Il Vaticano: "Gaza è un lager" "Gaza è un lager", una considerazione si potrebbe dire scontata a fronte della situazione di quasi un milione e mezzo di palestinesi segregati dai sionisti di Tel Aviv nella striscia di Gaza e costretti da mesi a vivere razionando energia elettrica, acqua e cibo solo perché hanno votato a larga maggioranza per un governo guidato da Hamas e dal 27 dicembre bersaglio dell'offensiva "Piombo fuso". Lo ha finanche riconosciuto il Vaticano, sollevando le proteste del boia Olmert e del suo governo che credono di poter continuare a rimanere impuniti grazie al sostegno dei governi imperialisti e della stampa compiacente. Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, in un'intervista a un quotidiano online del 7 gennaio scorso ha detto che Gaza "somiglia sempre più ad un grande campo di concentramento" in cui "popolazioni inermi" pagano "le conseguenze dell'egoismo". L'esponente del Vaticano afferma che "israeliani e palestinesi sono figli della stessa terra" e per dare un colpo al cerchio e uno alla botte aggiunge che "tutte e due le parti sono colpevoli e a pagare sono sempre le popolazioni inermi". Ma tanto è bastato a un portavoce del ministero degli Esteri di Tel Aviv, che il governo Olmert ha incaricato della replica, per accusare il cardinale di utilizzare termini della propaganda del "gruppo terroristico integralista" Hamas. Da registrare che poco prima il vescovo di Nazareth, Giacinto Boulos Marcuzzo aveva "esortato Israele a dialogare con i palestinesi, a partire da Hamas" mentre il cardinale Rodriguez Maradiaga, presidente della Caritas Internazionale aveva denunciato che "Israele non ha giustificazioni. Le argomentazioni sulla proporzionalità degli attacchi sono moralmente ripugnanti di fronte alla vita di bambini innocenti". 14 gennaio 2009 |