Gambizzazione di Adinolfi "L'Unità" costretta ad ammettere l'estraneità del PMLI Claudia Fusani per due giorni di seguito ha insistito sulla "matrice marxista-leninista" dell'attentato terroristico "La gambizzazione dell'amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, è oggettivamente un atto reazionario e controrivoluzionario. Chiunque l'abbia commesso e qualsiasi motivazione venga avanzata. Esso infatti non ha nulla a che fare con la lotta di classe e con gli interessi del proletariato e delle masse popolari. Giova esclusivamente alla classe dominante borghese, al suo regime neofascista e al suo governo". Così si apriva il comunicato dell'Ufficio stampa del PMLI, dall'eloquente titolo "Gambizzazione reazionaria", inviato a tutta la stampa il 7 maggio scorso alle 15,30, a poche ore cioè dalla notizia dell'attentato di Genova. Dunque lo conoscevano anche quanti tra i giornalisti di alcuni quotidiani hanno parlato di un attentato di probabile "matrice marxista-leninista". Di sicuro lo conosceva bene la giornalista de "L'Unità" Claudia Fusani, che per ben due giorni e più di chiunque altro ha insistito con una sicurezza del tutto ingiustificata e gratuita nell'accreditare la "pista marxista-leninista", nonostante avesse già ricevuto ripetute richieste ufficiali di precisare l'estraneità del PMLI in questa vicenda, e dopo una lettera dell'Ufficio stampa del PMLI al direttore Claudio Sardo, solo il terzo giorno si è decisa a farlo nel contesto di un articolo pubblicato sul numero del 10 maggio. "Una nuova formazione terroristica a matrice prevalente marxista-leninista è entrata in azione per lanciare un nuovo progetto eversivo", scriveva infatti la Fusani sul quotidiano in edicola il giorno dopo l'attentato, quando ancora mancava una rivendicazione e le stesse autorità ufficiali non si sbilanciavano in ipotesi certe sulla matrice dell'attentato, ammettendo persino che potesse anche non essere di natura politica. Niente insomma autorizzava "L'Unità" a sposare con tanta sicumera la matrice "marxista-leninista", tant'è che poi la sua tesi è stata oltretutto clamorosamente sbugiardata quando dopo alcuni giorni è arrivata la rivendicazione a firma di un nucleo della FAI/FRI, la fantomatica Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale. Nonostante ciò, e malgrado il nostro comunicato stampa, il quotidiano vicino al PD insisteva per la penna di Claudia Fusani su una presunta "saldatura" in atto "tra le formazioni marxiste-leniniste e quelle anarchiche", e arrivava addirittura alla provocazione aperta asserendo che "in effetti una saldatura in questo senso è già stata intercettata in Val di Susa nei gruppi che hanno dato l'assalto ai cantieri No Tav", una tesi che poi sarebbe stata rilanciata velenosamente e provocatoriamente dal ministro di polizia Cancellieri. Parole troppo gravi e politicamente mirate, perciò, per essere attribuibili a un semplice eccesso di zelo o a un errore in buona fede nell'interpretazione dei fatti. Il nostro infatti è l'unico partito marxista-leninista esistente in Italia, e quindi Fusani non poteva non essere consapevole che la sua accusa del tutto generica (e oltretutto fasulla) della "matrice marxista-leninista" dell'attentato coinvolgeva e danneggiava automaticamente il PMLI. Tanto più che anche dopo la nostra protesta ufficiale, la giornalista continuava imperterrita con la stessa solfa, scrivendo sul numero del 9 maggio che "l'attentato di Genova chiama in causa molti simboli - luogo, obiettivo, modalità arma usata - troppi per non collocarlo nell'area marxista-leninista". Soltanto il 10 maggio, non potendo ignorare oltre le nostre richieste di smentita, la direzione de "L'Unità" è stata costretta a fare un passo indietro, e la Fusani, pur continuando a sostenere che la tesi prevalente sull'attentato "rinvia a formazioni terroristiche vetero-brigatiste di matrice marxista-leninista", si è decisa ad aggiungere in un inciso tra parentesi "che nulla hanno a che fare con il Pmli, il partito marxista-leninista italiano che condanna fermamente l'agguato e definisce 'reazionaria la gambizzazione'". Questa parziale rettifica, che rappresenta comunque una vittoria politica del PMLI ristabilendo la verità dei fatti, non attenua tuttavia la gravità della vergognosa campagna anti marxista-leninista condotta dal quotidiano PD per la penna infida di Claudia Fusani. Insieme al velenoso riferimento alla lotta del popolo No Tav della Val di Susa, l'attacco ai marxisti-leninisti, e quindi al PMLI, appare verosimilmente ispirato ad ambienti governativi e dei servizi segreti, nel tentativo di screditare quanti oggi in Italia lottano con le masse e tra le masse per opporsi alla politica neofascista e antipopolare del governo Monti della grande finanza, della Ue e del massacro sociale. Non a caso la ministra dell'Interno, Cancellieri, ha definito la lotta contro la Tav "la madre di tutte le preoccupazioni", alludendo evidentemente ad un collegamento dei No Tav con il terrorismo. Del resto che Claudia Fusani avesse dei collegamenti diretti con certe correnti dei servizi segreti era emerso già con la vicenda della sua emarginazione dalla redazione de "La Repubblica", prima di essere chiamata a "L'Unità" dall'ex direttrice Concita De Gregorio. Il suo nome infatti, insieme a quello del suo collega Luca Fazzo, uscì fuori come informatrice dei servizi in un'intercettazione al tempo dell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar. Fazzo fu licenziato, e finì guarda caso prima al TG5 Mediaset e poi a "Il Giornale" della famiglia Berlusconi. Fusani fu invece confinata ai servizi Internet del quotidiano diretto da Ezio Mauro, per poi approdare a quello che oggi è il principale portavoce del secondo partito che sostiene il governo Monti. 16 maggio 2012 |