Facendo perno sulle assemblee congiunte studenti-lavoratori, per nulla intimiditi dalle minacce fasciste di Berlusconi, La Russa e Cossiga Gli universitari sfidano il governo intensificando la protesta anti-Gelmini 40mila manifestanti assediano il Senato: "Noi la vostra crisi non la paghiamo", "Siete bravi solo a rubare", "Mafiosi, mafiosi", "Ritirare il decreto"! Il rinnegato Veltroni dichiara senza vergogna: "per me la formazione è una piramide fondata sul merito" Non hanno chinato la testa le studentesse e gli studenti universitari che in queste settimane hanno avuto il coraggio di alzarsi in piedi contro la finanziaria di lacrime e sangue e la controriforma Gelmini che affossano la scuola, l'università e la ricerca pubbliche. Hanno al loro fianco la stragrande maggioranza dei lavoratori degli Atenei, quasi tutti in ricercatori e dottorandi, buona parte dei docenti oltre ad un movimento di studenti medi, di insegnanti, genitori e bimbi, che nel volgere di poche settimane è diventato tanto grande da abbracciare le scuole di ogni ordine e grado in ogni angolo della penisola e che ha con un obiettivo prioritario, comune all'intero popolo italiano, affossare il decreto Gelmini che sarà approvato dal Senato nero entro il 29 ottobre. Il movimento studentesco e quello del personale docente e non della scuola e dell'università sentono che è naturale convergere, coordinare le lotte, sentono che camminando l'uno a fianco all'altro è più facile rispondere colpo sul colpo all'arroganza del neoduce Berlusconi e della sua gerarca Gelmini. Nella settimana appena trascorsa è aumentato il numero delle facoltà conquistate all'autogestione o alle occupazioni e tantissimi cortei sia di medi che di universitari si sono susseguiti nei luoghi più disparati delle città. "Convocati da chi?", chiedono stupiti i cronisti. "Dalla nostra assemblea" è quasi ovunque la risposta semplicissima e decisamente spiazzante rispetto alle velenose calunnie sparse ai quattro venti dagli sgherri del neoduce annidati nei giornali e nelle televisioni. "La vostra crisi non la paghiamo noi", "l'istruzione non si privatizza", "ritirare il decreto Gelmini" sulla scuola e la legge 133 sono i concetti chiave che echeggiano nelle aule e nelle piazze di tutta Italia. È una sfida aperta ai governanti in camicia nera che si sta arricchendo di giorno in giorno di nuove forze, come l'applauso dei ferrovieri all'occupazione della stazione Termini, efficaci metodi di lotta, come le grandi assemblee all'aperto di lotta e di studio per coinvolgere la popolazione, e nuovi contenuti, come la rivendicazione di sostituire i tagli selvaggi all'istruzione, alla ricerca e a quel che resta del cosiddetto "Stato sociale" con il taglio dei fondi alle scuole e alle università private e cattoliche, degli stipendi e privilegi da nababbo dei signori del palazzo, delle spese militari all'interno e all'estero. La misura è colma, è giunto il momento che dovete restituire al popolo affamato i soldi che gli avete rubato in tutti questi anni per fare regali ai grandi bancarottieri, ai grandi pescecani della finanza e dell'industria ed alla borghesia mafiosa, come è avvenuto ancora di recente in maniera eclatante con il fiume di denaro recapitato alla corrotta amministrazione comunale di Catania, la quale ai suoi cittadini tartassati dalle tasse e dai balzelli non garantisce neanche lo scarico dell'acqua piovana e l'illuminazione elettrica! Le minacce del neoduce, i consigli criminali di Cossiga, le balle della Gelmini Preoccupato della rabbia che monta tra le giovani generazioni per il "nero futuro" di precarietà, sfruttamento e miseria che li attende, preoccupato dello sciopero e della manifestazione indetta per il 30 ottobre e il 14 novembre ed ancor più di un eventuale sciopero generale di tutte le categorie che potrebbe realizzarsi con una partecipazione popolare oceanica a Roma se solo i vertici confederali, quelli della Cgil in testa, battessero un colpo, preoccupato insomma che il suo nero esecutivo possa prima vacillare e poi venire travolto dall'ira popolare, Berlusconi nella quotidiana conferenza stampa ha perso il consueto sorriso di plastica e mostrato il suo vero, orribile volto dittatoriale: "Voglio dare un avviso ai naviganti: non permetteremo che vengano occupate scuole e università perché l'occupazione dei posti pubblici non è un fatto di democrazia, ma di violenza nei confronti di altri studenti, delle famiglie e dello Stato", aggiungendo di avere convocato "subito il ministro dell'Interno per dargli istruzioni dettagliate su come intervenire per evitare che questo possa accadere". È evidente che si riferiva all'intervento delle "forze dell'ordine" per sgomberare e reprimere le masse in lotta come ha indirettamente confermato in un intervista l'ex-capo dei gladiatori e senatore a vita Francesco Cossiga. Il quale non ha perso occasione per concedergli alcuni premurosi consigli non proprio di dettaglio, come quello di fare precedere "la mattanza" da una tattica più raffinata da lui sperimentata negli anni '70: prima l'infiltrazione di agenti provocatori e devastatori nelle lotte universitarie e poi l'intervento di polizia e carabinieri sovrastati dal suono delle ambulanze. Il neoduce, dalla Cina, faceva finta di rimangiarsi quanto detto, allo scopo di fare abboccare all'amo i media più scandalizzati e l'opposizione di sua maestà: "mai detto e neanche pensato ad un intervento della polizia nelle scuole". Ma subito dopo ripeteva la medesima provocazione fascista in altra forma: "chi occupa compie un atto illegale", perseguibile quindi penalmente, "lo Stato deve garantire ad altri che vogliono imparare la possibilità di non essere disturbati", con un aggiunta che ha il sapore di una premonizione: "Nei cortei ci sono facinorosi che hanno il supporto dei giornali", sono dei "centri sociali" e dell' "estrema sinistra". Dopo pochi giorni le prime aggressioni di studenti a Roma e Napoli. E solo Berlusconi sa quanti sono i giovani balilla di FN, "Blocco studentesco" o consimili disposti a farsi le ossa nel regime come mazzieri o "agenti provocatori" camuffati semmai da "Centri sociali", "anarchici" o "estremisti di sinistra". Solo i vertici istituzionali, delle logge massoniche e dei servizi segreti sanno quando è giunto il momento di fare entrare in campo qualcosa di simile alle sedicenti "Brigate rosse" o i "black-bloc". Il gerarca La Russa dal canto suo confermava che il governo pensa ad un intervento delle "forze dell'ordine" "è un monito", ha grugnito: non superate il limite, guai a voi se cominciate a puntare ad abbattere il governo. Lo scopo di tutte queste minacce è geometricamente triangolare: 1) intimidire gli studenti in lotta, soprattutto i giovanissimi; 2) generare tensioni tra studenti e studenti, tra docenti e studenti, tra genitori e studenti; 3) spingere i vertici accademici a dissociarsi dalle forme di lotta più efficaci come occupazioni e autogestioni, e invitare docenti di destra e le organizzazione studentesche fascistoidi come "Azione universitaria" e "Giovani per la libertà" ad uscire dall'angolo e a sabotare o deviare la rivolta studentesca. Significativa è stata la lettera che i genitori degli studenti in lotta di Pisa hanno scritto alle "forze dell'ordine" per indurli a dissociarsi dagli eventuali ordini del Viminale, il quale dopo avere comunicato che "nel mese di ottobre, in tutt'Italia si sono tenute oltre 300 manifestazioni anti-Gelmini" e che "attualmente ci sono 150 scuole e 20 facoltà universitarie occupate o autogestite", aveva invitato i presidi e i rettori "a permettere la continuità didattica per rafforzare la prevenzione di possibili atti violenti", minacciando di denunciare i responsabili alla Magistratura. Pronta è arrivata anche la risposta sdegnata dell'ateneo di Bologna che per bocca del pro-rettore Paola Monari e del preside di Lettere Giuseppe Sassatelli escludevano del tutto il ricorso alla polizia definendo "fisiologiche" le proteste, ed aggiungendo: "Non abbiamo nessun motivo per chiamare la polizia. C'è una discussione vivace che rientra nelle dinamiche democratiche". Gli studenti romani intanto preparavano uno striscione ad hoc dal contenuto tattico per il giorno dopo: "Polizia, i diritti dei vostri figli li difendiamo noi". Alle gravissime minacce di Berlusconi, La Russa e Maroni, per completare il quadro dei mostri di governo che pensano di avere messo definitivamente il tallone di ferro sul Paese, è intervenuto il ministro Gelmini che ha voluto dare sfoggio di tutta la sua "ignoranza" quando in conferenza stampa, in piedi alla destra di Silvio Berlusconi, dava in pasto ai media l'informazione che ci sono 37 corsi universitari da tagliare subito perché con un solo alunno iscritto. Una notizia, come le altre sciorinate in Parlamento del resto, totalmente priva di fondamento, smentita persino da un inchiesta andata in onda su Canale 5 durante la trasmissione Matrix. Un imponente corteo antigovernativo sfila dalla Sapienza a Palazzo Madama, contestato l'opportunismo del Pd È in questo clima tipico solo di un regime neofascista la risposta migliore alle gravissime minacce di Berlusconi, La Russa, Maroni e Gelmini è venuta giovedì 23 ottobre, quando le studentesse e gli studenti della Sapienza di Roma hanno dato vita ad un lunghissimo ed agguerrito corteo che unitosi a quello degli studenti medi, docenti e personale Ata (ausiliario, tecnico, amministrativo), genitori e bambini ha visto la partecipazione di quarantamila manifestanti. Per nulla intimiditi dal tam-tam delle campagne mediatiche, di cui per brevità citiamo solo quella del leccapiedi Emilio Fede che dagli schermi di Tg4-Berlusconi è arrivato ad additare alla repressione singoli manifestanti che rilasciano interviste nei cortei, hanno gridato a squarciagola "mafiosi, mafiosi", "dimissioni, dimissioni", "la rovina dell'Italia siete voi" riscuotendo gli applausi a scena aperta delle persone affacciate ai balconi e persino degli automobilisti imbottigliati nel traffico. Agli studenti si sono subito uniti i precari della Sapienza oltre a numerosi ricercatori e i docenti, poi un folto corteo di insegnanti, studenti e genitori organizzato dal "coordinamento scolastico romano" è confluito anch'esso nel corteo principale. Un fiume in piena ha attraversato il centro della Capitale. Eludendo gli sbarramenti provocatori delle "forze dell'ordine" i manifestanti riuscivano, passando per i vicoli di Piazza Navona, a confluire nel cuore dei palazzi del potere e ad assediare Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. Ai sordi inquilini riuniti nell'aula "sorda e grigia" per ascoltare la raffica di menzogne del ministro della pubblica d-istruzione sulla "riforma della scuola" ed ogni sorta di calunnie nei confronti del nascente movimento, è stato recapitato il seguente inequivocabile messaggio: "Siete bravi solo a rubare", "Vergogna, vergogna", "Occupiamo pure il Senato". Anche i senatori del "centro-sinistra", che volevano presentarsi come i verginelli immacolati e i difensori dell'università pubblica, forse pensando di avere davanti persone con difetti di memoria e di udito, sono stati giustamente e duramente contestati: al grido di "buffoni, buffoni", proprio mentre Gelmini esprimeva i suoi calorosi ringraziamenti "agli autorevoli esponenti del Pd che si sono schierati al mio fianco". Veltroni d'altronde aveva appena ripetuto, a nome di tutto il Pd, la sua concezione berlusconiana della formazione, mostrando tutto il suo opportunismo di rinnegato del comunismo: "per me la formazione è una piramide fondata sul merito, l'importante è sapere la base quanto è grande". A buon intenditore... Tutti in piazza il 30 ottobre Gli universitari non mancheranno certo di scendere in piazza, al fianco di tutto il mondo della scuola, il 30 ottobre prossimo per affossare la controriforma scolastica Gelmini che assesta il colpo di grazia alla scuola pubblica già ridotta in macerie dalle precedenti riforme Berlinguer, Moratti e Fioroni. Che cancella ogni residuo spazio democratico conquistato in decenni di lotte dal movimento studentesco e ripiomba la scuola ai tempi bui del ventennio mussoliniano dove la repressione, l'ordine e la disciplina, imposti attraverso il ripristino dell'odioso voto di condotta e l'inasprimento delle sanzioni disciplinari, la faranno da padrone e penderanno come una spada di Damocle soprattutto sulla testa delle studentesse e degli studenti più combattivi e avanzati. Che completa insomma l'instaurazione della scuola classista, aziendalista, meritocratica e clericale della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista. 29 ottobre 2008 |