Bush istituisce l'Africom Gli Usa rafforzano la loro presenza in Africa per contrastare la crescente influenza della Cina Ai primi di gennaio il governo di Algeri ha respinto la proposta degli Stati Uniti di ospitare sul suo territorio la sede del "Comando generale in Africa" (Africom) che il Pentagono sta progettando di creare nel corso del 2007. Lo ha reso noto il quotidiano algerino La Jeune Indépendant citando proprie fonti. Secondo il quotidiano, la decisione sarebbe in linea con il principio delle autorità di non ospitare forze straniere sul proprio territorio e, incassato il rifiuto dell'Algeria, gli Usa potrebbero rivolgersi al Mali o al Niger che sono già coinvolti in un programma pluriennale di aiuti militari statunitensi. Le attenzioni della Casa Bianca sono dirette in varie parti del continente africano fra le quali la zona del Golfo di Guinea dove gli Usa hanno intensificato la propria presenza anche con esercitazioni militari e dove hanno in programma di aumentare considerevolmente l'acquisto di petrolio nei prossimi anni. Un'altra zona di interesse strategico per l'imperialismo americano è il Corno d'Africa, un interesse certificato dalla massiccia presenza militare costruita nella base di Gibuti e dall'intervento diretto nell'aggressione alla Somalia dopo aver promosso l'invasione da parte dell'Etiopia; nel caso della Somalia l'intervento era giustificato con la necessità di sottrarre il paese dall'influenza di forze terroriste. La costituzione del comando Africom fa parte di questa strategia di intervento in Africa che ha lo scopo principale di contrastare la sempre maggiore influenza della Cina alla ricerca soprattutto di rifornimenti energetici. Come ha affermato Bush nel sostenere la costituzione di Africom "impegnandoci in Africa aiuteremo a ridurre le sofferenze, diminuiremo l'estremismo e forgeremo più solidi legami di amicizia con un continente sempre più strategico"; è evidente che a Bush interessa soprattutto garantire all'imperialismo americano "legami di amicizia" ovvero il controllo delle risorse e dei mercati attraverso governi "amici". La costituzione di Africom rientra nella revisione della strategia militare americana a supporto della politica interventista in Africa. Finora le operazioni delle forze armate americane sono state coordinate da cinque comandi regionali: Europa, Pacifico, Nordamerica, Sudamerica ed il Comando Centrale responsabile del Grande Medio Oriente. L'intervento in Africa era diviso fra tre comandi, quelli in Europa, quello del Pacifico e quello Centrale da cui dipende la base di Gibuti. Con Africom l'intervento dell'imperialismo americano nel continente avrà una sua centrale operativa unica. Con la scusa della necessità di combattere il terrorismo internazionale l'amministrazione americana ha messo da tempo nel mirino vari Stati come Somalia, Sudan, Congo, Sierra Leone e Liberia che rappresenterebbero "aree di forte instabilità", come sarebbe stato l'Afghanistan dei talebani, e pertanto sarebbero di facile penetrazione per i terroristi. In un recente intervento al Senato il direttore della Dia (Defence Intelligence Agency) Lowell Jacoby, ha affermato che "siamo sempre più preoccupati per le aree africane non-governate usate come santuari da terroristi e narcotrafficanti per addestrarsi e pianificare interferenze". Il compito di Africom sarà perciò quello di coordinare le attività antiterrorismo per "evitare nuovi Afghanistan", ha affermato il portavoce del Pentagono Joe Carpenter, e di "addestrare truppe di nazioni locali" con l'obiettivo di arrivare a formare il contingente di pace africano di 75 mila uomini la cui costituzione fu lanciata nel 2004 dal G8 di Savannah su proposta di Stati Uniti e Italia. Quali saranno le modalità di intervento di Africom lo possiamo già delineare dalle attività svolte dalla Combined Joint Task Force (Cjtf) americana per il Corno d'Africa che ha sede a Gibuti. Il compito della Cjtf è quello di "individuare, interrompere, e in ultima analisi sconfiggere i gruppi terroristici transnazionali che operano nella regione impedendo paradisi sicuri, supporti esterni, e assistenza materiale per le attività terroristiche". Il Cjtf ha inoltre "lo scopo di combattere il riemergere del terrorismo internazionale nell'area attraverso operazioni militari/civili e supportando operazioni di organizzazioni nongovernative, al fine di rinforzare la stabilità a lungo termine della regione", in un'area che comprende lo spazio aereo e terrestre di Etiopia, Somalia, Kenya, Sudan, Eritrea, Gibuti e Yemen. Dal 2002 il Cjtf opera nella base di Camp Lemonier, ex-caserma della legione straniera francese dove sono presenti soldati di fanteria, marines, forze della marina, dell'aviazione e dei servizi. Da Gibuti sono partiti i bombardieri per colpire il sud della Somalia alla caccia di fantomatici membri di Al Qaeda. L'ufficio stampa del Cjtf afferma che la sua missione nell'area è quella di "garantire alle Nazioni un ambiente stabile e sicuro, dove la gente abbia la libertà di scegliere. Dove l'educazione e la prosperità siano alla portata di ognuno e dove i terroristi, che con le loro idee estremiste cercano di ridurre in schiavitù le Nazioni, non possano calpestare il diritto di autodeterminazione". Un diritto che vale solo se è assoggettato agli interessi imperialisti degli Usa. 24 gennaio 2007 |