Controriforma del diritto del lavoro in Vaticano Il papa manda in pensione uomini e donne a 67 anni Niente asili nido. Previsti i precari Il nuovo diritto del lavoro per dipendenti della Città del Vaticano prevede che chi è assunto a partire dall'1 gennaio 2010 andrà in pensione non più a 65 ma a 67 anni. Una regola che vale sia per gli uomini che per le donne, a parità di ingiustizia. Per gli ecclesiastici, preti e monache, l'età del pensionamento sale da 70 a 72. La nuova normativa è compresa in una vera e propria riforma del diritto del lavoro, prevista da un "Motu proprio" firmata da Benedetto XVI lo scorso 7 luglio e destinato a riordinare il funzionamento dell'Ufficio del Lavoro della Sede apostolica (Ulsa). Il documento che è stato distribuito fra i 4.600 lavoratori laici, religiosi e ecclesiastici del Vaticano prevede incentivi alla maternità e alle famiglie numerose, dal bonus per la nascita di un figlio alla rivalutazione degli assegni per il nucleo familiare; prevede permessi speciali retribuiti "per quanti devono recarsi in paesi fuori d' Italia per svolgere pratiche di adozione". Mancano però gli asili nido. "L'interesse nei loro confronti - ha spiegato il direttore dell'Usla Bufacchi - è modesto. Le mamme che lavorano sanno come organizzarsi, con parenti o altre strutture più vicine a casa". In altre parole le mamme (ma perché solo loro?) si arrangino e usino il bonus previsto per le scuole materne. Nel nuovo diritto del lavoro in Vaticano è previsto anche il lavoro precario: "è prevista la stipula di contratti a termine per rispondere ad esigenze specifiche o circoscritte - spiegano all'Ulsa - per quanto ne sappiamo, nel caso si trasformino in attività ordinarie svolte in modo soddisfacente, il rapporto diventa a tempo indeterminato". Come dire, se fai il bravo, ti assumiamo a tempo indeterminato. 23 settembre 2009 |