Varata la "squadra" che governerà Milano Letizia Moratti a capo di una giunta confindustrial-fascista e antipopolare Accentramento di poteri nelle mani del sindaco-neopodestà. Familismo, neofascismo e cementificazioni nel programma Redazione di Milano Il varo della nuova giunta del sindaco-neopodestà Letizia Moratti, delegittimata alle amministrative avendo ottenuto appena il 34,3% dei consensi degli elettori milanesi, è per la sua composizione, per la sua natura politica e per le sue linee programmatiche una giunta confindustrial-fascista e antipopolare. Innanzitutto, la Moratti ha concentrato nelle sue mani ancor più poteri di quanti non ne avesse il suo predecessore Gabriele Albertini, sfruttando al massimo le prerogative del neopodestà sancite dalla controriforma neofascista degli enti locali del 1993. Ella avoca a sé le deleghe strategiche al bilancio e partecipazione politica alla sicurezza, alla polizia locale, all'avvocatura, ai servizi informatici e statistici, ai rapporti istituzionali e internazionali, al demanio e agli indirizzi e le relazioni sindacali. Per prevenire che gli assessori abbiano a sostenere particolari interessi di cordata non compatibili coi suoi piani, la Thatcher di Palazzo Marino ha assunto anche le deleghe al coordinamento campagne dei singoli assessori e agli eventi e comunicazioni, abolendo gli uffici stampa degli assessorati e istituendone uno univoco. Cumulo di deleghe per la neopodestà La neopodestà tiene anche la delega al personale che intenderebbe cedere non all'assessorato al lavoro bensì al city manager, suo diretto fiduciario, che sarà l'ex PCI ala "migliorista" ed ex sindaco di Milano craxiano, oggi forzista filociellino, Piero Borghini, proveniente dalla giunta regionale di "centro-destra" capeggiata da Formigoni dov'era assessore alla casa. Per gestire tutte queste deleghe e per elaborare le strategie di giunta Moratti si avvarrà di un comitato consultivo composto da tecnici, accademici ed esperti vari fra i quali Francesco Alberoni, Gisella Borioli, Bruno Ermolli, Lanfranco Senn, Sergio Dompè, don Virginio Colmegna e Renato Ugo. Altre deleghe strategiche vanno al neopodestà vicario, confermato dalla giunta precedente, Riccardo De Corato, ras di AN, che avrà le ambitissime deleghe sulla sicurezza e sui vigili di quartiere (diventando così un vero e proprio vicesindaco-sceriffo segnatamente fascista), oltre a quelle sull'attuazione del programma e sui rapporti col consiglio comunale. "Una giunta che ha deleghe fortemente orientate alla città, con nuovi assessorati per semplificare la qualità dei servizi per i cittadini" l'ha definita Moratti, lasciando intendere, con la classica formula della "semplificazione della qualità dei servizi", che il ruolo degli assessorati sarà principalmente quello di gestire un ancor più generalizzato processo di esternalizzazioni, di privatizzazioni e di messa in appalto di altrettanti servizi pubblici e ausiliari. Compagine di fedelissimi Si nota subito che nella nuova giunta guidata dall'ex-ministro dell'Istruzione viene a mancare proprio uno specifico assessorato, sempre esistito nelle precedenti giunte, all'Educazione e Infanzia il cui ruolo viene assorbito nell'assessorato alla Famiglia, Scuola e Politiche Sociali, alla cui guida la Moratti ha piazzato la fida Mariolina Moioli, già sua collaboratrice al ministero dell'Istruzione ed eletta nella sua lista civica, e il cui ruolo sarà fondamentalmente di incentivazione economica alle famiglie prolifiche, alle scuole private (in nome della "parità scolastica"), alle Onlus che sfruttano volontari (affinché si sostituiscano ai servizi pubblici), oltre che di indirizzo per l'attuazione della controriforma scolastica Moratti e delle politiche familistiche nazionali e regionali. La Moioli non dovrà quindi preoccuparsi, con un apposito assessorato, del mantenimento e sviluppo del patrimonio pubblico delle scuole secondarie comunali perché sarà sua premura completare l'opera della loro definitiva esternalizzazione nella privatistica Fondazione Scuole Civiche mentre aumenterà la porzione di asili nido dati in appalto ai privati. Dal canto suo l'assessora sta già collaborando con l'assessore al Turismo, Marketing Territoriale e identità, il fascioleghista Massimiliano Orsatti, per introdurre, nelle scuole elementari pubbliche, lezioni facoltative di dialetto milanese per chi volesse bambini "padani" a cui inculcare, sin dalla tenera età, sentimenti di appartenenza e "purezza di stirpe", di xenofobia verso chi non è un "lumbard" doc e di becero razzismo verso gli immigrati (specie se non cattolici e mussulmani). L'assessorato al Lavoro è stato assegnato al forzista Andrea Mascaretti, amministratore unico dell'impresa edile MDT s.r.l. e della società di comunicazione Agicon s.r.l. quindi direttamente interessato al supersfruttamento del lavoro precario, che avrà il compito di promuovere l'attuazione della Legge 30 e del "Patto Milano per il Lavoro" del 2002. Sarà inoltre suo compito completare la cessione a gestori privati dei servizi formativi con tutto quello che ne consegue in termini di aumento dei costi per l'utenza e peggioramento della qualità del servizio. Confermato assessore l'Udc Gianni Verga, storico referente politico dei magnati della cementificazione (come Ligresti, Tronchetti Provera, Radice Fossati e Paolo Berlusconi) e delle banche interessate alla speculazione edilizia, che passa dall'assessorato all'Urbanistica (occupato dal forzista Carlo Masseroli) a quello alla Casa così inseguendo i nuovi interessi degli immobiliaristi che dalle "grandi opere" si stanno allargando al nuovo mercato dell'edilizia "convenzionata" privata a canone "moderato" (e non più popolare) che specula, con la complicità del Comune, sulla diffusa fame di alloggi dovuta agli stratosferici costi del metroquadro. All'assessorato Lavori pubblici e infrastrutture, deputato alla gestione di gare, contratti ed appalti relativi alle "grandi opere" di cementificazione, è andato l'ex assessore all'Educazione Bruno Simini, forzista vicino al mafioso Marcello Dell'Utri. Un altro assessore morattiano (cioè eletto nella lista civica della neopodestà e ad essa legato direttamente) è Edoardo Croci (già Direttore di ricerca allo IEFE dell'Università Bocconi) al quale la Moratti ha dato l'importante assessorato ai Trasporti, Mobilità e qualità dell'aria con il compito di predisporre l'introduzione di un pedaggio agli automobilisti in entrata a Milano, così come voluto dal precedente neopodestà, Albertini, e così come risulta piacere al presidente della Provincia, il diessino Penati, e a tutto l'Ulivo in consiglio comunale. "È necessario adottare provvedimenti energici - a volte anche impopolari - per ridurre l'inquinamento" afferma Croci mentre nessun provvedimento energico viene preso sull'esternalizzata Azienda Trasporti Milanesi SpA (e sui suoi profitti), di cui il Comune è comunque azionista di maggioranza, per un forte potenziamento e prolungamento degli orari del trasporto pubblico di superficie e sottosuolo con mezzi non inquinanti, per una rete di linee che si estendano circolarmente e non solamente a raggiera, e per tariffe e abbonamenti a costi popolari e unificati su tutta la rete provinciale (non si può sensatamente parlare di ridurre traffico e inquinamento a Milano senza partire da questi presupposti). I fascisti di AN si accaparrano due assessorati: alla Salute, con la ultraxenofoba e antiabortista Carla De Albertis, e all'Ambiente e Arredo urbano, col larussiano Maurizio Cadeo che da vicepresidente del CdA di AMSA SpA - l'ex municipalizzata della nettezza urbana - penserà innanzitutto ai profitti dell'azienda piuttosto che alla "salute e al benessere dei cittadini" e degli operai netturbini. Nella "squadra" anche elementi indagati per corruzione Tra gli assessori figurano anche personaggi coinvolti nelle indagini della magistratura per fatti di corruzione come la berlusconiana Ombretta Colli, assessore alle Periferie, implicata quand'era presidente della Provincia in scambi di favori col costruttore Marcellino Gavio che da azionista privato fu favorito nella scalata all'autostrada Milano Serravalle SpA, controllata dalla Provincia, in cambio di sovvenzioni alla campagna elettorale della Colli (l'inchiesta si è conclusa con un niente di fatto, perché i magistrati non hanno trovato proporzione tra gli immensi favori concessi da Colli e il sostegno, in fondo "modesto", ricevuto da Gavio). Troviamo anche il forzista Giovanni Terzi, assessorato Sport e Giovani, arrestato nel 1998 perché accusato di aver intascato una mazzetta da 100 milioni di lire per una corposa variante al piano regolatore quand'era assessore all'Urbanistica a Bresso. All'assessorato alla Cultura, poi, troviamo il narcisista provocatore neofascista Vittorio Sgarbi, condannato nel 1996 a 6 mesi e 10 giorni definitivi con sentenza della Pretura di Venezia per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato (per produzione di documenti falsi e assenteismo mentre era dipendente del ministero dei Beni culturali), che dopo essere stato cacciato nel 2002 dalla poltrona di sottosegretario ai Beni Culturali del governo del neoduce Berlusconi, per dissidi col ministro Urbani, ha flirtato coi leghisti e con l'Mpa siciliano e, scaricato, si è avvicinato alla "sinistra" infine trovando alle ultime politiche una candidatura nella composita lista Codacons-Dc che appoggia l'Unione di Prodi, ottenendo l'ambito assessorato dopo aver minacciato la Moratti di candidarsi a neopodestà alle amministrative contribuendo a soffiargli i voti del suo elettorato necessari per vincere senza ballottaggio. Anche la Colli si è aggiudicato l'assessorato con la stessa tattica ritorsiva: ecco uno dei più squallidi modi per "meritarsi" una poltrona nelle istituzioni borghesi! E infine non poteva mancare il nepotismo: all'assessorato ai Servizi comunali e Anagrafe troviamo Stefano Pillitteri, figlio dell'ex sindaco craxiano Paolo ma soprattutto nipote del defunto neoduce, e superinquisito e latitante di tangentopoli, Bettino Craxi. Pillitteri porta con fierezza, in bella mostra, il ritratto di zio Bettino sulla scrivania a simboleggiare "coerenza e continuità" con la Milano della corruzione. La "sinistra" borghese offre "collaborazione critica" Nonostante tutto questo alla prima seduta del Consiglio comunale l'Unione della "sinistra" borghese ha rinunciato apertamente a un, seppur formale, ruolo di "opposizione" preferendo quello di "collaborazione critica" e di congiuntura col governo del DC Prodi. Il collaborazionismo dell'Unione della "sinistra" di regime è stato apertamente auspicato dal neoduce Berlusconi, presidente del primo Consiglio in quanto consigliere più votato, ottenendo gli applausi e gli elogi da tutta la coalizione prodiana che tramite il suo ex-candidato neopodestà Bruno Ferrante si complimenta ossequiosamente per "l'equilibrio, la misura e la professionalità dimostrate" nel suo discorso. Questa giunta merita invece da subito l'opposizione politica e sociale delle masse proletarie, lavoratrici, popolari, femminili, giovanili e studentesche perché le avversa e perché risulta essere già dalle sue prime mosse il comitato d'affari della borghesia e dei suoi spregevoli interessi. 26 luglio 2006 |