Varese
(Comunicato dell'Organizzazione di Viggiù) Lavoratori in piazza. Gli sgherri del governo e del padronato tentano di boicottare la presenza del PMLI alla manifestazione. Gli operai e i sindacati difendono a spada tratta la presenza del Partito e pretendono che il cartellone del PMLI sfili nel corteo Dal corrispondente dell'Organizzazione di Viggiù del PMLI Il tempo è stato clemente e la pioggia che doveva cadere copiosa non è arrivata, in compenso sono arrivate in piazza Repubblica le bandiere rosse dei sindacati portate dai tanti operai e lavoratori che sono scesi in piazza per festeggiare il 1° Maggio a Varese. Un migliaio di lavoratori, operai, giovani, studenti, migranti e pensionati che muniti di fischietti, megafoni e campanacci hanno sfilato per le vie cittadine lanciando slogan e facendo più rumore possibile per attirare l'attenzione e per far sentire la propria voce sulle gravi condizioni economiche e lavorative che colpiscono le masse popolari di tutta la provincia. Più di sette milioni di ore di cassa integrazione ordinaria e oltre otto milioni e mezzo di ore di cassa straordinaria nei primi tre mesi del 2010, 6.800 lavoratori in mobilità (dei quali il 43% giovani sino ai 24 anni) e circa 34mila iscritti ai centri per l'impiego, queste le cifre da brivido dell'occupazione in provincia di Varese che i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil hanno scandito dal palco di piazza Podestà a conclusione del lungo corteo. Presente una delegazione dell'Organizzazione di Viggiù del PMLI giunta in forze con militanti e simpatizzanti del Partito muniti di cartellone, bandiere e volantini che sono poi stati distribuiti in buon numero al concentramento. Una presenza quella del PMLI mal digerita dalle "forze dell'ordine" che, come successo sei giorni prima alla manifestazione del 25 Aprile, hanno anche stavolta cercato di boicottare. Gli agenti in borghese della polizia appena individuati i nostri compagni tra la folla si sono avvicinati e con fare sarcastico, hanno chiesto se ricordavamo chi fossero. Certe facce non si dimenticano e con lo stesso sarcasmo usato dagli agenti i marxisti-leninisti hanno affermato che purtroppo si ricordavano chi fossero. A quel punto la solita routine, la richiesta di ispezionare il contenuto del manifesto sul cartellone cercando in un primo momento di far spostare i compagni in una zona isolata. Ferrea è stata la risposta: i marxisti-leninisti non si staccano dalle masse! Il pretesto per far scattate la mannaia della repressione poliziesca questa volta è arrivato da una frase scritta sul manifesto del 1° Maggio: Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi e il capitalismo. Dopo una prima intimidazione con minaccia di sequestro del cartellone in caso fosse stato esposto in corteo e alla seguente reazione del PMLI che mai si sarebbe fatto togliere il cartellone dalle mani, ribadendo come già fatto in passato che nella Costituzione italiana vige l'articolo 21 il quale sancisce la libertà di parola e di espressione, gli agenti hanno interpellato il questore di Varese, Marcello Cardona, non presente in piazza. L'ordine ricevuto dal questore era chiaro: i marxisti-leninisti non devono esporre le parole d'ordine che recherebbero offesa ad un'istituzione (il capo del governo Berlusconi) e potrebbero creare "disordine sociale". Sicuramente il questore da buon fedele guardiano del sistema capitalista e protettore della classe dominante borghese qual è, aveva paura che le parole d'ordine del PMLI risvegliassero la coscienza di classe e infiammassero ancor di più le lotte degli operai e dei lavoratori. Il tentativo intimidatorio della polizia non è sfuggito ai manifestanti che hanno fatto subito quadrato attorno ai compagni del PMLI e hanno preteso che il cartello venisse portato in corteo, alcuni organizzatori ed esponenti sindacali hanno fronteggiato le "forze dell'ordine" e detto esplicitamente che o il cartellone sfilava o il corteo non partiva! A quel punto gli agenti hanno dovuto cedere e permettere al PMLI di portare il cartellone nel corteo anche se "a condizione che non fosse troppo esposto". Ormai sbaragliate le resistenze di regime e supportati dagli operai che seguivano passo passo i marxisti-leninisti per stroncare eventuali rappresaglie durante il corteo, i compagni si sono immessi nel lungo serpentone e hanno sfilato senza grandi problemi. Durante tutto il tragitto la polizia ha controllato a vista la nostra delegazione piazzando uomini ai lati del nostro spezzone che per più volte hanno disturbato i compagni che a loro dire continuavano a tenere "troppo alto" il cartello. In ogni caso c'erano i manifestanti a sedare i tentativi intimidatori degli sbirri. Se l'interesse delle "forze dell'ordine" neofascista era di nascondere la presenza del PMLI hanno fatto male i loro calcoli e anzi inconsapevolmente hanno dato un notevole risalto alla sua presenza. In primo luogo, hanno attratto i lavoratori verso il Partito e la solidarietà che poi ci hanno manifestato dimostra che sia il PMLI che la sua linea politica sono ben visti dai lavoratori e da alcuni attivisti sindacali. In secondo luogo, anche i mass media per una volta tanto si sono interessati al Partito. Hanno scattato diverse foto ai nostri manifesti e il quotidiano "La Provincia" ha richiesto un'intervista al compagno Alessandro Frezza. Effettivamente l'accaduto è stato riportato sulle due testate giornalistiche locali più importanti "La Prealpina" e soprattutto "La Provincia"; quest'ultima ha scritto per intero il nome del Partito e del compagno intervistato, spiegando in maniera abbastanza precisa i motivi della controversia, anche se rimanendo un po' superficiale nel descrivere il tentativo di censura. Per quanto la borghesia e i suoi sgherri tentino di nascondere agli occhi delle masse il PMLI e la sua giusta linea politica contro il regime neofascista, il neoduce Berlusconi e il sistema capitalista, l'unità e la solidarietà dimostrata in piazza tra i lavoratori e il PMLI li condanna alla sconfitta! Appena saputo della provocazione il Segretario generale del PMLI ha immediatamente telefonato al compagno Alessandro Frezza, Responsabile dell'Organizzazione di Viggiù, per esprimergli la solidarietà militante e fraterna del Partito e sua personale. Il compagno Giovanni Scuderi si è trattenuto a lungo col suddetto compagno complimentandosi per la fierezza e la determinazione con cui ha fronteggiato gli agenti della Digos per i quali egli costituisce "un osso troppo duro". In un messaggio di solidarietà del Centro del Partito, che definisce "una invincibile bandiera del PMLI" l'Organizzazione di Viggiù, si legge tra l'altro: "Consideriamo un grande successo politico senza precedenti il fatto che Cgil e Cisl abbiano difeso concretamente il diritto del PMLI a esporre il proprio cartello durante il corteo del 1° Maggio. Un importante segnale della crescente stima che il nostro amato Partito si è conquistato tra le masse operaie, lavoratrici, popolari e giovanili". 5 maggio 2010 |