Documento degli stati maggiori della difesa statunitense Guerra nucleare preventiva degli Usa contro "terrorismo" e "Stati canaglia" Completata la nuova strategia militare dell'Hitler della Casa Bianca Anche se non c'è più la guerra fredda e nessuna potenza mondiale che sia in grado al momento di sfidare la sua incomparabile supremazia nucleare, l'imperialismo Usa intende mantenere intatto e in piena efficienza il suo terrificante arsenale atomico, ritenendosi libero di farne uso contro qualsiasi avversario o "minaccia" ritenuti tali, compresi i cosiddetti "Stati canaglia" o anche entità non statuali come tutto ciò che esso classifica nella categoria di "terrorismo". E a questo scopo ha iniziato da tempo una politica di "Revisione della postura nucleare" (NPR), per riorganizzare e riadattare la sua strategia e tattica militare nucleare alla nuova situazione internazionale dopo l'11 settembre e alla dottrina della "guerra preventiva". Questo è quanto emerge da un documento degli Stati maggiori riuniti della Difesa Usa del marzo 2005, a firma del gen. Myers, denominato Dottrina per le operazioni nucleari congiunte, che insieme alla Strategia militare nazionale (NMS) e alla Strategia di difesa nazionale (NDS) (cfr. "Il Bolscevico" n. 23/2005), va a completare la nuova strategia militare globale chiesta dall'Hitler della Casa Bianca al Pentagono per supportare la politica egemonica mondiale dell'imperialismo a stelle e strisce, basata sulla dottrina criminale della "guerra preventiva" e dell'"esportazione della democrazia" a suon di bombe. Il documento dei comandi militari Usa si apre infatti con la premessa che la Revisione della postura nucleare iniziata nel 2001 (la prima revisione generale delle forze nucleari dal 1994), rappresenta un cambiamento significativo nel disegnare una nuova strategia nucleare globale degli Usa, in riferimento soprattutto alle "imprevedibili condizioni di sicurezza" dell'ambiente internazionale attuale. L'imperialismo americano si arroga cioè il diritto, come precisa la premessa, di usare armi nucleari, in alternativa o in aggiunta alle armi convenzionali, tutte le volte e in qualsiasi circostanza ritenga utile per "dissuadere", "prevenire" o anche "sconfiggere rapidamente" i suoi "avversari", chiunque essi siano e dovunque operino nel mondo. Logica criminale È agghiacciante sentire come i comandi Usa teorizzino questo loro "diritto" insindacabile: "Gli Stati Uniti - ribadisce il documento - non fanno dichiarazioni esplicite sulle circostanze in base alle quali potrebbero usare armi nucleari. Mantenere l'ambiguità su quando potrebbero usare armi nucleari aiuta a suscitare dubbi nella mente dei potenziali avversari, scoraggiandoli dall'intraprendere azioni ostili. Questa calcolata ambiguità aiuta a rafforzare la deterrenza. Se gli Stati Uniti definissero chiaramente le condizioni sotto le quali potrebbero usare armi nucleari, qualcuno potrebbe dedurne altre circostanze in cui gli Usa non userebbero tali armi. Questa percezione potrebbe incrementare le occasioni di attacco da parte di leader ostili, attraverso azioni ritenute al di sotto di questa soglia". L'unico limite che il documento riconosce a questa totale discrezionalità dei comandi militari Usa è che "la decisione di impiegare armi nucleari a qualsiasi livello richiede un ordine esplicito del Presidente", in quanto "la decisione di usare armi nucleari dev'essere guidata da una visione politica oggettiva". Ma a parte questo, il documento rassicura e sottolinea che nonostante chi usi per primo le armi nucleari si esponga alla condanna mondiale, "nessuna consuetudine o legge convenzionale internazionale proibisce alle nazioni l'uso di armi nucleari nei conflitti armati". Secondo gli imperialisti Usa, la via è dunque spianata, anche sul piano legale internazionale, alla "guerra preventiva" nucleare, dal momento che non c'è scritto da nessuna parte che non si possano usare le bombe atomiche per risolvere i conflitti. E per forza, dal momento che gli Usa sono il solo paese al mondo che abbia usato la bomba atomica in un conflitto, e che sono sempre stati loro, in tutta la storia dalla fine della II guerra mondiale ad oggi, ad opporsi a qualsiasi proposta di interdizione dell'uso delle armi nucleari. L'unica regola che questi banditi si impegnano ipocritamente a rispettare (bontà loro!), è quella del "principio di proporzionalità", secondo il quale le perdite civili "non devono essere eccessive in relazione ai concreti e diretti vantaggi militari che ci si aspetta di conseguire". Perciò i comandi "hanno la responsabilità di tentare (sic!) di minimizzare i danni collaterali per quanto possibile". Ma - taglia corto e con enfasi il documento - "Le leggi dei conflitti armati non proibiscono l'uso di armi nucleari, sebbene esse siano incomparabili alle armi convenzionali e perfino alle armi di distruzione di massa in quanto a potenziale distruttivo ed effetti a lunga scadenza". Più avanti il documento illustra con l'agghiacciante pragmatismo tipico dei circoli guerrafondai Usa i vantaggi dell'uso del nucleare: "Integrare attacchi convenzionali e nucleari assicurerà l'uso più efficiente delle forze e fornirà ai leaders degli Stati Uniti una vasta gamma di opzioni offensive per fronteggiare contingenze immediate. L'integrazione delle forze convenzionali e nucleari è perciò cruciale per il successo di ogni strategia globale''. Comunque, anche se la decisione di usare l'atomica spetta ai leader politici, la richiesta di usarla spetta ai comandanti dei vari teatri di guerra, che lo decidono in base alla situazione militare sul campo per colpire "obiettivi selezionati". In questo quadro, ad esempio, nulla esclude che ordigni atomici vengano impiegati prima o poi in Iraq e Afghanistan, magari in operazioni criminali contro città ribelli come Fallujia, da ridurre a nuove Hiroshima con la scusa di distruggere "covi di terroristi". Gli "obiettivi" della guerra nucleare Usa Nel capitolo dedicato alle "operazioni nucleari di teatro" si precisa meglio contro chi è diretta questa nuova strategia nucleare: "Ci sono - dice infatti il documento degli Stati maggiori Usa - numerose organizzazioni non statuali (terroristi, criminali) e circa trenta nazioni con programmi di armi di distruzione di massa, inclusi molti Stati canaglia". E i casi in cui i comandi dei teatri di guerra possono richiedere l'autorizzazione all'impiego dell'atomica sono i più vari che si possano immaginare, praticamente tutti. Ne citiamo solo qualcuno tra i più pretestuosamente "politici", buoni per qualsiasi occasione e in ogni momento, che il documento elenca: come il caso di "un avversario che usi o intenda usare armi di distruzione di massa contro gli Usa, forze multinazionali o alleate o contro la popolazione civile", o contro "un attacco imminente con armi biologiche che solo gli effetti di armi nucleari può distruggere con sicurezza". O altri più brutalmente militari, come "per una conclusione rapida e favorevole della guerra nei termini stabiliti dagli Usa"; o, ancor più sbrigativamente, "per assicurare il successo delle operazioni militari degli Usa e delle forze multinazionali". Da notare che quando parla di uso di armi nucleari "di teatro" il documento non intende soltanto bombe atomiche tattiche, come potrebbero essere le mini-bombe nucleari di cui i mass-media hanno parlato a proposito di un loro possibile impiego in Iraq e in Afghanistan. Ma intende l'intera gamma dello spaventoso arsenale nucleare Usa, specificando che esso include: "bombe a gravità e missili Cruise lanciabili da aerei e bombardieri a lungo raggio; missili Tomahawk lanciabili da terra e da sottomarini nucleari; missili balistici lanciati da sottomarini e missili balistici intercontinentali". È chiaro insomma che l'imperialismo a stelle e strisce guidato dal criminale Bush, in affanno sul piano militare per l'inaspettata resistenza del popolo iracheno e per il crescente isolamento politico da parte dei popoli di tutto il mondo, quello americano compreso, si sta preparando a imprimere un nuovo salto di qualità alla sua banditesca strategia della "guerra preventiva", accarezzando l'opzione nucleare nell'illusione di gettare in campo l'arma risolutiva per stroncare la guerriglia irachena e minacciare quelli che lui considera "Stati canaglia", Iran, Siria e Corea del Nord, a costo anche di provocare un olocausto nucleare. E in questo ricorda ancor più sinistramente il suo predecessore Hitler, con la sua folle illusione di evitare la sconfitta della Germania nazista grazie alle "armi segrete". 1 febbraio 2006 |