Unirsi su ciò che condividiamo, criticare ciò che non convidiamo nel movimento studentesco di Federico Picerni* Chiarire ciò che condividiamo e ciò che non condividiamo nel movimento studentesco, serve per rilevare gli aspetti sui quali è possibile unirsi e quelli su cui invece riteniamo importante aprire un franco e proficuo dibattito nel movimento stesso, specie in questo momento in cui ci troviamo a rilanciare la mobilitazione degli studenti contro il governo Monti della grande finanza, dell'UE e della macelleria sociale. Anzitutto, non è ancora diffusa la consapevolezza che l'istruzione serve alla classe dominante, cioè la borghesia, per trasmettere la propria cultura e formare i futuri quadri e manovali del sistema economico capitalista. Le controriforme neofasciste, aziendaliste, classiste e meritocratiche, imposte dai governi di "centro-destra" e "centro-sinistra", hanno cancellato le conquiste delle dure lotte del Sessantotto e sottomesso completamente la scuola e l'università alle esigenze economiche e culturali della borghesia. Ecco perché è fuorviante parlare del sapere come "bene comune". Un sapere che contiene unicamente idee e concezioni borghesi e che esclude e combatte la cultura del proletariato, non può essere considerato "comune". Tra l'altro non è secondario il fatto che spesso la tesi dei "beni comuni" venga impiegata a fini elettorali anche per ingannare le masse studentesche sempre più ostili alle istituzioni e ai partiti borghesi comunque denominati. Se si vuole veramente mettere l'istruzione al servizio del popolo e dare un respiro strategico alle lotte contro la scuola e l'università dei padroni, occorre puntare contro il capitalismo e i suoi governi. In quest'ottica c'è l'urgente necessità di combattere contro il governo Monti. Dobbiamo assolutamente impedirgli di realizzare il "nuovo mercato del lavoro" col conseguente scempio dell'art. 18. Con gioia rileviamo che l'iniziale illusione verso di esso sta sparendo sotto i colpi del massacro sociale, come dimostrano le contestazioni a Fornero, Profumo e persino Napolitano, ma bisogna proseguire, realizzando al più presto una grande mobilitazione nelle scuole, negli atenei e nelle piazze, unendosi a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche e antifasciste contrarie a Monti, a partire dai lavoratori, dai pensionati, dai precari e dai disoccupati. Bisogna prendere l'esempio dal movimento No Tav per quanto riguarda la continuità della lotta e l'allargamento delle alleanze. Speriamo in una grande partecipazione studentesca allo sciopero dei metalmeccanici del 9 marzo per gridare forte e chiaro: Monti vattene, Fiom in Fiat! Però non ci stancheremo mai di ripetere che bisogna liberarsi delle illusioni del riformismo, del legalitarismo e del costituzionalismo che non hanno portato a nulla, se non il rifiuto dei metodi di lotta di massa più duri e decisi e delle rivendicazioni più avanzate, soffocando la combattività che gli studenti dimostrano ad ogni stagione di lotta e accettando le "regole del gioco" imposte dal governo borghese. La continua ricerca della "concertazione" e del dialogo con le istituzioni borghesi, che finiscono per dare risultati insufficienti o non darne affatto, sacrificano tempo ed energie che potrebbero essere meglio impiegati nelle piazze, nelle scuole e negli atenei. La stessa Costituzione del '48 può essere utile se usata tatticamente ai fini delle lotte studentesche; ben altra cosa è appiattirsi su di essa e farne un simulacro, tanto più che è stata ridotta a carta straccia dalle controriforme neofasciste, presidenzialiste, federaliste e interventiste già attuate e lo sarà ancora di più da quelle che sono attualmente in ponte. Non possiamo nemmeno accettare la generale subalternità delle organizzazioni studentesche e non solo agli attuali organi collegiali, l'elettoralismo studentesco e la partecipazione alle liste studentesche di "sinistra", spesso e volentieri strumentalizzate dai partiti borghesi. La pratica ha dimostrato ampiamente che la partecipazione a questi organi, compreso il CNSU a livello nazionale, non porta a nulla salvo che illudere, fuorviare e ingabbiare le lotte studentesche. Al loro posto occorre costituire nuovi organi con poteri vincolanti nei quali i rappresentanti degli studenti, eletti e revocabili dalla loro assemblea generale, siano la maggioranza. Un obiettivo strategico necessario per strappare il controllo della scuola e dell'università e per realizzare appieno le rivendicazioni degli studenti; i progetti di "autoriforma" realizzati negli scorsi anni, per esempio, resteranno sulla carta se gli studenti non si porranno anche questo obiettivo. Ci sono però diversi punti, specialmente sulle lotte immediate, sui quali concordiamo: la lotta contro la privatizzazione e l'aziendalizzazione, più finanziamenti alla scuola e all'università pubbliche (compresi quelli per l'edilizia), trovandoli tagliando altre spese inutili per le masse popolari (spesa militare, Tav, ecc.) e interrompendo quelli alle private, difesa del diritto allo studio e del valore legale della laurea, abolizione del numero chiuso, riforma e partecipazione studentesca alla didattica. Troviamo convergenze anche sulla lotta all'autonomia scolastica e universitaria, al sistema classista dei cicli scolastici, al "3+2", ai "crediti formativi". In sintesi, c'è consenso sulla parola d'ordine per una scuola e un'università pubbliche e gratuite sulla quale è bene unirsi. Per noi però essa è monca se non comprende il governo delle studentesse e degli studenti. Sulle posizioni ideologiche e strategiche sarebbe bene aprire un confronto, che si può già sviluppare nelle lotte, nelle assemblee, nei dibattiti nelle scuole e nelle facoltà, ma ci vuole l'assemblea generale per coinvolgere appieno il movimento studentesco fino alla base, dargli forza e continuità e stabilire una linea unitaria. La frammentazione organizzativa, il separatismo delle organizzazioni studentesche, il verticismo, il leaderismo non giovano certo al movimento studentesco. Bisogna lottare per risolvere le contraddizioni ideologiche, politiche e organizzative che esistono nel movimento studentesco, intanto comunque non c'è ragione per non realizzare la massima unità sulle questioni su cui siamo d'accordo. * Responsabile per il lavoro giovanile del CC del PMLI 7 marzo 2012 |