Con la trappola del libero commercio La Ue cerca di strappare agli Usa il controllo del Centroamerica Il Centroamerica è pressoché tornato a essere il "cortile di casa" dell'imperialismo americano ma l'Unione europea non demorde e cerca di conquistarsi uno spazio proprio. Nel 2007, il Costarica del presidente socialdemocratico Oscar Arias ha approvato l'accordo bilaterale con gli Usa sull'entrata in vigore del Trattato di libero commercio del Centramerica (Cafta, nella sigla inglese), l'accordo di "libero scambio" fra Stati Uniti e i paesi centramericani più la Repubblica dominicana. Il Costarica era l'ultimo che doveva ratificare l'accordo che darà il via libera formale agli accordi capestro commerciali a favore dell'imperialismo americano nella regione. L'imperialismo europeo però non ritiene la regione blindata a favore del concorrente Usa e cerca di stringere un accordo commerciale a lei favorevole. Il 18 aprile scorso in El Salvador si è concluso il terzo round di negoziati tra l'Unione europea e i paesi del Centroamerica per la firma di un Accordo di associazione (Ada) che altro non è che una sorta di Cafta allargato alla cooperazione internazionale e al dialogo politico. La Ue ha fretta di chiudere le trattative e di arrivare a chiudere la partita entro il primo semestre del 2009. Al momento lo scambio commerciale tra Ue e Centroamerica è a bassi livelli: l'importazione di merci dal Centramerica è solo lo 0,43% di quelle europee, un livello simile, lo 0,4%, a quello delle esportazioni; più della metà degli scambi commerciali fra i due partner è garantito dal Costarica. Quello che interessa la Ue è certamente lo sviluppo dei rapporti commerciali ma soprattutto mettere le mani sui settori dell'energia, acqua, telecomunicazioni, banche e nuovi combustibili. Il Centroamerica potrebbe diventare un grosso fornitore di etanolo derivato dal mais, l'alimento base delle popolazioni della regione. E in cambio di nulla, anzi con un peggioramento dovuto all'azzeramento delle facilitazioni che permettono ai paesi dell'istmo di esportare verso la Ue il 95% dei loro prodotti senza dazi doganali. Nell'Ada non c'è spazio per sconti a favore del partner più debole. Fra le precondizioni imposte dalla Ue per l'avvio del negoziato sono presenti la compatibilità dell'accordo con le regole liberiste del Wto, o provvedimenti di carattere politico come l'approvazione di un pacchetto di leggi "antiterrorismo" che tutti i parlamenti dei paesi centroamericani hanno dovuto approvare. Altra richiesta politica della Ue è il riconoscimento del Tribunale penale internazionale (Tpi); una misura che Nicaragua, El Salvador e Guatemala hanno difficoltà a accettare perché in contrasto con le rispettive costituzioni. Su questa difficoltà si è inserita la Casa Bianca che cerca di mettere una zeppa al negoziato Ada premendo sui tre paesi affinché non riconoscano il Tpi e non firmino il trattato. 18 giugno 2008 |