più che evidente la spiccata propensione della giunta bolognese a favorire Cisl e Uil come i soli interlocutori sindacali. I numeri della crisi industriale nel bolognese sono inquietanti: 675 imprese in provincia che usufruiscono degli "ammortizzatori sociali", 23mila lavoratori coinvolti, oltre 48 aziende in cassa integrazione speciale. Il sindaco Delbono, d'intesa con la Cisl, ha avuto intanto la beffarda idea di istituire "un comitato di saggi", composto da manager, professori universitari ed imprenditori, a capo del Piano Strategico Metropolitano (piano comunale per fronteggiare la crisi), in cui però non vi è alcuna rappresentanza effettiva degli operai e dei pensionati. Questa è stata la fatidica goccia che ha fatto traboccare il vaso lunedì 16 novembre. Le tute blu, accerchiate dai poliziotti, si sono radunate nella piazza antistante Palazzo D'Accursio, sede del comune, scandendo slogan come "padrone maiale, per te finisce male", oppure "contro il terrorismo dei padroni". Hanno sfilato i lavoratori di Gd, Ducati, Cesab e Bonfiglioli, diretti verso il palazzo comunale. Giunti in vetta allo Scalone dei Cavalli, i lavoratori hanno contestato il segretario del Pd bolognese Andrea De Maria, ivi presente per la seduta del consiglio comunale, dicendogli a gran voce "Qui bisogna schierarsi! Quelli (in riferimento alla Cisl) non rappresentano nessuno!". La tattica della giunta bolognese si dimostra essere la solita aria fritta: nei fatti il "comitato dei saggi" voluto dal sindaco, e anche dalla presidente della provincia, Beatrice Draghetti (Pd), è la mossa politica per propugnare una falsa equidistanza nei confronti dei sindacati, quando invece sono da tempo la Cisl e la Uil ad essere privilegiate come unici interlocutori sindacali con le istituzioni locali. Intanto, il trotzkista Libero Mancuso, consigliere eletto nella lista "Sinistra per Bologna", non si è risparmiato il suo proverbiale codismo filo-padronale anche in questo grave frangente, dichiarando a proposito del Piano Strategico Metropolitano: "Non intendo delegittimare scelte di privati, anche organizzati in lobby, di esprimere il loro parere sul futuro di Bologna. Mi preoccupa se a investirli in tali compiti (ossia gestire il futuro industriale di Bologna, ndc) è chi guida istituzioni locali e regione"(Sic!). Erano decenni che nel bolognese la protesta operaia non irrompeva nei palazzi delle istituzioni borghesi e questo è il segnale che comincia a serpeggiare tra i lavoratori una risorta coscienza di classe che si indirizza in massa contro i politicanti borghesi servi dei padroni e anche truffatori del voto popolare. È sempre più evidente, altresì, che la lotta per i diritti sindacali va di pari passo con la delegittimazione delle istituzioni borghesi in camicia nera sia locali che nazionali: solo con l'astensionismo cosciente marxista-leninista è possibile dar forza in maniera risoluta alla lotta di classe e il compito del PMLI è incanalare la giusta rabbia delle masse lavoratrici e popolari nella direzione della vittoria del proletariato sulle istituzioni borghesi in camicia nera, sul governo del neoduce Berlusconi e sui sindacati capitolazionisti. 2 dicembre 2009 |