Usa In galera i truffatori per i mutui subprime Inquisite oltre 400 persone Una ventina di grandi società finanziarie, che si occupano in particolare di mutui, sono al centro dell'inchiesta della magistratura americana e del Fbi avviata in seguito a una valanga di denunce, oltre 50 mila, di sospette frodi avvenute nel 2007 in una decina di Stati. Nella lista ci sono grandi banche, gestori di fondi e società immobiliari che hanno prosperato nelle speculazioni sui titoli legati ai mutui immobiliari, i cosiddetti subprime. E sotto gli occhi vergognosamente chiusi degli organi di controllo hanno ingannato i risparmiatori fino al giorno prima del crollo in borsa dei titoli, crollo che ha dato il via lo scorso anno al tonfo generalizzato delle Borse e aggravato la già latente crisi finanziaria. I primi esiti dell'inchiesta della magistratura si sono visti a partire dal mese di marzo quando sono partite le incriminazioni e iniziati gli arresti che riguardavano truffe minori; finora 283 persone sono state arrestate, di cui di cui 173 già condannate, su un totale di 406 incriminati. Il 20 giugno scorso sono stati arrestati due pezzi grossi, due ex manager della società Bear Stearns con l'accusa di frode, complotto e insider trading (l'uso illegale di informazioni per speculare sui titoli). La magistratura li accusa di avere intenzionalmente ingannato gli investitori presentando loro, fino all'aprile 2007, un quadro positivo dei loro fondi con i titoli legati ai mutui subprime mentre in privato parlavano con i colleghi delle loro preoccupazioni sui pericoli di caduta del mercato. Caduta col botto avvenuta nel giugno 2007, con una perdita per gli investitori di 1,6 miliardi di dollari. Da allora, le società finanziarie in tutto il mondo hanno effettuato svalutazioni pari a 387 miliardi di dollari complessivi relative a quel tipo di titoli. Che la situazione fosse sull'orlo della crisi e che i due lo sapessero è confermato non solo da quanto si dicevano nelle e-mail acquisite dalla magistratura ma anche dal fatto che uno aveva ritirato circa 2 milioni di dollari di suoi investimenti da uno dei fondi poco prima del crack; una mossa che gli è valsa l'accusato di insider trading. "Le frodi relative ai mutui e ai titoli collegati rappresentano una minaccia per la nostra economia, per la stabilità del mercato immobiliare e per la tranquillità di milioni di americani", ha tuonato il viceprocuratore generale, Mark Filip, sottolineando "l'impegno e la determinazione del Dipartimenti di giustizia nel combattere schemi criminali e aiutare il ripristino della stabilità e della fiducia nei mercati immobiliari e del credito". Non ha avuto nulla da dire sul fatto che solo ora la Sec, la società di controllo della Borsa americana che non ha controllato un bel nulla, ha deciso di aprire un'inchiesta. L'amministrazione americana si preoccupa solo di punire le poche "mele marce" e di dare nuova verginità al sistema degli investimenti sui titoli in Borsa, per tenere accesi gli illusori sogni di guadagni, come è nella maggior parte dei casi, e drenare i risparmi dei piccoli investitori. Un gioco nel quale si avvantaggiano soprattutto le grandi banche e società finanziarie. 9 luglio 2008 |