Contro le leggi Gelmini e 133, per la scuola e l'università pubbliche, per il rinnovo del contratto di lavoro, per interventi fiscali a favore dei lavoratori 1 milione in Piazza del Popolo La storica grandiosa manifestazione di Roma è stata promossa da Cgil-Cisl-Uil, Snals e Gilda nell'ambito del riuscito sciopero generale della scuola. L'interminabile corteo ufficiale e i cortei spontanei animati da una fiumana di studentesse e studenti, insegnanti e genitori Attiva partecipazione della delegazione nazionale del PMLI diretta da Antonella Casalini Dal nostro inviato Nell'ambito dello sciopero generale della scuola indetto da Flc-Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda contro la nera politica scolastica del governo del nuovo Mussolini Berlusconi, gli odiosi tagli alla scuola pubblica contenuti nella legge 133, il decreto legge della gerarca Gelmini sul maestro unico e il ripristino del voto condotta, per il rinnovo del contratto di lavoro e la richiesta di interventi fiscali a favore dei lavoratori, il 30 ottobre oltre 1 milione di studentesse e studenti (medi e universitari), insegnanti, genitori, personale Ata (amministrativo, tecnico, ausiliario) e migliaia di maestre e maestri con al seguito intere scolaresche che la Gelmini vorrebbe cancellare, hanno dato vita a Roma a una storica e combattiva manifestazione di popolo che al grido di: "la scuola pubblica non si tocca. No alla 133 e alla Gelmini" ha unito in unico fronte di lotta tre generazioni di manifestanti. Roma assediata dai manifestanti Fin dalle prime luci dell'alba migliaia di autobus, convogli ferroviari, navi, traghetti e auto private provenienti da ogni angolo del Paese, Isole comprese, riversano nella capitale una fiumana ininterrotta di manifestanti che in pochi minuti riempie Piazza della Repubblica (luogo del concentramento) e inonda le vie e le piazze adiacenti. I primi dati riferiscono che il 90% delle scuole, degli istituti superiori e delle facoltà sono chiusi. Mentre le adesioni allo sciopero superano abbondantemente la media del 70% a livello nazionale. Tantissime le adesioni anche dal mondo del lavoro con nutrite delegazioni di operai e lavoratori di diversi settori dell'industria, del pubblico impiego, dell'associazionismo sociale e di altre sigle sindacali tra cui Cidi, Unicobas, Fsi, Arci, Fiom e tanti altri. "Per la prima volta anche le scuole tedesche del Südtirol hanno aderito ad uno sciopero nazionale e gli insegnanti hanno mostrato solidarietà ai colleghi di lingua italiana: una cosa impensabile prima", sottolinea fra l'altro Sabine, maestra elementare di Bolzano. "Stavolta la preoccupazione è tale che ci ha spinto a fare il viaggio - aggiunge il suo collega Norbert - l'autonomia della provincia non ci tutela perché è evidente che dovremo anche noi adeguarci alle direttive di Roma e invertire la rotta seguita finora che era quella di investire molto sulle scuole". Quattro cortei La partecipazione è così massiccia e incontenibile che alle 9,35, appena 5 minuti dopo l'orario fissato per il concentramento, gli organizzatori decidono di far partire con largo anticipo il corteo sindacale che attraverso via Vittorio E. Orlando, via Barberini, via Sistina e viale della Trinità dei Monti raggiunge Piazza del Popolo. Le persone che incrocia per strada, dalle finestre dei palazzi, dai balconi, dai finestrini delle automobili, salutano e incoraggiano: "Siamo con voi". Ma non basta. Roma è letteralmente assediata. Per decine di chilometri il grande raccordo anulare è bloccato dagli autobus stracolmi di manifestanti che non riescono a muoversi; tutte le linee della metropolitana sono letteralmente prese d'assalto, gli autobus urbani sono strapieni, le stazioni ferroviarie paralizzate e un po' ovunque cominciano a formarsi cortei spontanei con decine di migliaia di manifestanti che dalla periferia marciano verso il centro città. A metà mattinata, per cercare di allentare la calca di manifestanti in Piazza della Repubblica, gli organizzatori e la questura autorizzano la formazione di altri cortei. Alla fine della giornata se ne contano almeno quattro: quello dei sindacati in piazza del Popolo, quello degli universitari aperto da due grandi striscioni "Siamo l'Onda che vi travolge"; "Siamo tutti antifascisti" che imbocca via Cavour e si conclude con l'assedio al ministero dell'Istruzione in viale Trastevere, un terzo corteo con tutti quelli che dalla Magliana tentano di raggiungere il centro della capitale e il quarto sul raccordo anulare nella periferia sud-est della città composto da quanti sono rimasti imbottigliati nell'ingorgo dei pullman e a piedi cercano di raggiungere la stazione metro di Anagnina. Fra questi i manifestanti dei 236 pullman arrivati a Roma dalla Toscana più un treno speciale da Pisa. Mentre a Roma nord un altro corteo, con le ragazze e i ragazzi del liceo Mamiani in testa, paralizza il traffico di Prati. Su via Nazionale invece prima sfilano gli studenti medi romani, con in testa il Virgilio, che vanno a protestare sotto la prefettura per gli scontri provocati il giorno prima dagli squadristi neofascisti. Vogliono sapere perché nessuno ha impedito l'ingresso in piazza Navona del camion con i bastoni e le catene utilizzati per l'aggressione. Al loro seguito anche le insegnanti di Chieti, una folta delegazione di operai con le bandiere rosse e gialle della Fiom, un altro con quelle dei chimici della Flc, studenti di Napoli e della Campania, una delegazione di Empoli. L'obiettivo per tutti è di raggiungere il palco dei sindacati in piazza del Popolo. Ma alla fine della giornata solo una minoranza potrà dire di esserci riuscita. Unità di popolo Divisi nella marcia ma uniti nella lotta: dai cortei si leva forte un'unica voce che chiede l'immediata abrogazione delle leggi 133 e Gelmini. I manifestanti lo hanno scritto a chiare lettere sugli striscioni, sui cartelli, sulle magliette, sui cappellini, sui palloni colorati e perfino sulle facce coi pastelli multicolori. Lo rilanciano e lo ripetono ininterrottamente lungo i cortei con efficaci e divertenti vignette, caricature, travestimenti, messinscena e perfino una famosa filastrocca riadattata per l'occasione che dice: "Stella stellina la notte si avvicina, la scuola traballa, l'istruzione è nella stalla" recitata dai "bambini strumentalizzati". E ancora un "giro giro tondo": "Casca il mondo, casca la Gelmini e ridono i bambini", il coro finale. In mezzo alla fiumana di manifestanti spicca lo striscione delle tute blu della Micron di Avezzano con alla testa l'operaio Franco che urla: "I soldi per le banche e le imprese li trovano sempre, per la scuola e i lavoratori mai". Mentre una maestra della primaria di Torino aggiunge: "Siamo insegnanti e conosciamo perfettamente il testo di questa legge, il ministro non ci inganna. Vogliono distruggere la scuola e tornare a quella degli anni '20". Grandi applausi vengono indirizzati a un conducente della linea 64 che ha messo in bella mostra sul cruscotto dell'autobus un ritratto della Gelmini in versione "Santa Ignoranza". "E' solo l'inizio" Questo, ripetono i manifestanti: "è solo l'inizio di una lunga lotta" scavalcando a "sinistra" gli stessi organizzatori che, come dimostrano la scelta del percorso (troppo breve per contenere tutti), e la scelta fuorviante di proporre il referendum abrogativo, condiviso e appoggiato da Rifondazione trotzkista, si sono dimostrati incapaci di dare ampio respiro alla protesta e di fatto lavorano alacremente dietro le quinte per ricondurre la lotta nel binario morto del parlamentarismo borghese. Non a caso il segretario nazionale della Cisl Bonanni che fino a pochi giorni prima della manifestazione aveva mostrato grande disponibilità al dialogo col governo, in piazza del Popolo è stato accolto da una salva di fischi e un coro assordante: "Con questa riforma noi a scuola non ci torniamo, occupiamo, occupiamo". Mentre Epifani è quasi costretto a una sorta di autocritica pubblica e ammette: "Non avevo mai visto una piazza così, forse avremmo dovuto sceglierne un'altra, ma probabilmente non c'è così grande da accogliere tutti". E quando dalla piazza più di qualche manifestante conia lo slogan: "La scuola unisce, la Cisl divide", Epifani corre in aiuto del boss suo amico Bonanni e ammonisce: "La forza di questa giornata è la nostra unità. Non dividiamoci non scambiamo la forza di questa unità per un piatto di lenticchie". Il referendum o la trattativa col governo senza un preventivo ritiro delle leggi non sono nemmeno accennati fra gli slogan urlati in corteo e questo la dice lunga sul baratro che separa la linea dei vertici sindacali e del "centro-sinistra", completamente appiattiti sulla proposta referendaria, dagli obbiettivi dei manifestanti che invece denunciano a squarcia gola: "Il sapere non è mercanzia Tremonti Gelmini vi spazzeremo via", "Berlusconi Tremonti Gelmini, della scuola pubblica assassini", "I vostri tagli alla cultura sono prove tecniche di dittatura", "Noi la crisi non la paghiamo", "No alla fondazione, sì alla formazione", "La Gelmini non la vogliamo", "Gelmini ministro d-istruzione", "Il futuro dei bambini è senza la Gelmini", "Nelle classi da 31 non impara più nessuno", "La scuola è pubblica non si tocca, la difenderemo con la lotta", "Dopo le classi differenziali mancano solo le leggi razziali", "Maestro unico? NO grazie. Tutti in piazza come un unico maestro". Scanditi al ritmo di tamburi e percussioni, di trombe e fischietti. Imponente il pezzo di corteo della Flc-Calabria che avanza al suono di tamburi. Grandi applausi all'indirizzo degli studenti dei licei artistici che innalzano due enormi fantocci di cartapesta di Berlusconi e della Gelmini caricati a bordo di carrelli del supermercato. La gioia e la soddisfazione che si legge sui volti dei manifestanti è immensa e sale alle stelle quando dal palco di piazza del Popolo gli organizzatori annunciano che "Roma è occupata da quattro cortei". Il colpo d'occhio sull'immensa distesa di bandiere rosse che avvolge piazza del Popolo punteggiata da centinaia di striscioni, cartelli, magliette, pupazzi di cartapesta, disegni e caricature contro Berlusconi e i suoi gerarchi: Tremonti, Brunetta e Gelmini, lascia veramente senza fiato. E mano a mano che giungono le notizie di altre manifestazioni, cortei e sit-in che in contemporanea si stanno svolgendo in tutto il resto del Paese, ci si rende conto che Roma è solo l'epicentro di una Grande Rivolta studentesca e popolare ben più vasta che è in atto in tutto il Paese. Di colpo la fatica accumulata in tante ore di viaggio, i sacrifici affrontati e le ore di sonno perse, svaniscono. Ci si rende conto di essere protagonisti di una grande e combattiva battaglia per l'istruzione pubblica che non ha precedenti nella storia repubblicana. Questa Grande Rivolta può e deve crescere ancora per affossare le leggi Gelmini e 133, infliggere colpi mortali al governo del neoduce Berlusconi e battersi per la scuola e l'università pubbliche, per il rinnovo del contratto di lavoro per la scuola e per interventi fiscali a favore dei lavoratori. Intanto il cielo plumbeo della mattina ha lasciato il posto a un bellissimo sole e: "Questo è solo l'inizio"! Alla fine dei comizi gli organizzatori hanno lanciato l'inno di Mameli. I compagni del PMLI, per opporsi a tale scempio, insieme ad altri manifestanti che disapprovavano, hanno risposto urlando "Sciopero, sciopero, generale", ripreso da diversi lavoratori. La partecipazione del PMLI Al corteo principale ha preso parte una Delegazione nazionale del PMLI composta da diversi militanti, simpatizzanti e amici del Partito e coraggiosamente diretta dalla compagna Antonella Casalini. Durante il comizio conclusivo in piazza del Popolo gli instancabili e generosi compagni di Napoli e di Capranica (Viterbo) si sono volontariamente offerti di diffondere il materiale di propaganda del Partito: sono stati letteralmente presi d'assalto dai manifestanti e in pochi minuti hanno diffuso un migliaio di volantini dal titolo "Contro la restaurazione della scuola di Mussolini e l'affossamento della scuola pubblica. Scuola pubblica, unitaria, gratuita e governata dalle studentesse dagli studenti", e diverse copie de "Il Bolscevico". Un simpatizzante della provincia di Bergamo ha rilasciato un'intervista a un giornale on line affermando "che sono i parlamentari che devono pagare e no noi e la scuola". "Col cuore colmo di gratitudine", i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi hanno inviato un caloroso ringraziamento ai membri della Delegazione nazionale che con grande coraggio e determinazione sono riusciti a portare le rosse bandiere del PMLI e i cartelli con le fulminanti parole d'ordine del Partito fin sotto il palco degli oratori in piazza del Popolo. Nel messaggio fra l'altro si sottolinea: "Col vostro attivo impegno politico voi siete stati protagonisti di una storica e grandiosa manifestazione politica e sindacale che ha inflitto un durissimo colpo al governo del neoduce Berlusconi e dato un potente incoraggiamento alla Grande Rivolta del movimento studentesco e popolare contro la privatizzazione dell'istruzione e per la difesa della scuola e dell'università pubbliche". 5 novembre 2008 |