L'imperialismo statunitense punta a rafforzarsi nell'area Iniziative militari Usa per mettere sotto controllo il Corno d'Africa e l'Africa Occidentale All'ammiraglio Robert Moeller, inviato ai primi di marzo al quartier generale del comando europeo (Eucom) a Stoccarda, il Pentagono ha affidato il compito di mettere in piedi il nuovo centro di comando militare dedicato all'Africa, l'Africom. L'amministrazione Bush non solo rafforza il contingente militare di occupazione in Iraq e mantiene quello in Afghanistan ma ha deciso di rafforzare la propria presenza militare anche nel continente africano e mettere sotto controllo in particolare il Corno d'Africa e l'Africa occidentale. La costituzione del comando Africom fa parte di questo progetto. La creazione di un comando unificato del Pentagono per l'Africa era stata annunciata il 6 febbraio scorso dal segretario americano alla Difesa Robert Gates in un'audizione davanti al Senato; l'intento della Casa Bianca è di avere in funzione il nuovo organismo entro il 30 settembre 2008. Dal 2002 ci sono 1.500 soldati Usa a Gibuti, nella base Camp Lemonier che il Pentagono vuole allargare da 88 a 600 ettari e che dovrebbe ospitare anche la sede centrale dell'Africom. Finora gli interventi militari in Africa erano diretti, a seconda delle situazioni, da uno dei comandi presenti in Europa, nel Pacifico o quello Centrale da cui dipende la base di Gibuti. Una divisione dei compiti che il segretario alla Difesa ha definito "una strutturazione superata, lasciata in eredità dalla Guerra Fredda". Le attuali esigenze interventiste dell'imperialismo americano sono dettate dalla "guerra infinita" al terrorismo, dal controllo delle risorse energetiche e dal contenimento dell'espansione dei concorrenti imperialisti; la Cina in particolare nel continente africano. Gli accordi militari dell'imperialismo americano con paesi africani si sono moltiplicati. Il Pentagono ha stipulato accordi militari nel Nord Africa con Marocco, Algeria e Tunisia mentre forze speciali Usa addestrano le truppe di Mauritania, Mali, Niger e Ciad. In Etiopia, secondo una recente inchiesta del New York Times, è stata dislocata una unità segreta per le operazioni speciali che è intervenuta nell'aggressione alla Somalia. Una squadra di tecnici, inviata dal comando di Napoli, ha effettuato una misurazione nel porto di Tema in Ghana nel quadro di un programma che punta a "migliorare la sicurezza marittima in tutto il golfo di Guinea". O meglio, come afferma un comunicato della marina americana: "il 15% del petrolio importato dagli Stati Uniti proviene dal golfo di Guinea, regione ricca anche di altre risorse: nostro scopo è quindi stabilire un ambiente marittimo sicuro per permettere a tali risorse di raggiungere il mercato". Sotto il controllo americano. Stessa esigenza in Nigeria, il maggior produttore petrolifero africano, dove il controllo delle multinazionali americane è messo in pericolo dalla ribellione delle popolazioni e dagli interventi della concorrente imperialista Cina. Una serie di interventi militari che saranno rafforzati dal comando unico dell'Africom che si occuperà di garantire all'imperialismo americano il controllo in particolare in aree strategiche come il Corno d'Africa, all'imboccatura del Mar Rosso, o in zone ricche di petrolio come l'Africa occidentale. 30 maggio 2007 |